Elena Ferro presenta “Così passano le nuvole”


Mia ospite oggi è l'autrice Elena Ferro che ci presenta il suo romanzo“Così passano le nuvole”. Scopriamo insieme di cosa tratta la storia.

Sinossi

“Così passano le nuvole” è la storia di Luce, figlia della borghesia torinese, ai vertici di una grande multinazionale che gestisce i servizi idrici dell’area metropolitana. E’ una donna realizzata e sulla cresta dell’onda, ha lavorato sodo per conquistare la sua vetta e ora sta per cogliere i frutti dei suoi sacrifici. Il suo unico amico è un cane pastore tedesco, Mac, a coronamento di una vita che considera quasi perfetta. C'è un unico neo, le incertezze nelle relazioni con gli uomini, che rendono la sua vita affettiva decisamente claudicante.
Difficile riconoscere la forma dell'amore se non si è mai avuto la fortuna di potersela trovare di fronte.
Sarà un dolore molto grande a farla riflettere sulla direzione che la sua vita sta prendendo. Invece di travolgerla, le darà la forza e il coraggio per cambiare direzione e cominciare ad essere, finalmente, se stessa.

Così passano le nuvole racconta la storia di Luce, una donna non ancora quarantenne che vive a Torino con il suo cane Mac. Luce ha una carriera a portata di mano nell'azienda in cui lavora, una multinazionale francese che gestisce i servizi idrici della città e che pensa a lei come futura Presidente.
Sembra tutto in discesa, ma qualcosa si incrina. Un ambiente di lavoro sempre più coercitivo la costringe a sacrifici personali come lavoratrice e come donna.  Anche le relazioni affettive ne risentono.
Vorrebbe che la relazione con Maurilio, un politico di professione, si consolidasse, ma qualcosa lo allontana da lei, costringendola a lunghe serate solitarie con l'amica Sabrina, pronta a sostenerla e a risvegliarla dal torpore.
In questo lento e sistematico fluire, accade qualcosa che rimescola le carte e rimette tutto in discussione. Il fratello di Luce, Fabio, professore universitario precario che vive la sua omosessualità senza riconoscerla, si ammala gravemente e i dolori del passato cominceranno a riemergere, costringendo ciascuno dei protagonisti a guardare negli occhi se stesso.
Solo in quel momento Luce e Fabio vedranno chi sono veramente e daranno vita, ciascuno per sé, a quei cambiamenti di cui sentivano fortemente il bisogno.

Avevo voglia di raccontare la decadenza umana e culturale della società borghese degli anni novanta, centrata sul mito del progresso individuale e della carriera ad ogni costo, della politica del dire che si scontra con la necessità di agire, sulla coerenza e sull'autonomia.
La protagonista di Così passano le nuvole rappresenta la complessità materiale ma anche la pressione sociale e psicologica che le donne subiscono nel mondo del lavoro, un lavoro sempre più fragile e precario, in cui i valori fondamentali non sono il sapere e la competenza ma la fedeltà.

La scelta del nome Luce è ricercata e fortemente voluta: un gesto di ottimismo che guida tutta la narrazione riportandoci alla fine a guardare un cielo senza nuvole, spazzate via da un soffio di vento.

Quando ho lasciato andare il mio romanzo, ovvero quando è stato finalmente pubblicato e ha cominciato a vivere una vita propria, mi è stato chiaro che Così passano le nuvole fosse in realtà un romanzo sulla solitudine di una generazione che ha perso i riferimenti esistenziali del passato e che fatica a crearne di nuovi. Una generazione smarrita.
Scriverlo mi ha fatto maturare una profonda convinzione: quando tutto è perduto, l'unica cosa è restare fedeli a se stesse.

