Lo sfaccettato mondo dei lettori

Fortuna che non sono tutti come Annie di Misery non deve morire

Prima di tutto vorrei ringraziare Patricia Moll per aver dedicato al mio Bagliori nel buio uno spazio sul suo blog Myrilla's house. Colgo l'occasione di questa sua recensione per alcune riflessioni che mi frullano in testa da un po', intorno alle diversità che si riscontrato tra i lettori.

Senz'altro basta guardarsi un po' di giro per notare quante differenze ci siano nei modi di vedere un libro. Io sono abituata a leggere i commenti che vengono lasciati sui romanzi che voglio acquistare o su quelli che ho letto, prima e dopo la lettura, ma a volte mi capita di andare a sbirciare persino tra le recensioni di storie che non leggerei neppure sotto tortura, perché sono curiosa per natura. Spesso mi capita pure di infastidirmi quando vedo apprezzamenti entusiasti su romanzi che per me valgono poco e mi fa male vedere critiche a libri che ho amato tantissimo. Non credo di essere la prima a prenderla sul personale, anzi ci sono persone che si scaldano subito quando si tocca quello o quell'altro autore, indignandosi se qualcuno ha una visione diversa dalla propria.

La verità con cui però bisogna fare i conti è che c'è una soggettività nella lettura da cui non si può prescindere. Anche il migliore dei libri può essere oggetto di critiche, così come il più brutto può avere lettori che lo adorano. E al di là di questi estremi, si deve considerare che ogni lettore adotta uno sguardo differente in base ai suoi gusti personali, al suo modo di sentire e percepire il mondo, al suo vissuto, alla più o meno identificazione con i personaggi, alla sua sensibilità, e così via. Si tratta di un filtro che ognuno di noi applica automaticamente, così che di una storia ne vengono fuori interpretazioni sempre nuove.

Questa differenza di approcci, però, la si vive appieno quando è una tua storia a finire sotto la lente. Fino a quando è solo una cosa tua, non te ne rendi conto: hai la tua visione della trama, dei personaggi, di ciò che significano. Poi però, già quando affidi il romanzo a un lettore beta, tutto cambia e ti ritrovi a stupirti delle incredibili variegate chiavi di lettura di chi legge.

Ho parlato di stupore ed è proprio questa la sensazione che ho spesso. Mi viene da pensare che quando scriviamo, mettiamo dentro un romanzo (o anche un semplice racconto) tante cose delle quali non siamo neppure consapevoli. Cose che i lettori sanno tirare fuori e notare. Ovvero c'è una grandissima parte che resta nascosta a chi scrive, la parte inferiore dell'iceberg-libro.

Non solo le persone colgono aspetti diversi, ma guardano in modi anche diametralmente opposti personaggi, la struttura della storia, il senso complessivo e così via, esprimendo pareri completamente discordanti. Le differenze più eclatanti le ho notate a proposito della protagonista del mio secondo romanzo; c'è chi si identifica con lei, chi non lo fa ma ne coglie i tormenti e la complessità, chi la trova antipatica a prima vista. Altri pareri discordanti li ho sperimentati per l'interpretazione della storia nel suo complesso o per il genere; c'è chi ha sottolineato soprattutto l'aspetto paranormale, chi ha considerato quasi solo quello giallo. Per esempio, mi ha stupito molto Elena Ferro quando della sua recensione-lettura ha parlato di horror. Io non avevo mai pensato a Bagliori nel buio come a un horror, eppure forse a ben considerare ci sono aspetti inquietanti che potrebbero ricondurlo a questo genere. E poi mi è capitato di avere critiche per l'andamento più lento della prima parte rispetto alla seconda, e quindi immaginate la mia faccia quando mi hanno detto che la seconda non è all'altezza della prima. O quando un lettore mi ha detto “Ma come inizi così, subito dentro la vicenda?”. Persino Matteo, il mio personaggio più detestato in assoluto di tutta la storia, ha trovato un suo fan. Incredibile!

Tutto ciò è tanto più vero quando ti confronti con degli sconosciuti, persone che non conoscendoti hanno uno sguardo privo di filtri personali, che leggono il romanzo per quello che è e non come un prodotto tuo. In poche parole quelli che non si preoccupano di chiederti se la storia è autobiografica.

