Si può scrivere anche senza un titolo di studio?


Questo articolo è stato scritto da una mia ospite, Sharon Vescio, con l'intento di condividere con noi una personale esperienza. Prima di tutto quindi trovate alcune note biografiche sull'autrice e a seguire le sue riflessioni. 

Vorrei presentarmi innanzitutto come persona in carne e ossa e poi come scrittrice a livello professionale, pertanto vi faccio una piccola introduzione sul primo obbiettivo.
Per iniziare vi dico che il mio nome mi contraddistingue sin da bambina, i miei genitori hanno scelto bene e non ho mai potuto lamentarmi in merito, perché vent'anni fa non era così comune come invece è diventato al giorno d'oggi e quando dichiaravo di essere Sharon, tutti i bambini mi guardavano con occhi meravigliati, invidiosi e diffidenti.
Sharon non mi appartiene solo come nome di persona, ma mi racchiude come un manto e mi segue come un'ombra, pertanto cerco sempre di non sottovalutare il potere che ne deriva.
Continuo col dire che il mio nome si è associato sin dall'infanzia alla parola scrittura; probabilmente nel momento stesso in cui ho imparato a distinguere le lettere dell'alfabeto e a metterle in modo che formassero una frase, tutto mi è stato chiaro.

Il dono poi è stato una conseguenza, quando la mia mente ha iniziato ha creare scenari che nessun'altro poteva vedere, personaggi invisibili che mi accompagnano ancora oggi; anche mentre sto scrivendo questa biografia, loro sono al mio fianco, in silenzio, muti come se non avessero la lingua, ma presenti con costanza, quasi a voler giudicare il mio testo, ma non me curo e andrò avanti nella spiegazione della mia persona, abituata a guardare ciò non esiste realmente.

Non vi farò perdere tempo citando tutti i grandi e medi autori che hanno influenzato il mio stile narrativo e nemmeno che cosa ho imparato da loro, ma passerò direttamente alla parte in cui ho compreso veramente quello che volevo comunicare nei miei romanzi e così ho scritto per essere letta e non più per me stessa.

Un cammino non facile lo ammetto, ma non impossibile, con la giusta tenacia e con la forza di volontà si possono fare miracoli e quindi tutto il percorso fin ora mi ha condotta proprio qui, su questa pagina, in questo blog, ospitata da Maria Teresa che devo ringraziare per la gentilezza con cui si è approcciata a me e alla mia passione.

Per ultimo, ma non meno importante, non scrivo perché ho qualcosa da dire, ma perché ho voglia di dire qualcosa e lo faccio principalmente sul mio blog My Blog Scrittrice.

Si può scrivere anche senza un titolo di studio?

Questo è un argomento molto spinoso per la maggior parte delle persone che per un motivo o per un altro non hanno potuto conseguire un diploma o una laurea.
Una discussione che tratterò in modo personale per abbattere uno stereotipo nato con l'intento di dividere in due gruppi le persone e racchiuderle in un determinato ambito. Da una parte troviamo le persone istruite con i loro pezzi di carta in mano, dall'altra invece quelle senza titolo di studio.

Per la società un laureato vale più di chi ha la terza media, lo posso anche capire, sul serio, una buona istruzione sicuramente apre porte nella vita inaccessibili facilmente al secondo gruppo di persone, ma attenzione, ho detto facilmente. Credo che volere sia potere, anche se per chi non ha la strada spianata il percorso sarà sicuramente molto più difficoltoso e tortuoso.

Capisco questo bisogno di differenziare le persone in base alla loro istruzione, lo capisco fin troppo bene, appartengo al gruppo senza titolo di studio e ammetto che è il mio tallone di Achille, posso immaginare che anche per molti di voi sia un difetto penalizzante.

Purtroppo l'unico modo per superare questo blocco è di credersi all'altezza e uguali ai colleghi sapientoni. Non voglio certo screditare nessuno, ma si sa bene che a volte la loro convinzione di superiorità è palese e traspare da ogni singola parola che pronunciano.

In passato mi è capito di sentirmi dire che non avrei potuto inseguire il mio sogno di diventare una scrittrice perché senza la giusta formazione non potevo ritenermi equiparabile a chi invece aveva studiato, affrontando un percorso e facendo dei sacrifici. I sacrifici però li ho fatti anch'io, non come gli studiosi, ovvio. Ma per imparare la metà di quello che a loro è stato insegnato da persone competenti, ho dovuto piangere lacrime di sangue e scalare una montagna con appigli scivolosi, tutto rigorosamente da sola. Sono due tipi di sacrifici differenti, ma non per questo uno o l'altro hanno meno valore per l'interessato, bisognerebbe innanzitutto avere rispetto per il prossimo, perché nessuno è migliore di un altro.