Ha molta importanza per me questo romanzo, non solo perché è il primo, ma perché mi ha tirato fuori definitivamente da una condizione personale di dolore e fragilità. Quando mio padre si ammalò di tumore l'ho accompagnato verso la fine meno dolorosa possibile, congedandomi da lui gradualmente, e mi sono accorta che avevo bisogno di fare il punto con me stessa, con chi ero diventata e con chi avrei voluto essere.
È stato in quei momenti che ho deciso di dare gambe a una passione che avevo sempre avuto ma che avevo messo in un cassetto, per insicurezze e, appunto, fragilità che mi avevano bloccato.
Quando l'ho terminato ho provato un senso di libertà incommensurabile, credo che ne troverete traccia nella narrazione.
E sapete cosa ho imparato? Che il dolore non è sempre un fatto negativo, ma a volte è capace di far fare alle persone i cambiamenti che sono necessari.

Così passano le nuvole è stato come aprire una finestra sul cielo e far entrare aria pulita nella mia vita, ha nutrito una parte di me che era rimasta troppo a lungo in silenzio. Ora è come se respirassi con un polmone in più.
Spero che leggerete e apprezzerete questo piccolo ma significativo lavoro che vi terrà compagnia e vi farà forse un po' riflettere su dove stiamo andando e su voi stesse.

“Dopo quella lunga stagione di nubi e di pioggia, adesso poteva aprire le porte al vento. È così che passano le nuvole – pensò Luce, sorridendo”

Elena Ferro

Incipit

Entrò in ufficio con lo stesso fare deciso di tutti i giorni. La pioggia aveva colorato di grigio il cielo fino a confonderlo con gli angoli dei palazzi del centro storico, mentre le sue décolleté nere vertiginose schivavano con maestria le pozzanghere, giungendo sicure alla meta.
Luce lavorava in uno stabile prestigioso dei primi del '900, nel centro di Torino, la città in cui era nata. Il palazzo era l'orgoglio di tutta l'azienda poiché ostentava l'appartenenza a quello stile architettonico di derivazione Belle Epoque che fu il Liberty torinese. Amava i fiori dai colori pastello che impressionavano i vetri delle finestre del primo piano. La facevano sentire speciale, custode di un luogo unico in una città che affascinava chiunque la visitasse.

Ebook in vendita su: 
Amazon e altri store online.

Blog dell'autrice: Volpi che camminano sul ghiaccio

Commenti

  1. A pelle sa di molto bello e mette curiosità, tanto da indurmi ad acquistarlo.

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    1. Ciao Nadia, sono molto felice che ti incuriosisca e spero che tu decida non solo di acquistarlo ma anche di leggerlo.... Non c'è cosa più bella per un'autrice che essere capace di toccare, seppur da lontano, il cuore delle sue lettrici e dei suoi lettori... Maria Teresa mi ha regalato una bella occasione. Anche questo tema, quello del dono e della solidarietà, è argomento a cui sono molto affezionata, specie tra donne ;)
      Aspetto il tuo parere, intanto un abbraccio

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    2. Ah non c'è dubbio che appena mi arriverà a casa lo metterò in cima alla pila sul comodino, ormai sono divorata dalla curiosità. Amazon dice martedì quindi mi tengo pronta.

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  2. Ciao Elena! Anche questo libro me lo devo leggere prima o poi! (si può chiedere il part time con la scusa "ho troppi libri in arretrato da leggere"?)
    "Che il dolore non è sempre un fatto negativo, ma a volte è capace di far fare alle persone i cambiamenti che sono necessari."
    Beh, intanto non ci sarebbe webnauta. E poi credo che senza il dolore non ci sarebbe nemmeno l'arte...ma questo è un concetto che sto cercando di sviscerare nel prossimo racconto.