Forse nasce proprio da questo variegato mondo di lettori l'emozione di leggere un pensiero sopra un tuo libro, come se fosse la prima volta che qualcuno ne parla, perché è sempre diverso. Infatti, anche se il distacco aumenta man mano che passa il tempo, i nuovi commenti ti fanno riavvicinare alla storia.

Per questo a mio avviso il confronto con i lettori è una parte fondamentale di tutto il processo della scrittura. Dà un senso a quello che ti sforzi di fare, nel bene o nel male. Ti fa capire tante cose, ti fa crescere come autore e come persona. Devo dire che se venisse meno questo confronto, non so se avrei ancora voglia di scrivere. Perché è vero che amo immergermi nelle storie e dimenticarmi di tutto il resto del mondo, però è anche vero che una storia va condivisa, secondo me. Se la tieni per te, avrà lo stesso valore di un sogno e rispetto alla realtà.

Di certo quello che invece fa davvero male è il silenzio. Il silenzio da parte di chi sai che ha letto un tuo libro e non ti ha mai detto cosa ne pensa, o di chi l'ha acquistato ma non sai se l'ha almeno sfogliato, forse abbandonato, se si è annoiato fin dalla prima pagina oppure l'ha letto tutto senza mai esprimere un giudizio. Il silenzio fa sempre e comunque male. E di questo dovremo ricordarcene come lettori.

Avete mai vissuto in prima persona questo differente approccio da parte dei lettori?

Commenti

  1. Ogni percorso artistico è un percorso destrutturato. Ovvero non ha canoni fissi che lo contraddistinguono. Un libro rientra appunto in questa definizione per cui credo sia abbastanza normale che è tutto molto soggettivo. Come si può dire che un libro è bello ? E come si può dire che un libro è brutto ? Si può dire che piace o, viceversa, che non piace affatto. Anche io leggo i giudizi e quello che più mi diverte è vedere come siano spesso contrastanti, quasi simmetrici. Chi si è appassionato alla lettura scrive cose meravigliose e dello stesso libro si trovano anche giudizi diametralmente opposti. Sinceramente penso che molte volte le recensioni siano per lo più farlocche, pilotate da interessi più o meno velati. C'è però qualcosa che mi colpisce ovvero il messaggio contenuto nel titolo. Se questo collima con il contenuto, lo sintetizza e lo espone bene allora è forse la miglio recensione. Ma resta sempre il fatto che tutto è soggettivo nella vita. Anche quando pensiamo che non lo sia.

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    1. Già, tutto è soggettivo nella vita, anche quando ci sforziamo di conservare uno sguardo imparziale. A me è capitato con alcuni libri di far fatica o di non ritenerli nelle mie corde, e in quel caso ho cercato di andare oltre la mia soggettività e apprezzare altri aspetti. Però forse è normale che in questo campo, come negli altri dell'arte, si conservi questo filtro personale che ci rende qualcosa gradita o sgradita.

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  2. Non ho così tanti riscontri da poter fare delle valutazioni, ma credo che un discorso analogo si possa fare sul blogging. Ci sono sempre delle sfumature che vengono colte da chi commenta e a cui non avevi pensato e che in questo modo arricchiscono il discorso e la successiva discussione.

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    1. Giusta osservazione, tutto questo si verifica anche nei lettori dei blog. Siamo esseri umani non robot, quindi le chiavi di lettura variano necessariamente per i post, dove ognuno si sofferma sugli aspetti che più sente suoi. E sicuramente, come hai detto, questo è un arricchimento per l'autore e per gli altri.

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  3. La molteplicità delle letture è sempre fonte di grande sorpresa per chi scrive, anch'io l'ho sperimentato di persona sia nel diverso giudizio sulla riuscita e sul carattere dei personaggi sia sull'andamento e sulla conclusione dell'intreccio. Penso che questa varietà interpretativa arricchisca lo scrittore, contento se il suo scopo è stato compreso, incuriosito se dalle letture sono emerse interpretazioni insospettate. Quanto alla valutazione di un libro, questa è sempre soggettiva, è vero, ma io adotto un criterio per me imprescindibile: la qualità della scrittura.