L'ultimo episodio riguardante questo argomento è incentrato su dei commenti a un articolo che avevo pubblicato sul mio blog, di una persona che ha accampato pretese e offese senza un valido motivo.
Le sue ragioni non avevano una base solida e le offese per la mia incompetenza nei riguardi dei miei progetti, dichiarati non accessibili alla mia persona perché non ho titolo di studio, mi hanno molto ferita, so bene che non bisognerebbe prestare attenzione alle malelingue e so ancor meglio che le critiche servono a crescere individualmente. In ogni caso la sua esplicita allusione mi ha dato molto da pensare e così ho voluto condividere con voi questa esperienza, per capire se sono l'unica a trovarsi in questa scomoda posizione, o se qualcuno è sulla mia stessa lunghezza d'onda.

Tra l'altro offendere uno scrittore o un blogger solo perché non ha titolo di studio, credo che sia una cosa meschina, perché il sapere si può apprendere in molti modi, così come lo stile narrativo di ognuno è diverso in base al proprio vissuto ed idee, quindi evitiamo di giudicare ignoranti le persone che appartengo al secondo gruppo.

Raggiungere un obbiettivo o un sogno ci rende tutti allo stesso livello e la gelosia non è certo un modo corretto per mettersi in mostra, al contrario, dichiara un'insicurezza interiore palesemente discutibile.

Credo quindi che non bisogna per forza possedere un titolo di studio, quale esso sia, per diventare uno scrittore. Ovviamente una mente che ha appreso un'istruzione elevata sarà in grado di creare un buon testo, ma attenzione, ho detto testo, non racconto. Conoscere la grammatica non vuol dire essere in grado di scrivere una storia e sapere raccontare non vuol dire conoscere la grammatica. Sono due cose completamente diverse, ma in netta coesistenza tra loro.

Scrivere vuol dire avere idee, poi bisogna anche avere l'accortezza di appuntarle nel miglior lessico possibile, ma questa non è una regola precisa ed è nella maggior parte dei casi a discrezione dell'autore. A essere onesta, credo che bisognerebbe prima di tutto scrivere per amor delle storie e poi imparare a raccontare per amor di chi leggerà.

Credevo e credo tutt'ora nei miei sogni e proprio in essi ho trovato la volontà di non farmi screditare da lingue maligne. Nessuno scrittore parla di questo argomento, forse perché a rendersi conto di non conoscere la grammatica o di non avere un titolo di studio appropriato, viene il dubbio di star sbagliando professione, o forse per la sola vergogna che scaturisce da una simile realtà.

Per imparare basta avere la volontà di farlo, internet ci mette a disposizione molti strumenti, non serve necessariamente riprendere gli studi. A volte, superata una certa età, soprattutto se si ha un lavoro e una famiglia diventa complicato gestire tutti gli impegni, quindi abbiate amore per la scrittura e abbiate buon senso di migliorare voi stessi, con qualunque mezzo preferite, ma non cadete nell'errore di smettere di coltivare la vostra passione perché non vi sentite all'altezza, oppure perché credete di non poter raggiungere i vostri obbiettivi.

Avere un sogno comporta molti sacrifici, ma se smettete di crederci, sarà allora e solo allora che i sogni moriranno.

Sharon Vescio

Commenti

  1. Piacere di conoscerti Sharon. Anche io porto con me un nome un po' insolito all'epoca in cui mi è stato dato: Nadia. Per molto tempo sono stata la sola a chiamarmi così e come te è un nome che mi piace molto e rappresenta. Mi trovo sulla stessa lunghezza d'onda per il discorso successivo. Amo scrivere e mi sto impegnando da un po' di tempo per farlo al meglio, nonostante non abbia titoli altisonanti da mostrare. Sono una semplicissima diplomata maestra elementare che nella vita fa la mamma e la casalinga, quindi con un livello di cultura non elevato.
    Ho sempre guardato con ammirazione chi ha invece portato avanti il suo percorso di studi e conseguito una laurea, soprattutto considerando i sacrifici a cui si è sottoposta. Ammetto che il livello culturale, lessicale e formativo è ineguagliabile, quindi per lo più ascolto e imparo.
    Di mio posso solo dire che non farò mai il passo più lungo della gamba, conosco i miei limiti e nonostante stia lavorando per migliorarli continuerò a usare le mie caratteristiche di scrittura. A parer mio si scrive in due modi: di tecnica e di cuore, imparerò la tecnica ma il cuore non smetterò di metterlo mai.