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    1. Ciao Barbara, una volta c'erano le 150 ore per l'istruzione di base. Dovremmo introdurre una quota di ore extra per aggiornamento, formazione culturale in itinere, che so, qualcosa del genere! ;)
      Comunque questo romanzo sono sicura che lo divoreresti!
      Una volta durante una presentazione ho fatto questa affermazione, in cui credo molto, e un ex primario di psichiatria, presente alla mia presentazione, ha fatto un sussulto. Non ha osato dire nulla davanti a tutti, poi mi ha raggiunto e mi ha detto: "Se ogni mio paziente potesse accettare questa considerazione nella sua vita, io lavorerei la metà"
      Credo che il dolore, come l'intima gioia, proprio per le sue caratteristiche di forte carica emotiva, siano capaci di produrre arte, in tutte le sue forme, come giustamente osservi. Bisogna solo trovare il modo di trasformarlo...
      Grazie per la tua attenzione

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  3. Leggendo la trama di questo romanzo mi è subito venuta voglia di leggerlo, lo sento molto in sintonia con il mio modo di pensare, sarà perché anch'io ho attraversato grandi momenti di dolore, non ultimo la perdita di mio padre per un tumore, oltre alla consapevolezza amara e disincantata che accompagna ormai la nostra generazione.

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    1. Ciao Giulia, in effetti il tema generazionale è molto forte per me in questo periodo, anche nel blog ogni tanto ci torno....
      Sono convinta che se non fossimo già grandicelli dovremmo proprio parlare di uomini e donne in cerca di autore, di riferimenti, di uno scopo. Gente capace ma imprigionata in schemi fatti da altri, persone da poco che decollano perché usano gli strumenti giusti. Qualcosa con cui districarsi, una bandolo della matassa, servirebbe....
      Luce, la protagonista del romanzo, alla fine indica una possibile strada. Ma ciascuno ha la sua. La sfida però è cercarla!
      Spero che tu lo legga prestissimo e poi ti faccia viva per sapere se ti è piaciuto!!
      Grazie

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  4. Ottima presentazione! Mi ha conquistato! Mi segno il titolo.

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  5. Questa presentazione ha colpito positivamente anche me, mi sembra una storia interessante e mi è piaciuto come ne hai parlato. Grazie Elena per aver partecipato!

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    1. Grazie Maria Teresa a te per l'occasione che ci hai offerto e che oggi consente a me di raggiungere più persone con il mio romanzo. Mi fa molto piacere che la presentazione ti sia piaciuta :)

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  6. Luce! Che nome meraviglioso! Tutto un programma. Nonostante i dolori, le sofferenze, le incomprensioni, i problemi che la vita ci pone davanti come ostacoli da superare. A volte, penso, che nulla venga per caso! Neanche gli eventi negativi o nefasti. Tutto può avere una soluzione, un nuova via da seguire per migliorarci. Per usare un termine di origine orientale, a volte, il nostro karma ha bisogno di essere rivisitato e agire di conseguenza. In fondo al buio c'è sempre una Luce. Grazie a Maria Teresa e ad Elena.

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    1. Sì, il nome Luce è stato molto pensato e cercato, proprio per quello che poteva evocare.
      In fondo al buio c'è sempre una Luce è un bellissimo pensiero, credo che lo utilizzerò in seguito! Grazie, Giuseppe

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  7. Con un po di ritardo ho letto con interesse la sinossi e l'incipit del tuo libro. Mi complimento con te perché nella sinossi ho notato che nel tuo romanzo sviluppi temi molto importanti quali "l'amore", "la forza", "il coraggio", "a testa bassa", "cambiare direzione e ricominciare a vivere", "la sua vita". E poi il titolo "Così passano le nuvole" è molto accattivante e anche poetico, un binomio molto piacevole da scoprire.
    Prima dell'incipit ho letto le due frasi del libro "Dopo quella lunga stagione di nubi e di pioggia, adesso poteva aprire le porte al vento. E' così che passano le nuvole, pensò Luce, sorridendo". E ho notato questo bel scrivere "con una prosa molto poetica, originale, e anche molto piacevole da leggere".
    Poi ho letto l'incipit del romanzo e sono rimasto un po deluso, perché la prosa poetica delle frasi citate non è stata ripetuta in quello scritto. Ho cercato di leggere qualche pagina dell'anteprima del libro, ma ho visto che l'anteprima non c'è.
    Comunque sia se tu hai ripreso la prosa poetica menzionata nelle altre pagine del tuo libro valuto che leggerlo sarà di certo un piacere. Se non l'hai fatto, va bene lo stesso. La tua fatica è stata premiata con la pubblicazione avvenuta in un modo o nell'altro, e di per se questa è già una cosa bella e piacevole che di certo ti renderà orgogliosa del tuo scrivere.
    Ti auguro buona scrittura e ti saluto cordialmente.