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    1. La qualità della scrittura è importante anche per me, ma riconosco che molto spesso a guidarmi nella scelta delle letture non è questo aspetto quanto piuttosto il gusto personale. Dopotutto si legge per svagarsi, quindi è normale che ci si debba sentire in sintonia con una storia per portarla avanti.
      Comunque sì, è un arricchimento e una sorpresa scoprire cosa pensano i lettori :)

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  4. Ciao Maria Teresa,
    sono come spesso accade d'accordo con te.Non 'è niente di peggio che il silenzio... A me è capitato, metto in conto di ricevere anche non giudizi come il silenzio esprime, ma certo fanno dispiacere. Specie se dovrebbero provenire da persone con le quali senti di avere un rapporto di stima..
    Sulla faccenda della storia utobiografica mi hai strappato il sorriso: è stata la domanda più diffusa dopo la pubblicazione di Così passano le nuvole, poiché la protagonista è una donna era ovvio che dovessi essere io :)
    Il problema è che ogni cosa che scriviamo è in qualche modo autobiografica, nel senso che deriva dalla nostra esperienza personale.... All'inizio ero infastidita ma poi ogni volta che mi chiedono rispondo in questo modo. Chi non si è mai cimentato con la scrittura fa fatica a concepire l'idea di come si costruisce il mondo di un romanzo....

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    1. E infatti di solito la domanda arriva da chi non scrive e dunque pensa che tutto quello che esce dalla tua penna deve essere una rivisitazione della tua vita. Chiaramente noi sappiamo che c'è molto di noi nelle nostre storie, ma è triste ridurlo a ciò senza guardare oltre.
      Devo dire comunque che la domanda fatidica "è autobiografico?" non mi è stata quasi fatta per il secondo libro mentre per il primo era una costante. Lo trovo un buon segno :)

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    2. Quindi c'è speranza anche per me ;)

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  5. Come sempre la profondità con cui tratti ogni argomento ti rende onore.
    Il lettore, quando è solo lettore, è vittima dei propri pregiudizi e quindi con il suo apprezzamento regala complimenti davvero carezzevoli, quanto critiche pungenti, ma almeno è sincero.
    Il lettore, quando è anche autore, è vittima di ben altro processo. Dalla stima, all'ipocrisia, dalla reale attenzione a stile, trama, tecnica all'invidia insana. Non credo sia in percentuale alta sincero, quanto piuttosto opportunista.
    Ma quel silenzio di cui parli è di certo l'arma più velenosa che esista.

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    1. Grazie, Nadia :)
      Ho notato anche io molte differenze in questo senso, per fortuna non da parte di tutti. Ci sono autori che restano autori anche quando leggono, altri che sanno distinguere e di conseguenza anche calarsi nella storia senza stare a guardare il capello a ogni parola. L'opportunismo di cui parli, poi, è una brutta bestia... Ci sarebbe da fare un post a parte sull'argomento.

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  6. Io come lettore non sempre do giudizi e commenti. Anzi non lo faccio quasi mai per mancanza di voglia. Su Goodreads mi limito a mettere le stelle, raramente aggiungo una frase.
    La soggettività è sempre da tenere presente. Tutti che osannano Neuromante di William Gibson, ma a quel romanzo io ho dato una sola stella. Se una storia non piace, non piace e basta.

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    1. In effetti succede anche a me per la maggior parte dei libri che leggo di non recensirli, se non a volte con le stelline. Però riconosco che mi fa piacere leggere i commenti per farmi un'idea dei romanzi che voglio acquistare. E spesso mi è capita anche di soffermarmi per capire come ragionano i lettori. Purtroppo ancora non sono riuscita a entrare nella loro testa :)

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  7. Continuamente. I commenti che ho ricevuto mi hanno talvolta dato entusiasmo, altre volte lasciato sgomento. Il silenzio, come dici, è la cosa più fastidiosa perché in genere significa indifferenza, del tipo: il tuo libro mi ha colpito talmente poco da non sentire neppure la necessità di scrivere due parole per recensirlo.
    Ma noi scribacchini siamo gente ostinata e non ci arrendiamo ;-)

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    1. Dici bene, non bisogna arrendersi. Il silenzio è a volte indifferenza, fretta di passare ad altro, o magari segno che il libro non è piaciuto e basta. A volte io ho scelto il silenzio per quest'ultimo motivo, per evitare di criticare qualcosa che non mi era piaciuto. Ma mi è rimasto il dubbio: avrò fatto bene?