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    1. Ciao Nadia, è un piacere conoscerti e apprendere un così bel nome, che tra l'altro porta anche mia zia. Come hai detto tu, anni fa non era così consono, oggi invece è più facile sentirlo nominare.
      Io comprendo i sacrifici che derivano dall'intraprendere una carriera scolastica e rispetto questa decisione, ma purtroppo nella vita, non tutto è possibile e per chi non ha potuto studiare, non vuol dire che non possa fare in egual modo tutto ciò che desidera.
      Da anni sono diventata un'auto didatta e studio per conto mio, senza nessuno che possa dirmi se faccio giusto o sbagliato e sono soddisfatta lo stesso dei progressi che ho fatto.
      La prima persona che si accorse del mio " talento " fu la mia maestra delle elementari, una grande donna, che mi ha insegnato a vivere di sogni e a non smettere mai di crederci, le devo molto, ad oggi la sua persona mi accompagna in molte scelte che faccio.
      Anche lei, come te, non aveva particolati diplomi o lauree, eppure mi ha insegnato molto di più di molti professori alle superiori.
      Quindi il concetto è sempre relativo, credo che con la giusta costanza si possa fare tutto.
      Bisogna crederci, perché con la forza del cuore si può fare tutto.
      Grazie per aver espresso il tuo parere, è sempre bello potersi confrontare.
      A presto.
      Sharon.

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  2. Ciao Sharon,sono pienamente d'accordo con te,sul fatto che non per forza bisogna studiare o avere un titolo di studio per poter scrivere,o poter comunque fare altro che riguarda l'arte.Scrittura,pittura,fotografia,scultura,musica....tutte cose che richiedono fantasia, originalità,ma non per forza uno studio.Mi capita alle volte di vedere qualcosa di straordinario,ma che non mi suscita emozioni.Questo perché lo studio e le teorie allegate alle regole da seguire,secondo me,rubano quel qualcosa in più,qualcosa che comunque devi avere dentro.Anche la passione non deve mancare.Mi viene in mente per esempio anche il canto...C'è chi canta a meraviglia,ma poi in cuor mio mi dico:"si va bhe,ha fatto il compitino"'.Qualche regola ci vuole,ma io sono d'accordo nel seguire anche il proprio istinto,altrimenti saremmo tutti uguali.

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    1. Ciao Antonella, grazie per aver espresso il tuo parere in merito a questo delicato argomento.
      Trovo inoltre offensivo il comportamento di studiosi nei riguardi di chi invece non ha conseguito un diploma o laurea, come dici tu, l'originalità è un dono, la fantasia anche e per quanto un testo possa essere scritto in maniera impeccabile, se non riesce a comunicare delle emozioni, allora esso vale davvero poco.
      Sono diventata un'auto didatta e cerco sempre di accompagnare il dono che possiedo, con accorgimenti e tecniche che mi permettano di migliorarmi a livello personale.
      Poi ovvio non si può piacere a tutti, ma fintanto che ci metto il cuore, per me è già una grande vittoria.
      Una bella conoscenza, grazie ancora, a presto.
      Sharon.

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  3. Ciao Sharon sono pienamente d'accordo con te sul fatto che non per forza bisogna avere un titolo di studio per poter scrivere,o comunque poter fare qualcosa nell'ambito dell'arte.Musica,fotografia,pittura,scrittura, sono tutte arti che ,va bene seguire qualche regola o studio,ma poi uno ci deve metter pur qualcosa di suo,passione ed originalità la devono far da padrone.Altrimenti si rischia di fare il compitino ed inoltre non si trasmette nulla a chi è esterno. Quante volte ho letto un libro ,sentito qualcuno cantare o altro e mi sono detta"caspita,molto bravo!''ma poi?senza emozioni l'arte va persa....

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    1. Ciao Sharon, io ho il nome di punta degli anni 80, ma mi rappresenta alla perfezione. :)

      Secondo me lo studio è fondamentale per qualunque disciplina si decida di intraprendere, ma ciò non significa che l'istruzione debba essere formalizzata. Quindi ti do ragione, il titolo non è fondamentale. Lo è invece lavorare e darsi da fare per acquisire delle competenze che consentano non solo di scrivere un testo, ma anche di gestire le emozioni. La scrittura richiede un impegno personale immenso, non è solo tecnica, ma anche crescita. Un testo comunica anche ciò che non si dice.

      Per esempio, sai cosa mi arriva dalle tue parole?

      Ancora tanta insicurezza. Le tue parole tremano. La mente cerca di screditare le opinioni del rivale, accampa giustificazioni, ma ancora non dimostra nulla. Dimmi se sbaglio, ma è come se ti vergognassi di non aver studiato, come se ti sentissi in colpa. Con il tuo testo, sembra che tu voglia convincere te stessa, più che noi. Ma non essere fragile. Sei brava. Lavora su di te per non avere più dubbi. :)

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    2. Ciao Antonella, grazie per aver condiviso il tuo parere in merito a questo delicato argomento, è un piacere conoscerti.
      Tra l'altro trovo offensivo il comportamento di alcuni studiosi nei confronti di chi non ha un titolo di studio, anche perché come hai detto tu, l'originalità è un dono, così come la fantasia e senza di essa, anche se il testo è scritto in modo impeccabile a livello lessicale e grammaticale, ma non trasmette emozioni, allora vale davvero poco.
      Grazie ancora, a presto.
      Sharon