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    1. Ciao Pietro, grazie per aver letto e soprattutto per aver lasciato questo commento che mi è molto utile. Non avrei mai immaginato di parlare del mio lavoro come di un lavoro "poetico" seppur a tratti :). Ti ringrazio sinceramente. Mi spiace che l'incipit non ti abbia colpito. Devo ammettere che quando ho scritto questo romanzo non avevo grande esperienza e di sicuro avevo sottovalutato l'importanza dell'incipit, su cui molti scrivono interi post e si sostiene, non senza ragione, che sia il biglietto da visita del romanzo. Avrei dovuto forse riscriverlo arrivata alla fine, mah. Lo farò senza dubbio con il secondo romanzo che sto ultimando. Comunque Così passano le nuvole è bellissimo :D
      Se vuoi leggere il primo capitolo gratuitamente, io lo distribuisco sul mio blog alla sezione "Risorse free".
      Se ti andrà di leggerlo, sarebbe bello che mi lasciassi ancora la tua opinione, qui o direttamente sul blog. Un saluto e buone letture (per me è sempre un bel momento quando scrivo :) ). A presto

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    2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    3. Gentilissimo Pietro, grazie infinite per la cura e l'attenzione che hai dedicato al mio lavoro. Ti ringrazio anche per l'elenco copioso di positività che hai riscontrato che come puoi immaginare, riempie il cuore. Lo prenderei e lo inserirei nei commenti della mia pagina del romanzo perché si tratta a tutti gli effetti di un'ampia recensione, del tutto inaspettata e dunque ancora più gradita.
      Ho compreso il tuo ragionamento sui paragrafi, un punto di vista che non avevo mai considerato, com'è evidente :).
      Farò tesoro dei tuoi suggerimenti per il lavoro che sto completando cui tengo molto. Rispetto alla tua domanda finale, certo che voglio! Anzi, tu saresti un ottimo lettore beta! Ho provato a ricavare la tua email dal commento ma non ci sono riuscita. Se lo ritieni la mia è elenaferro@elenaferro.it
      Ancora grazie e buona giornata

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    4. Mantengo la mia promessa ed esamino ancora per questa volta i primi paragrafi del tuo "Così passano le nuvole".
      Ti ringrazio del tuo indirizzo e-mail. Ma preferisco risponderti qui. In questo modo questi consigli potranno essere usati o letti anche da altri che ne vorranno fare uso.
      Detto questo continuo con l'esame. Premettendo che "in tutto il tuo primo capitolo" questo modo di scrivere si ripete, e quindi puoi poi tu controllare ed eventualmente correggere dove noti che ve ne sia bisogno.
      Inizio col dire che "la scrittura è molto generica nella sua espressione scritta". Ti faccio l'esempio del primo paragrafo. Dici "Luce entrò nel suo ufficio/ all'ultimo piano/ con lo stesso fare deciso di tutti i giorni". Le frasi come le ho divise ci fanno notare "il generico narrativo". "Luce entrò nel suo ufficio" è qualcosa che dice poco, ecco perché è generico, e lascia molte domande sospese che in seguito non riceveranno risposta. Come" perché Luce entra nel suo ufficio?" o " A che ora ci entra?" o "era necessario che vi entrasse?" eccetera. Lo stesso discorso vale per "all'ultimo piano" e per "con lo stesso fare deciso di tutti i giorni"
      Ora in letteratura non bisogna "mai cercare il facile e lo scontato nell'esprimersi" perché questo diventa "un difetto nello scrivere dello scrittore/trice". Ma se scriviamo "generalizzan-
      do" l'errore è alle porte. E tutto quello che si scrive deve avere "un senso utile allo svolgimento della narrazione del romanzo". Altrimenti meglio eliminarlo e trovare materiale più adatto.
      Per capirci meglio. Mettiamo che tu voglia tenere la frase "Luce entrò nel suo ufficio" si può rendere più specifica in questo modo. "Luce girò in modo energico la maniglia di acciaio lucente della massiccia porta di quercia color vinaccia. Con passo veloce e sicuro varcò la soglia dell'ingresso dell'ampio e luminoso stanzone. Finalmente era giunta nel suo ufficio. La sua seconda casa." In questo modo è più specifico lo scrivere, e si può ancora migliorare.