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  8. Il silenzio fa davvero male, ma purtroppo non possiamo farci niente. Pensa che una mia amica ha comprato il mio primo romanzo in eBook ma mi ha confessato di non averlo mai letto perchè non ce la fa proprio a leggere i libri in eBook, lei legge solo il cartaceo. A proposito di Matteo, ammetto che anch'io verso la fine l'ho trovato non del tutto antipatico, mi sono messa nei suoi panni per un momento e mi ha fatto un po' pena, in fondo Elena l'ha trattato davvero male...

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    1. Beh, io lo vedo come un buon segno quello che hai detto su Matteo. Credo che un personaggio che risulti per tutti amabile o odioso al 100% non sia un buon personaggio, perché le persone vere sono sempre sfumate.
      Sul silenzio ti capisco. Però bisogna anche considerare che a volte non si ha semplicemente il tempo per leggere tutto...

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    2. Giulia, quando ho definito il romanzo di Maria Teresa come un horror pensavo agli aspetti in qualche modo terrificanti che lei descrive. Confermo tutto, fossi un regista ci tirerei fuori un bel film.
      Ma di sicuro pensavo anche al modo in cui Matteo tratta e considera Elena. Se non è orrorizzante questo!!! ;)
      In pratica io l'avrei soppresso molto prima, il ragazzo. Ma sapete che c'è: queste divaricazioni sono l'effetto che genera un buon libro, a mio avviso

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  9. Ciao Maria Teresa,
    concordo con te in tutto e per tutto.
    Le storie vanno condivise. Le storie sono univoche da parte dell'autore ma poi ogni lettore anche in base al suo stato d'animo del momento ci scopre particolari che ad un altro non sono balzati all'occhio oppure che non ritiene nemmeno validi.
    Certo, possono esserci pareri contrastanti ma proprio perchè non siamo tutti uguali e il bagaglio che ci portiamo dietro è individuale, diverso da quello degli altri. E tutto sommato mi sembra anche cosa buona.
    Credo che non sia solo l'autore a "fare" il libro ma anche i lettori che commentato. Danno allo scrittore un segno sull'apprezzamento, gli indicano magari anche nuove strade da percorrere oppure se continuare su quella già intrapresa. Diciamo che è una crescita continua sia per chi scrive che per chi legge.
    La cosa peggiore è non saper nulla. Non sapere se è piaciuto, se ha annoiato, se è stato buttato in un angolo dopo tre pagine o letto in una serata perchè non si riusciva a smettere.

    Per me, il tuo libro è stata una lettura piacevole e scorrevole e ti confesso che quando Matteo ... non dico altro, tranquilla!, ho esultato. Alla protagonista invece ho chiesto più volte di svegliarsi ahahahha
    Ok... i matti parlano coi personaggi dei libri ma tu fa finta di niente.
    Ancora complimenti e grazie per a nomina!
    Ciaoooo e al prossimo!

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    1. Penso che la gioia più grande per chi scrive sia quella di vedere trattati i suoi personaggi come persone reali, come hai fatto tu adesso :D Altro che segno di follia, quindi!
      Comunque, sì, tutto questo è motivo di crescita, nel bene o nel male. Anche le critiche fanno riflettere e nel mio piccolo cerco di tenerne conto quando scrivo altre storie. Il difficile è quando i pareri sono troppo contrastanti e allora la diversità di opinioni diventa un problema perché non sai a chi dare ascolto. Forse a quel punto può solo scattare l'istinto.
      Grazie ancora, Patricia :)

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    2. Su quello hai ragione. Ottimo/pessimo... Buono/illeggibile... confondono le idee. Troppo divario tra un commento e l'altro.
      L'istinto, sì, credo possa salvare. L'istinto e qualche domanda. Potevo fare meglio? Di più? Ho esagerato?
      Però, ripeto che io non scrivo libri quindi parlo da lettrice.
      Bacio e buona giornata

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  10. A volte è capitato anche a me di stupirmi delle chiavi di lettura dei lettori. Soprattutto, però, posso confermare che il silenzio fa male, e non solo per quanto riguarda la narrativa. Per dire, io preferirei ricevere decine di insulti sul mio blog che non ricevere commenti, come accade a volte. Non per niente, penso che il male più brutto del nostro tempo sia l'indifferenza :) .