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    3. Ciao Chiara, è un piacere conoscerti e ho apprezzo molto il tuo commento, in poche parole forse sei riuscita a dire quello che per me non è semplice.
      In colpa di non essere andata avanti con gli studi?
      Si, perché ero portata e brava, ma la vita non mi ha permesso di farlo, per molti motivi, il principale è stato la voglia di essere indipendente e quindi studiare non me lo avrebbe permesso nel breve tempo possibile.
      Insicura? Costantemente, di non essere altezza di ciò che avrei potuto essere o fare, se solo mi fossi diplomata, a volte mi sento incastrata nella mia stessa ignoranza.
      C'è però da dire che sono diventata un'auto didatta e quindi ho imparato a studiare da sola, capisco che non si possa paragonare ad un vero e proprio percorso formativo, ma certo di trarre il meglio da quello posso avere.
      Il mio cammino è ancora lungo, ho molto da comprendere prima di potermi ritenere pienamente soddisfatta, ma ho sempre avuto la tenacia dalla mia parte e quindi non mi abbatto, vado avanti, arriverà un giorno in cui potrò sentirmi in pace con me stessa.
      Grazie ancora del commento, è stato costruttivo e illuminante, a presto.
      Sharon,

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    4. Ciao Sharon, sono felice di esserti stata utile. :)

      Ho questa mania di "sentire le energie" dei testi e delle persone che mi impedisce di stare zitta, pur nella consapevolezza che a volte faccio incavolare le persone. Non tutti vogliono o sono in grado di guardarsi dentro. Molti preferiscono sedersi sugli allori, e pace.

      Per quel che riguarda il titolo di studio, posso dirti che non è un punto di arrivo. Esistono tanti laureati che si fermano lì, e rinunciano a evolvere. Inoltre, non sempre aiuta a lavorare. Il mio corso di laurea in lettere con specializzazione nella comunicazione mediale è stato solo la tappa di un percorso iniziato tempo prima con la mia passione per la scrittura e culminato in un lavoro di editor che, però, è venuto fuori molto tempo dopo. Da lì nasce solo una piccola parte di ciò che sono e di ciò che so.

      Se ti va contattami (sul mio blog ci sono tutti i recapiti) così possiamo parlarne ancora. :)

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    5. Grazie davvero Chiara, credo che per migliorarsi sia d'obbligo farsi qualche esame di coscienza e sono sempre dell'idea che non c'è mai fine al sapere. Amo la conoscenza e ho sempre voglia di imparare, per quanto mi sia possibile e il tuo commento precedente mi ha insegnato che non è possibile citare un argomento se non si ha fermezza nel farlo, mi sarà d'aiuto per la prossima volta, quindi ancora grazie.
      Certamente che mi fa piacere approfondire la conversazione, ci sentiamo allora su Facecook, grazie della disponibilità.
      A presto.
      Sharon

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  4. Ciao Sharon, ho letto con vivo interesse il tuo articolo, compreso di sfogo letterario, e devo dire che hai esposto molto bene le tue difese di scrittrice.

    Vorrei aggiungere qualcosa sia per incoraggiarti e sia per esprimere la mia opinione sui titoli di studio di uno scrittore/trice.

    Per incoraggiarti, Sharon, voglio citarti le parole di un mio amico che nel suo insegnare diceva: " Se quando inizi un cammino lungo la strada ti fermi ad ascoltare o a osservare 'tutti i cani che abbaiano, cercando anche di calmarli e di convincerli a non abbaiare più, pensando che sia la cosa migliore da fare, allora ti renderai conto da te stesso/a che non arriverai mai alla tua meta, o ci arriverai in un tempo che non ti permetterà di ottenere quella che era la meta del tuo viaggio' ". Il senso delle sue parole era questo. I "cani che abbaiano" senza volere disprezzare nessuno, è solo un linguaggio figurato per dire con una certa schiettezza e concretezza che in questo modo si comportano tutti coloro che volutamente ti distraggono o ti disturbano o ti fanno perdere tempo in altre maniere, a volte con la critica feroce e offensiva o in altri modi. E il loro fine, volontario o no, diventa quello di "bloccarti nel cammino del tuo viaggio letterario" applicato a te in questo caso, o a ognuno di noi scrittori/trici quando ci capita.

    Ecco il rimedio: ignora tutti i "disturbatori della tua quiete letteraria" e continua il tuo cammino in pace e con serenità. Non conta quello che loro dicono o fanno, ma conta esclusivamente quello che tu dici e fai in campo letterario. Vai avanti dritta nel tuo cammino narrativo e all'abbaiare di disturbatori, a destra o a sinistra della tua strada, non ti girare mai. ma tieni lo sguardo rivolto sempre in avanti fisso verso la meta da raggiungere.