      In tutto il capitolo non hai "mai parlato della figura di Luce e del suo ufficio come ambiente". Questa è un'altra inesattezza. Gli ambienti dove vivono i personaggi principali si devono sempre descrivere, poco o tanto, e anche la figura fisica.
      Ecco un modo:"L'esile, flessuosa ed elegante figura di Luce andò a sedersi dietro la grande scrivania di ciliegio, sprofondando nella sua comoda ed ampia poltrona di pelle nera". E dato che l'ufficio si deve descrivere, si può aggiungere: "Alle sue spalle c'era l'ampia vetrata della finestra che gettava il suo sguardo dal decimo e ultimo piano di quel vecchio palazzone sino sul marciapiede brulicante di pedoni in continuo movimento". Anche qui si può fare di meglio.
      Ora stampo. E poi aggiungo un altro consiglio.

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    5. Aggiungo ancora qualcosa. "Luce entrò nel suo ufficio all'ultimo piano con lo stesso fare deciso di tutti i giorni" la frase si può migliorare cosi:"Luce entrò con lo stesso fare deciso di tutti i giorni nel suo ufficio all'ultimo piano" oppure "Luce, con lo stesso fare deciso di tutti i giorni, entrò nel suo ufficio all'ultimo piano" oppure "Con lo stesso fare deciso di tutti i giorni, Luce entrò nel suo ufficio all'ultimo piano".
      Ma se vuoi migliorare la frase si può dire "Con passo deciso, Luce entrò nel suo ufficio". E poi spiegare il resto. Qui "ho tolto 'lo stesso fare deciso di tutti i giorni' perché è un errore". La realtà non è cosi. E a meno che non si tratti di un Robot un essere umano "non può compiere un'azione uguale 'tutti i giorni' magari in un mese o in un anno o in una settimana. Diventa poco naturale.
      Queste sono minuzie che si possono comunque aggiustare. Ma per lo stile di scrittura ci vuole più impegno. E credo che tu puoi farcela benissimo a migliorare.
      Ora termino qui questo esame. Sperando di averti spronato e incoraggiata a fare sempre meglio. Così lo scrivere diventa più vario, meno monotono e anche più apprezzabile come pregio Letterario.
      Qualsiasi dubbio tu abbia in futuro, per qualsiasi consiglio di scrittura, se Maria Teresa lo permetterà, in modo da essere avvisato, sarò lieto di risponderti e così di darti una mano, come ho fatto adesso.
      Comunque poi ognuno, e anche tu, può fare come meglio crede.
      Ora termino qui l'esame del tuo primo capitolo. A meno che tu non mi chieda altro di specifico in seguito.
      Ti auguro buona scrittura e ti saluto cordialmente.

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    6. Pietro, le tue analisi sono così accurate e stimolanti che ci si potrebbe fare una rubrica fissa... Penso sarebbe preziosa e utile a tanti di noi. Intanto grazie per l'attenzione che riservi a queste presentazioni.

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    7. Ti ringrazio, Maria Teresa, e accetto volentieri la tua proposta della "rubrica fissa". A risentirci. Ti ringrazio ancora e ti saluto.