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    1. Il silenzio inteso come indifferenza è molto doloroso ed è sempre un campanello di allarme secondo me. Non sempre però è facile capire le ragioni di un silenzio, magari è dovuto a qualcosa che non c'entra nulla con noi o con il libro. Un sacco di gente non è abituata a commentare o a scrivere recensioni, bisogna farsene una ragione. Esistono tanti lettori silenziosi dei nostri blog e non per questo meno attenti, anzi proprio il contrario.

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  11. Ogni lettore in un libro trova prima di tutto se stesso, è normale, quindi, che ci scovi di più di quanto l'autore creda di aver messo. Più un autore è bravo e più persone trovano e si ritrovano tra le sue pagine, anche a distanza di decenni, se non di secoli. Per il silenzio non so. Se ho chiesto esplicitamente un parere a qualcuno che ha promesso di darmelo, ovvio che poi il parere lo voglio davvero. Una volta che il libro è pubblicato, tuttavia, è altro da me e ognuno ha diritto a leggero o a non leggerlo, a commentarlo o a non commentarlo. Io stessa tendo a parlare solo di ciò che mi ha esaltato o che mi ha molto deluso e temo di non aver mai scritto una recensione su Amazon perché un po' mi vergogno.

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    1. Mi piace quello che hai detto, "un lettore in un libro trova prima di tutto se stesso", è verissimo. Non solo, ma questo filtro varia anche nel tempo a seconda di quello che si sta vivendo. Ci sono libri per esempio che non riuscirei a leggere perché vanno a toccare argomenti che non sono in grado affrontare in questo momento specifico, a prescindere da quanto possano essere belli o scritti bene.

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  12. Ciao Maria Teresa,
    non ho esperienza di commenti fastidiosi e né di silenzi che a volte sono peggiori delle critiche in quanto sono un esordiente (nonostante l'età). Tuttavia una vecchia reminiscenza infantile mi suggerisce un proverbio che recita più o meno così " il silenzio e sinonimo di disprezzo". Forse quello che da fastidio è proprio l'assenza di una reazione a quello letto, in questo caso. Per le sfaccettature del lettore che trova risvolti nascosti, penso che sia il bello della lettura, liberare l'immaginazione in quello che leggi, quasi come lo scrittore la libera nella stesura.
    Permetti di esprimere il mio pensiero nel definire questo post, come tanti altri pubblicati nel tuo blog, molto interessante e profondo per chi s'impegna nello scrivere.
    Grazie
    Rosario

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    1. Grazie, Rosario :)
      L'assenza di reazione si più interpretare in vari modi e io da paranoica quasi sempre ci vedo del marcio, anche se come dicevo su potrebbero esserci altre ragioni da considerare. E' comunque un fatto che per un autore (esordiente o meno) è importante confrontarsi con chi legge. Non si può scrivere sempre in solitudine, insomma.

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  13. L'empatia oppure ritrovarsi in una frase, un contesto o un personaggio, fanno molto durante la lettura.
    Ci sono romanzi giustamente considerati dei classici che a me non sono piaciuti.
    Non ci vedo nulla di male se tu come lettrice non ti ritrovi in un determinato stile o genere di lettura, ma prima di criticarlo a priori, è importante comunque sapere cosa stai criticando e mi pare che nell'infinità rete del web tutto questo non sempre accada, e si finisce con lo sputare su qualcosa per moda o a prescindere.

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    1. Purtroppo capisco bene il punto di vista. Spesso le critiche a priori nascono "tanto per criticare", senza che ci sia un minimo di obiettività dietro. Proprio di recente ho letto una recensione feroce su un libro che a me non è piaciuto ma scritto molto bene, e ho trovato eccessivo lo sparare a zero in quel modo. Bisogna andare oltre i propri interessi personali e l'empatia, prima di lanciare giudizi tanto radicali.