    Poi volevo ancora aggiungere che non ti devi fare irretire a tal punto da perdere la concretezza e la tua obiettività, che ti induce a fare lotte per argomentazioni che non sono utili a nessuno e che poi ti fanno solo perdere tempo e ti mettono di animo amaro. Voglio dire che "non si devono fare discussioni su chi ha una laurea o altro titolo di studio e su chi non ce l'ha", anche queste sono solo perdite di tempo e basta. Però bisogna accettare i meriti, perché questo è giusto. E se chi scrive è un giornalista o un laureato ben venga, ma se chi scrive ha solo la terza media o meno ben venga anche lui/lei. La questione non è sui titoli di studio ma su come si scrive. Ci sono laureati che non saranno mai scrittori e laureati che fanno gli scrittori e lo sono con merito. Ci sono scrittori che hanno pochi anni di studi e sono bravi scrittori, e il discorso potrebbe continuare. Perché fare lo scrittore/trice non è mai sol una questione di cultura o di studi fatti, anche se questo può dare un certo vantaggio, ma vi sono implicati molti altri fattori, e tu ne hai citato giustamente alcuni, e ci fermiamo qui. Per questo le malelingue di solito sono poco competenti in materia e mirano a offendere l'attitudine pacifica e soddisfatta di chi scrive, per farlo/a smettere o bloccarlo nello scrivere. Non permettere che ciò avvenga e ignora tutti i disturbatori della tua quiete letteraria.

    Continua il tuo cammino letterario con serenità, e i cani che abbaiano lasciali abbaiare e non dargli retta. Chi si comporta in questo modo che sia istruito o meno, e disturba una scrittrice come te in questa maniera, descritta da te, ha un comportamento poco corretto, e non merita nessuna attenzione.

    Comunque sia, nel caso tu abbia qualche dubbio di giusta scrittura, di qualsiasi genere, io ti posso dare una mano, lo faccio gratuitamente. Se Maria Teresa me lo permette ti lascio la mia e mail: art57gior28fi5@gmail.com.

    Ti auguro buona scrittura. Ti saluto. Pietro.

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    1. Ciao Pietro, è un piacere conoscerti, anche se forse avevamo già avuto modo di parlare, se non sbaglio, comunque ti ringrazio per il commento.
      Trovo il tuo consiglio perfettamente consono alla mia situazione, dovrei imparare a non ascoltare gli altri, ma forse mi viene spontaneo, perché in fin dei conti non avere un titolo di studio mi penalizza in seno alla società.
      Proverò a darti retta e il tuo insegnante deve essere un grande uomo per citare simile parole.
      Grazie ancora per l'incoraggiamento, a presto.
      Sharon

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  5. Lo studio comporta una verifica e un esame con il quale ci si misura e ci si rende conto della nostra effettiva preparazione. Purtroppo non possiamo essere giudici onesti di noi stessi.
    Chi non ha potuto studiare pur avendone i numeri trova da sè una strada che possa accompagnarlo dove desidera andare, con pazienza e abnegazione, come richiede lo studio istituzionalizzato, superiore e universitario.
    Ma la verità è che c'è un momento in cui quella "vecchia" passione per lo studio, che non abbiamo potuto accontentare, torni. E la notizia è che si puo' sempre cominciare a studiare, e ottenere il proprio agognato titolo di studio, a qualunque età.
    Ti auguro di trovare presto le risorse e la forza di farlo, perché la differenza si coglie

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    1. Ciao Elena, è un piacere conoscerti e grazie per il commento, lo apprezzo molto.
      Hai detto una cosa giustissima, che un vecchio desiderio torna sempre a galla, nel mio caso non mi ha mai abbandonata del tutto e questa cosa mi penalizza a livello personale.
      Magari un giorno riprenderò gli studi, per adesso sono un'auto didatta e cerco di apprendere quanto più mi sia possibile su qualsiasi argomento, ma nella vita non si può mai dare per scontato nulla.
      A presto.
      Sharon

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  6. Cara Sharon, la cultura non ha bisogno di essere certificata da un foglio di carta. Credo che si possa approfondire il proprio bagaglio culturale in diversi modi, letture, studio, internet. Non lasciarti scoraggiare dai vari soloni del web e vai avanti^_^

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    1. Ciao Rosalia, grazie dell'incoraggiamento e per la partecipazione.
      Approvo il tuo pensiero e hai ragione, a volte non bisognerebbe dare peso a certe male lingue.
      A presto,
      Sharon

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  7. Sono d'accordo con tutte le conclusioni del post. Anche io tempo fa pensavo che una laurea significasse qualcosa, che rendesse una persona in qualche modo superiore. Ma pian piano ho aperto gli occhi: non serve un particolare talento né una grande intelligenza per laurearsi, mentre dall'altra parte non tutte le persone intelligenti e talentuose lo sono. Insomma, il fatto che Sara Tommasi è laureata e Piero Angela no dimostra proprio questo :D !