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  8. Marina ha avuto un'ottima idea per una tua rubrica fissa :). Venendo a noi, nel merito: la generalizzazione non è di per sé sbagliata, lo diventa quando un intero capitolo o comunque gran parte di una racconto si basa su generalizzazioni. Occorrerebbe agire con equilibrio a mio avviso, per evitare un eccessiva specificazione di certe scene che potrebbe apparire addirittura stucchevole. Sulle descrizioni concordo, potrebbero essere più precise. Ma anche qui, riprendendo il tuo corretto suggerimento sopra a proposito di non inserire cose inutili, mi chiedo se sia davvero necessario indugiare sulla maniglia o andare direttamente al punto. Non senza aver costruito un legame tra i paragrafi è ovvio, altrimenti il lettore si perderebbe.
    Ti ringrazio per questa attenzione che mi è utile assolutamente a migliorare la mia scrittura e soprattutto a vederla da un altro punto di vista. In effetti il romanzo che sto ultimando ora ha subito alcune trasformazioni che mi accorgo persino io si allontanino, non come "emozioni" ma come scrittura, da questo romanzo. Insomma, si cresce, anche con le giuste osservazioni ;)
    Grazie e a presto!

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    1. Nel tuo commento mi ha colpito la frase dove dici che "la generalizzazione non è di per sé sbagliata".E vorrei commentare questa tua frase.
      Premetto che poi ognuno può accettare o meno i consigli dati.
      Ricordati sempre "puoi prenderti un appunto e tenerlo in bella vista dove lo puoi rivedere facilmente fino ad imprimertelo bene nella mente e poi gettarlo via", o lasciarlo lì come promemoria dove scriverai "la generalizzazione nel raccontare, e soprattutto nella Prima Narrazione è sempre un errore che fa scendere la scrittura di uno scrittore/trice molto in basso come pregio Letterario".
      Dato che l'argomento è vasto, cercherò di condensarlo, nei limiti di questo commento, in poche righe.
      La frase "nella piazza del paese c'era molta gente" come vedi "questa frase è generica" o "generalizzante". E al lettore ignaro può non dire assolutamente nulla. Ora la trasformiamo "un poco alla volta" in "una frase non generica ma specifica".
      Le tre sezioni "nella piazza", e "del paese", e "c'era molta gente" devono essere "specificate". Iniziamo col specificare "c'era molta gente". Diremo "nella piazza del paese c'era il farmacista, il macellaio, il sarto e sua moglie Anna". Noterai che mentre prima, nella frase generica "non c'era vita" rendendola un poco più specifica, la frase ci trasmette un po di vita.
      Ora la miglioriamo "nella piazza del paese c'era Aldo il farmacista, Nicola il macellaio e il sarto Donato con Agnese la sua dolce metà." Come vedi la "vita narrativa aumenta" e con essa la "qualità Letteraria". Facciamo di più "nella piazza del paese c'era, col suo camice immacolato e stirato alla perfezione, Aldo il farmacista. Accanto a lui c'era il loquace Nicola il macellaio. E di fronte aveva il piccolo ed esile sarto Donato, che stringeva la mano alla sua amata Agnese, la sua dolce metà".
      Ora confrontiamo le frasi scritte.
      1)"Nella piazza del paese c'era molta gente"
      Questa è generica.
      2) "Nella piazza del paese c'era, col suo camice immacolato e stirato alla perfezione, Aldo il farmacista. Accanto a lui c'era il loquace Nicola il macellaio. E di fronte aveva il piccolo ed esile sarto Donato, che stringeva la mano alla sua amata Agnese, la sua dolce metà"
      Questo costrutto invece è più specifico.
      Il mio è solo un esempio e si può fare di meglio.
      Per completare la frase specificando "Nella piazza Garibaldi di Pisanello (inventato sul momento) c'era..."
      Ora completo risulta " Nella piazza Garibaldi di Pisanello c'era col suo camice...".
      Come vedi "la differenza narrativa" tra la prima frase e la seconda costruzione è notevole.
      Ora stampo e poi continuo.