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  14. Il silenzio mi piace, ma non quando riguarda quello che scrivo ;)
    Ci sarebbe poi da aggiungere quello che il lettore non coglie proprio, o coglie nella luce sbagliata. Colpa di chi scrive? Solo a volte. Credo che spesso manchi la capacità del lettore di andare oltre le proprie idee e visioni del mondo, per leggere la storia per quello che è. A me per esempio non piace "Il giovane Holden", e ho abbandonato "Viaggio al termine della notte". Ma li consiglierei entrambi perché rappresentano comunque una lettura importante e fondamentale. Perché in essi trovo un valore, uno sguardo che a me non piace e anzi non dice nulla. Ma riconosco nell'autore la capacità, il talento di dire delle cose con una lingua e uno stile unici.

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    1. La verità è che c'è molta superficialità in giro. Basti guardare alle classifiche, ma meglio non farlo sennò ci si deprime. Insomma, se vengono apprezzate storie senza un messaggio è perché la gente è superficiale e vuole quello. Si parla di lettori forti ma secondo me si dovrebbe invece parlare di lettori maturi, attenti, che sanno cogliere il senso di una storia.
      Anche a me è capitato di abbandonare alcuni libri che non dicevano nulla o che trovavo pesanti, ma non per questo penso "che scemi quelli che li hanno apprezzati". Insomma tutto è soggettivo, ma fino a un certo punto.

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  15. Forse nulla come un libro, con il suo misto di contenuto e stile, può dividere schiere di lettori. Nella mia recensione di Bagliori nel buio io ho cercato di essere obiettiva al massimo, e scindere il fatto che non rientri fra i miei generi prediletti dalla qualità e l'accuratezza in cui è scritto. Se chi legge fa a propria volta un lavoro accurato di lettura e analisi, allora una recensione può dirsi veramente utile. Non credo che tutte le opinioni siano da salvare, insomma.

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    1. E infatti io ho molto apprezzato la tua chiave di lettura :) Ormai mi sento consolidata in un genere, che in quanto tale può piacere o non piacere, devo farmene una ragione. Però è bello che ci siano state persone a cui comunque il romanzo è piaciuto, pur non avendo l'abitudine di leggere questo tipo di libri.
      Devo dire che un mio cruccio è proprio cercare di essere credibile. So che certi argomenti possono risultare ostici o perfino fonte di polemica.

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  16. Ciao Maria Teresa. Il silenzio non sempre è indifferenza, talvolta può essere già una risposta e, concordo con te, fa male. Il lettore ha una sua specifica sensibilità, indipendente dalla volontà dell'autore e può cogliere aspetti che allo scrittore non sono noti. Un libro complesso con diversi piani di lettura, pensiamo al Piccolo Principe, si presta a reazioni del tutto diverse. Quando lasciamo andare il nostro manoscritto, assume una sua autonomia. Non sappiamo come verrà accolto, sono legittimi la trepidazione, l'attesa e lo scoraggiamento. Ma in fondo, non ci appartiene già più Un abbraccio;)

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    1. Mi ritrovo molto in quello che hai detto, anche io credo che quando si lascia andare un libro, questo non ci appartenga più. A quel punto sta ai lettori decifrarne il senso, noi abbiamo fatto quello che sentivamo, nei limiti delle nostre possibilità. Un abbraccio a te :)

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  17. Ho sperimentato il silenzio di cui parli ed è brutto, hai ragione: sai che quelle cose non dette parlano molto più di quelle dette e devi fartene una ragione. Comunque sì, è chiaro che ogni lettore ha un suo personale approccio alla lettura e in base alle proprie esigenze o al proprio vissuto acquisisce gli elementi di un libro in maniera diversa. Devo dire che sul mio libro ho contato più pareri concordanti che discordanti, ma in certe occasioni ho provato anch'io molto stupore di fronte a interpretazioni che io non avrei mai pensato di dare e che, invece, sono venute spontanee ad alcuni lettori. E poi quanto mi rivedo nel ruolo di lettrice cui non piacciono cose esaltate dalla critica e viceversa!

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    1. La concordanza delle opinioni è rassicurante, mentre i pareri contrari danno molto da pensare e a volte sono destabilizzanti. Però è vero che si dovrebbero tenere conto i tanti fattori che influenzano i lettori e quindi prendere tutto un po' con le molle.