    Comunque sia, aggiungerei anche che una preparazione teorica, che sia accademica o no, è utile solo in maniera relativa. Per esempio, quando ho cominciato io a scrivere lo facevo in libertà, senza conoscere nessuna regola: ovviamente i miei primi esperimenti erano degli obbrobri. Ma quando ho fatto un passo ulteriore e imparato le basi tecniche, non è che sono migliorato poi di tanto.

    Se adesso scrivo in maniera decente è merito non solo della teoria che ho studiato, ma anche - anzi, direi soprattutto - della pratica continua, degli errori, delle critiche ricevute che mi hanno fatto crescere. E soprattutto grazie al fatto di non essermi mai arreso, di aver sempre continuato a scrivere e a migliorare, nonostante le ansie, la paura di non essere all'altezza e tanti momenti di sconforto.

    Penso perciò che uno può avere tutte le lauree e i titoli del mondo, ma se non si mette a lavorare con costanza secondo me è difficile diventare uno scrittore. Lo si sottolinea molto poco, spesso, ma per quanto mi riguarda la pratica in questo mestiere è importante quanto la teoria, e forse anche di più. Ma, ovvio, questa è solo una mia idea ^_^ .

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    1. Ciao Mattia, grazie della partecipazione.
      Hai sollevato un altro argomento correlato, nel senso che è vero, se non si coltiva questa passione non si possono raggiungere obbiettivi.
      La pratica insegna molto, anch'io ho imparato dagli errori che ho fatto, poi ovvio che una preparazione basilare va appresa tramite testi scolastici, però si può benissimo studiare per conto proprio.
      La tenacia d'altra parte è la chiave per arrivare dove si vuole, bisogna aver fiducia e credere nei propri sogni, sempre!
      A presto.
      Sharon

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  8. L'istruzione può aiutare a scrivere meglio, ma questo è soltanto uno degli elementi che compongono la competenza di un autore. Il resto è personale, viene dalla sua interiorità e viene espresso in modi che si possono acquisire anche lontano dai banchi di scuola. Come molti hanno detto con altre parole, chi aggredisce è spesso il più debole. Meglio proseguire serenamente, lasciandolo lì ad... abbaiare. ;)

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    1. Ciao Grazia, apprezzo il tuo incoraggiamento, fa sempre piacere trovare qualcuno con idee simili e potersi confrontare.
      Queste male lingue saranno anche deboli, ma molto fastidiosi sinceramente, però hai ragione, il dono lo si possiede dalla nascita, lo si può coltivare e migliorare, ma non si può apprendere o rubare, in nessun modo.
      Grazie ancora e a presto.
      Sharon

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  9. Ciao Sharon,
    è stato un piacere leggerti.
    Dalle mie parti (sono napoletano) di dice (italianizzato)"la castagna fradicia ha fatto il lesso". Nel senso che nonostante fosse avariata è riuscita buona, ha dato dei buoni risultati. E' come dire anche "non si è profeti in patria" perché sei conosciuto come incompetente o incapace per mancanza di una storia adeguata alla tua passione.
    Mi sono riconosciuto pienamente nel tuo articolo e ti dico d'aver sopportato sguardi di sbieco e commenti a mezza voce per la mancanza di titoli per scrivere e pubblicare una mia storia.
    Solo chi come me (e forse noi) non avendo un titolo di cui fregiarsi può sapere quanto fatica c'è dietro ad uno scritto ed un semplice errore viene acclamato come incompetenza e incapacità di scrivere una storia proprio per la mancanza del titolo, senza però costatare che titolati specifici li commettono allo stesso modo.
    La scrittura è la mia passione e faccio molta fatica ad immaginare di non poterla esercitare. Non mi reputo uno scrittore ma solo un raccontastorie, e come tale percorrerò la mia strada fino in fondo nel raccontare le mie storie.
    Grazie
    Rosario

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    1. Ciao Rosario, è bello trovare un collega nella mia stessa situazione, a volte, purtroppo, l'ignoranza regna sovrana. Comprendo il tuo amore per questa passione, ad essere onesta, nemmeno io mi vedrei altrimenti. Ti ringrazio per questo bel commento.
      Bisogna sempre credere nei propri sogni, perché è quando si smette di farlo, che essi muoiono.
      Questa frase è nata direttamente dal cuore.
      Grazie ancora e a presto.
      Sharo