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    2. Ora vediamo quando "la generalizzazione potremmo accettarla per buona, anche se non lo è, in varie occasioni". Quando dopo avere "scritto quel paragrafo o frase specifica in "una prima volta poi nelle successive volte si può "usare la frase generica con qualche piccolo accorgimento, e lasciandola generica.
      Dimostrazione pratica.
      Per la prima nel capitolo 1 abbiamo scritto "Nella piazza Garibaldi di Pisanello c'era col suo camice immacolato e stirato ...eccetera" andando ad espandere la frase nello specifico.
      Ora nel 2 capitolo mettiamo dobbiamo descrivere la corsa di un'auto vicino alla piazza Garibaldi. Scriveremo così: "L'auto sfrecciò sulla strada che correva accanto 'alla piazza del paese dove c'era molta gente' e scomparve dietro la curva". Come vedi la frase generica "alla piazza del paese dove c'era molta gente" è generica. Ma potrebbe andare bene perché precedentemente era stata già specificata.
      Però ripeto "che anche questa comunque non è una bella narrazione" anche se a volte molti Autori si prendono "questa licenza " di inserire tali frasi.
      In questi casi si può "solo specificare un poco" e così si salva la situazione. Così "L'auto sfrecciò sulla strada che correva accanto alla piazza Garibaldi, piena di gente. L'autista per un attimo intravide il farmacista Aldo che parlava animatamente col suo amico macellaio". Così va un poco meglio.
      Anche in questo esempio si può fare di meglio.

      Il nocciolo della questione è che "in una frase generica o in un raccontare spesso il generico" la fatica di chi scrive "è minima", però anche "il valore Letterario" diventa "minimo o quasi inesistente". Mentre "nel cercare di specificare la narrazione il più possibile" la fatica di chi scrive diventa "un poco di più" e "sale,sale,sale fino ad arrivare alla cima" man mano che il livello Letterario sale di più "specificando il più possibile ogni passo della narrazione".

      Naturalmente vi sono dei punti della narrazione che "si possono specificare di meno" i meno importanti, e "quelli che si devono specificare di più" vale a dire i più importanti.

      E quello che ho accennato io "è solo uno dei modi per specificare". Poi vi sono altri modi, che forse tratterò in seguito.

      Inoltre bisogna ricordare di "non lasciarsi ingannare" da quella "che a volte noi crediamo che sia una generalizzazione della narrazione, mentre in realtà non lo è. E questo in un romanzo piuttosto lungo capita spesso E qui siamo in un altro punto da trattare in seguito.

      Ora ho trattato "la generalizzazione" in modo concreto ma sempre in senso molto largo, dato che l'argomento è vasto.

      Vi lascio con un esempio. Portiamo gli occhiali. Le lenti si appannano col vapore. Non vediamo quasi nulla. Poi mezza lente si spanna e vediamo qualcosa di più. Si pulisce anche l'altra metà. Si vede di più. Si pulisce anche la seconda lente, si vede chiaramente ogni cosa. In questo modo avviene per chi preferisce piano piano ma sempre di più lo specifico al generico.

      Una obiezione: "Ma se io specifico ogni aspetto del romanzo mi ci vorrebbero 3000 pagine per completarlo" direbbe giustamente qualcuno, e a ragione. Ma il problema "non è lo specificare una narrazione", il problema, in molti romanzi è che "si inseriscono troppe informazioni che in realtà non servono poi a rendere il romanzo più piacevole, ma lo appesantiscono soltanto" ecco perché poi chi scrive "trova più sensato, anche se non lo è, preferire il generico, che abbrevia il narrato, che non lo specifico, che allungherebbe il narrato in modo esagerato e inopportuno, solo riguardo alle molte pagine in più non desiderate".

      Sperando di esserti stato utile, ti saluto cordialmente.

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