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  18. Per quanto riguarda il silenzio, è allarmante specialmente se arriva da una persona che stimi e alla sui opinione tieni, e sai che ha letto il libro! A me danno molto fastidio, invece, quelli che ogni volta spergiurano che compreranno, e poi non lo fanno mai. E tu intanto sei al quarto romanzo... Basta dire onestamente che si hanno troppi libri in cantiere, o non si hanno altri soldi da spendere: nessuno si offende o mette il piede nella porta come un venditore di aspirapolvere.

    Sul fatto che ognuno dei lettori coglie aspetti diversi, è la cosa meravigliosa di un romanzo. Infatti sono sempre curiosa dei pareri perché sono invariabilmente sfaccettati. E' inevitabile che vi siano personaggi più amati o più detestati; con l'ultimo romanzo l'enigmatica Clotilde ha colpito nel segno, ad esempio.

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    1. Sì capisco bene che può dar fastidio quando ti fanno promesse che poi non vengono mantenute. Meglio non dire nulla, a quel punto.

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  19. Mi è capitato e capita ancora. Certe volte qualcuno tira fuori un'obiezione così secca e mai sentita prima, che ti viene da dire: "ma dai, se non lo ha mai pensato nessuno...!". Eppure ognuno, come dici, ha un suo modo di leggere e suoi filtri personali attraverso i quali leggere la storia. Penso ad esempio alla differenza tra il mio modo di leggere, veloce e capace di passare sopra a mille imperfezioni, se la storia mi prende, e il modo di leggere di chi comunque nota ogni dettaglio e rileva ogni minima incoerenza, come se in un romanzo cercasse il teorema di Eulero. Eppure non ci sono lettori che hanno ragione e lettori che hanno torto, ma solo persone che assorbono la storia in modo diverso.

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    1. Io sto cercando di recuperare il modo di leggere di cui parli, basato sul lasciarsi travolgere dalla storia, perché mi manca molto l'approccio da lettrice e basta. Penso che molti di noi siano passati per la fase "analitica".

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  20. Uhm, Maria Teresa spero che il silenzio non sia il mio in merito al tuo ultimo manuale! Porta pazienza, ma devo ancora caricarmelo sul kosokobo (giugno e luglio sono carichi di lavoro per me) e volevo vedermelo bene per darti una bella recensione! :D
    E in effetti occorre valutare bene un aspetto: siamo sicuri che il silenzio sia per una lettura non piaciuta o perché la lettura deve ancora cominciare?
    Se penso a me, ho collezionato molti libri di amici blogger e sono perennemente in corsa per riuscire a leggerli in breve tempo. Non sempre mi è comodo l'ereader (in piscina preferisco un cartaceo da 10 euro, se cade in acqua fa meno danno) e quindi il mio silenzio è che ancora non l'ho letto. D'altra parte sul blog, c'è il silenzio di chi non ha il coraggio di commentare pubblicamente (e me lo dice a voce), il silenzio di chi non vuole far vedere che commenta (salvo poi accorgermi altrove che ha letto e che quella stoccatina era per me, ma non ha il coraggio di ammetterlo), il silenzio di chi non ha ancora letto ed è indietro da mesi sulle letture. Non sempre il silenzio è per forza sinonimo di "non mi è piaciuto". ;)

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    1. Barbara, ma scherzi? No di certo! Ci mancherebbe... Oltre tutto non mi riferivo a nessuno in particolare parlando di silenzio, diciamo che è un sentimento fastidioso che ho provato soprattutto con il primo romanzo, in riferimento a persone molto vicine a me.
      Inoltre capisco benissimo quello che dici. Io ho ebook acquistati due anni fa e ancora neppure caricati sul lettore o anche libri che mi sono stati regalati dagli autori che non ho avuto ancora modo di leggere. A un certo punto ti rendi conto che proprio non ce la fai a stare dietro a tutti. Io poi ho i miei tempi, sono lenta e leggo anche molta saggistica, quindi il discorso del silenzio dovuto ad altro lo capisco al 100%.
      Invece a proposito della guida, devo ricordarmi di mandartela io in versione epub, anche perché ho fatto qualche modifica.