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  10. Ciao Sharon, hanno detto già tutto gli altri che mi sembra superfluo commentare, ma voglio ingrossare le fila di quelli che rispondono a tono alle malelingue. Per scrivere non è necessaria una laurea. Erri De Luca non è laureato, ma ha studiato da autodidatta diverse lingue, pure l'ebraico antico. Fabio Volo (e lo so che molti si scalderanno alla citazione, ma signori miei lui scrive e vende libri, questo è il mercato) ha solo la licenza media, non la maturità. Agatha Christie non frequentò alcuna scuola, sua madre le fece da istitutrice. Eugenio Montale, Premio Nobel per la letteratura era un semplice ragioniere, autodidatta grazie alle biblioteche. Angelo Rizzoli e Arnoldo Mondadori non erano laureati. E questi sono solo quelli che mi vengono in mente nell'immediato, ma in rete è pieno di esempi. Esistono anche ahimè parecchi personaggi che dimostrano il contrario, ovvero che una laurea non è sufficiente per conoscere il congiuntivo corretto. E lì basterebbe farsi un giro tra i nostri politici. Conosco ingegneri che ancora non hanno capito la differenza tra "apposto" e "a posto" e scrivono "un'intervento". E tutto questo lo scrivo da laureata (breve, perché poi ho iniziato a lavorare e non c'è più stato tempo per la magistralis, e oramai mi sarebbe inutile a fini lavorativi). Ci sarebbe poi anche da ragionare sul fatto che in Italia la meritocrazia è in forte crisi e non tutte le lauree sono ottenute sputando sangue sui libri. Quindi Sharon togliti ogni dubbio dalla testa e continua a studiare, scrivere, studiare e scrivere. La prossima volta rispondi con forza alle offese (se è il tuo blog, hai anche il diritto di moderare la conversazione e cancellare i commenti, ricorda!) e vai avanti dritta verso il tuo obiettivo! Un abbraccio :)

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    1. Ciao Barbara, grazie mille per l'incoraggiamento, fa sempre piacere trovare qualcuno con idee affini.
      Sono d'accordo con te, non serve un titolo di studio per fare la scrittrice, ci vuole tanta passione, poi ovvio che gli accorgimenti sono d'obbligo, ma credo che con la giusta tenacia si può fare praticamente tutto.
      Grazie ancora e a presto.
      Sharon

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  11. Vorrei ringraziare tutti per aver letto e commentato il post. A Sharon ancora grazie per aver condiviso con noi le sue riflessioni. La penso come tutti voi, un titolo di studio non è necessario né per diventare autori né per scrivere articoli, sono ben altre le competenze e il talento richiesti. Tutto questo mi ha fatto affiorare alla memoria una cara amica di famiglia che da piccola ammiravo molto per le sue conoscenze e la sua mente brillante, una donna che aveva potuto completare solo la scuola elementare e che pure aveva sempre letto e studiato per conto suo, da raggiungere livelli eccezionali. Un esempio incredibile.
    Da parte mia poi posso dirvi che i miei studi mi sono stati solo in parte da supporto. La verità è che nessun diploma o laurea può dare gli strumenti giusti per scrivere, soprattutto se non si legge abbastanza.

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    1. Credo di dover parlare della mia esperienza. Sono un uomo di 52 anni.
      Lasciai la scuola a 16 anni di età per un problema credo di dislessia o
      similare, non riconosciuta all'epoca. Da allora, credo a causa di questo,
      sono anche diventato di carattere timido. Lavoro da 35 anni, da 28 come
      autonomo. Sono sempre stato appassionato di particolari discipline, leggo
      e scrivo moltissimo, il mio lavoro attuale mi pone in contatto con il mondo
      dei libri. Dieci anni fa ho scritto un romanzo di fantascienza. E' rimasto inedito.
      Ma, due anni fa, mi viene l'ispirazione di scriverne un altro. Lo scrivo in due mesi e comincio
      a proporlo a vari editori. In poco tempo ho tre risposte positive. Dopo tre mesi firmo
      un contratto; dopo altri 4 mesi il mio libro viene pubblicato. Passano altri due mesi
      e il mio libro viene recensito positivamente su un'importante rivista scientifica online.
      Pochi giorni fa ho tenuto una presentazione nei locali di un Museo. Purtroppo, devo
      constatare l'ignoranza di chi è titolato. Preso dall'euforia, parlo, nei giorni precedenti
      alla presentazione, a troppa gente, anche a chi non dovrei. E l'ho fatto, purtroppo, nella
      mia attività. Parlo del libro ad una cliente; ammetto, in quel caso, di aver commesso una
      leggerezza. Magari, sono stato spinto a farlo dalla curiosità della reazione, contravvenendo
      all'etica professionale che impone di essere riservati. Lei mi chiede il mio titolo di studio.
      E lei, alla mia risposta sincera, reagisce con frasi come "Ma come! Non si possono scrivere libri
      se non si è andati a scuola! Io credevo che tu fossi laureato! Ma, te lo hanno corretto? Hai scritto tutto
      te?" e via discorrendo. Ho risposto calmo, ma deciso; lei non era calma. E, nel discorso, su sua richiesta,
      gli ho dovuto spiegare che cos'è l'editing e qualche altro termine affine. Ecco che, agli occhi di qualcuno,
      scrivere un libro invece di essere un pregio viene trasformato nel suo opposto......
      E' una forma di censura anche questa. E censura e stupidità vanno a braccetto.
      Mi ha guardato come un marziano quando gli ho detto dove mi avevano recensito.

      Saluti,
      Aliquis (personaggio del mio primo romanzo; sono arrivato a tre. Per ora, uno pubblicato).

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    2. Ciao, ti ringrazio per la tua testimonianza. Da una parte è davvero una bella soddisfazione aver pubblicato e aver avuto delle soddisfazioni così grandi, quindi mi congratulo con te. Dall'altra è triste vedere come i pregiudizi siano sempre vivi. Di persone che giudicano in base a titoli di studio o altro, ce ne sono tante. Ma non possono sminuire le nostre conquiste, il lavoro che abbiamo fatto e i riconoscimenti ottenuti. Dobbiamo solo imparare a non curarcene... I fatti sono dalla nostra parte.

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  12. ciao Sharon, so che questa pagina è di molto tempo fa ma ho trovato questa lettura su internet nel momento del bisogno. Premetto che non so se leggerai il mio commento, ma la risposta alla tua domanda mi è stata molto utile. Non sono ancora nella maggiore età e frequento una scuola che non mi piace assolutamente, vorrei abbandonare gli studi perché vorrei mettere la salute mentale al primo posto, ma non so come parlarne ai miei genitori e mi sento disperata. questo è un altro tipo di problema, ti scrivo perché anche io ho, dal 2018, questa grande passione per la scrittura e non posso farne a meno, scrivere mi fa vivere, mi fa sentire piena di vita e sensazioni positive. Non mi sono ancora presentata, mi chiamo Sara, che scortese che sono. Comunque, il mio migliore amico, familiari e chi mi circonda dicono che ciò che produco scrivendo è fantastico e che ho talento, ho una carriera davanti. Ma non vorrei più continuare gli studi per un qualcosa di personale e per via di molto motivi che non posso citare qui, (e non perché "eh vabbe la gioventù di oggi è scansafatiche" come ormai dicono) ma la voglia di imparare c'è e so benissimo che potrei crearmi una cultura anche da me, basta solo interesse. Volevo solo un tuo consiglio, magari se mi rispondessi sarebbe un piacere per me. Grazie per i mille chiarimenti su questo blog, sapere che si può scrivere anche senza un titolo di studio mi rallegra.

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    1. Ciao Sara piacere di conoscerti. È bello sapere che questo articolo, sebbene lo abbia scritto qualche anno fa, possa ancora essere di aiuto per chi ne ha bisogno. Ora come ora mi sento di consigliarti di parlare con la tua famiglia prima di prendere qualsiasi decisione. Prova a spiegare loro che il percorso scolastico non ti soddisfa più e magari cerca di capire se puoi cambiarlo. Da quanto mi è dato di capire sei molto giovane e il tempo per cambiare idea e coltivare la tua passione non ti manca. Ricordati però che per inseguire un sogno servono delle basi solide da cui partire. Non avere fretta di esplorare il mondo con il rischio di commettere qualche errore. Le cose cambiano così come le priorità. Ti farò un esempio citandoti la mia esperienza personale. In questi anni ho ripreso gli studi perché sentivo il bisogno di concludere il mio percorso scolastico e così mi sono diplomata al liceo classico e al momento frequento l'università di Lettere e in tutto questo percorso ho dovuto mettere da parte la scrittura. Alla fine non so ancora dove questa decisione mi condurrà e non ho ancora capito se ne trarrò benefici per la mia passione, ma a conti fatti l'importante è fare ciò che ci rende felici. Spero che tu possa realizzare tutti i tuoi sogni e ti auguro il meglio dalla vita.

      Con affetto, Sharon

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  13. Ciao Sharon mi chiamo Tony Napoletano e devo confessarti di essere sulla tua stessa lunghezza d'onda. Quarantadue anni fa mi sono appassionato alla storia del mio paese, cosa che mi ha portato inevitabilmente a fare ricerche storiche e pubblicare qualche libro. Purtroppo la cosa non è passata indifferente a qualche laureato del mio stesso paese, perciò giù critiche e offese senza ritegno. La cosa non preoccupa affatto la mia persona ma piuttosto il ritegno e la credibilità di quelle stesse persone che dovrebbero essere esempi e modelli di sapienza, avendo conseguito una laurea, e dovrebbe mostrare una maturità culturale superiore, invece si sono palesati per quello che sono veramente. Questo ritengo sia un sintomo preoccupante per la nostra società che via via sta regredendo verso un concetto pressappochista del pezzo di carta. Allora mi domando e dico, ma con quel pezzo di carta che cosa riescono a fare? Non certo gli scienziati, e molti, neanche gli insegnanti, vista l'incapacità di riuscire a scrivere discorsi o lezioni scolastiche. Bah! Povero mondo.

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