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  21. Mi è successo sia di ricevere commenti del tutto diversi fra loro, e anche di commentare una storia e in seguito parlarne con l'autore. In ogni caso è stata una sorpresa!
    Penso che ogni lettore faccia una storia che legge un po' sua, e l'interpretazione che ne viene fuori dipende da molte cose: lo stato d'animo di chi legge, se la vicenda è vicina alle sue esperienze, e ovviamente il gusto personale in fatto di libri.
    Questo tuo post mi ha fatta pensare. Nel commento di un lettore, la storia in sé conta davvero così tanto o si tratta di beccare il lettore giusto al momento giusto? I bei libri sono facili da apprezzare, ma quelli nella media, che ci piaciucchiano ma sappiamo non essere all'altezza dei capolavori, sono davvero belli o noi li abbiamo valutati così sull'onda del momento?

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    1. Belle domande! Sicuramente c'è un'onda del momento per ognuno di noi che ci fa apprezzare di più qualcosa e meno qualcos'altro. E magari ciò è vero anche in senso più globale, considerate le tendenze, le mode. Non a caso a volte capita di rileggere romanzi che abbiamo tanto apprezzato in passato e di trovarli un po' insulsi. E' bello però anche riscoprire delle emozioni o ritrovare il piacere di una certa lettura. In quel caso forse la bellezza non è solo negli occhi di chi guarda...

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  22. Gli spunti che si possono trovare in questa tua riflessione sono davvero tanti, ma mi concentrerei su questo:
    il confronto con i lettori è una parte fondamentale.
    Da "blogger", non da scrittore, sono un fermo sostenitore delle interazioni in tutte le forme, ma noto che spesso manchi un requisito fondamentale: il dialogo.
    Come hai scritto tu, molte volte la si prende sul personale, tante si fraintende ed è tutta colpa del mezzo, perlomeno in teoria :P Mettendo da parte chi inizia con il piede sbagliato, un confronto tra persone intelligenti (e magari anche sane di mente) prevede la possibilità di eventuali chiarimenti. Sarà per questo che i miei commenti sono sempre "leggermente" prolissi?! :D
    L'importante sarebbe non porsi mai in maniera da far sentire una qualche distanza, cosa tipica di chi si sente "arrivato" o anche solo su un altro livello rispetto a chi sta esprimendo la propria opinione ("io sono LO scrittore/blogger/padronedicasa, tu plebeo lettore/commentatore/passantechemipiacesoloquandoscrivecosechemifannocomodo che ne vuoi capire", quanti ce ne sono dispersi nella rete...).
    Concordo infine sul silenzio, traducibile, nel caso dei blog, con la non presenza se non a chiamata, ma questa è altra storia.

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    1. Capisco cosa vuoi dire. Sulla carta tutti cercano il confronto, ma ciò che vogliono è solo sentirsi dire bravo. E ciò vale per i libri, per i blog, per i post sui social. D'altra parte c'è anche da dire che il mezzo non è sempre il migliore. Infatti mi chiedo sempre più se si possa ottenere un vero dialogo tra persone usando la rete, anzi a essere onesta rispetto ad alcuni anni fa sono molto scettica in proposito. Ma è comunque qualcosa, rispetto al nulla. Grazie per aver lasciato la tua opinione :)

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    2. La rete è uno strumento potentissimo, spesso mal usato, ma solo chi cerca il dialogo (come amicizie et similia) può trovarlo, basta porsi con il giusto piglio e si possono avere gradite sorprese ;) L'importante è non lasciarsi scoraggiare e provare e riprovare, alla lunga qualche risultato lo si ottiene. Se non avessimo quel barlume di speranza, non saremmo qui, non credi? :D

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  23. Ciao,
    io ho vissuto questa esperienza con il mio primo romanzo, e posso dire che il confronto con i lettori è davvero fondamentale. Mi ha fatto piacere tanto sapere quando il libro è stato gradito tanto scoprire che una storia è letta in maniera diversa, e alcune critiche poi aiutano anche a migliorare nella scrittura.

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    1. Ciao Renato, sì tutto è utile per migliorarci e anche per darci la carica per andare avanti e crescere come autori. Sono esperienze preziose. Grazie per la visita :)

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