20 motivi per cui non riesci a finire il tuo romanzo


Non riesco a finire il romanzo è una delle frasi che più spesso mi è capitato di leggere tra le chiavi di ricerca del blog, tanto che ho il sospetto sia un problema molto comune.
Devo ammettere che anche io in questo periodo ho grosse difficoltà con la chiusura della mia storia, per ragioni che ancora non riesco bene a definire. A dirla tutta, gli ultimi capitoli per me sono sempre uno scoglio enorme da superare, la fase più impegnativa e costosa in termini di energie.

A volte però c'è più che una semplice difficoltà ad affrontare il finale. E sono convinta che individuare le motivazioni di certi blocchi sia fondamentale per arrivare al tanto sospirato traguardo. L'incapacità di proseguire nella scrittura potrebbe avere ragioni tecniche o ragioni psicologiche. O magari è solo la sgradevole conseguenza di situazioni personali che ci impediscono di concentrarci.

Proviamo a fare qualche ipotesi sul perché di solito ci si blocca?

1) Non sei abbastanza motivato

Qualsiasi sia stato lo stimolo che ti ha spinto a cominciare la tua storia, oggi potrebbe non essere più valido o non più sufficiente. La frase chi me lo fa fare? ti ronza spesso nelle orecchie? È il momento di fermarsi a riflettere sulle motivazioni e a ritrovarle dentro di te. Perché vuoi scrivere una storia? E perché proprio questa storia?

2) Non ti impegni abbastanza

Man mano che si procede con un romanzo o un altro progetto di scrittura, le difficoltà crescono e allo stesso tempo diminuisce lo slancio d'entusiasmo. È fisiologico. Quindi serve una dose di impegno maggiore. Forse dovrai fare dei sacrifici, mettendo da parte altre attività per dedicarti alla scrittura.

3) Sei partito senza una bussola

Ci sono due tipi di scrittori, chi pianifica e chi no. Sei sicuro di aver preso la strada che fa davvero al caso tuo? A un certo punto, potrebbe diventare indispensabile fermarsi a controllare la rotta e domandarsi qual è la meta. Se non riesci a vedere nulla davanti a te, forse è perché non hai le idee chiare sul viaggio o sulla destinazione finale.

4) Non conosci abbastanza i personaggi

Scindere la trama dai personaggi è un errore che si commette spesso all'inizio. Eppure, ciò che accade ai personaggi è strettamente connesso con le loro reazioni, la loro personalità. Forse hai bisogno di approfondire meglio chi sono i tuoi protagonisti per poter decidere il loro destino.

5) Non conosci abbastanza la storia

Anche se hai deciso di non fare un progetto a monte, è essenziale che tu conosca il senso della storia. Ti sei mai chiesto cosa volevi dimostrare? Hai individuato il nocciolo della trama? Prova a tracciare una sorta di quarta di copertina dove parli del cuore della vicenda e del motivo per cui un lettore potrebbe trovarla interessante.

6) La trama ha preso una strada sbagliata

Secondo me, uno dei motivi più comuni a causare un'impasse è l'aver deviato da qualche parte nel corso della trama, senza rendertene conto. Soprattutto quando procedi senza un progetto a monte, rischi di infilarti in vicoli ciechi o di imboccare vie lontane dal cuore della storia. L'unica cosa da fare è tornare indietro e capire dove è successo.

7) La trama è troppo esile per un romanzo

A volte si ha difficoltà ad andare avanti perché la forma che abbiamo dato alla storia è inadeguata. Sei certo che la trama regga per un romanzo vero e proprio? E abbastanza di ampio respiro? Forse farne un racconto sarebbe la soluzione.

8) La trama si è gonfiata o complicata troppo

Inserire elementi su elementi, situazioni che si intrecciano tra loro, è uno dei miei grossi problemi. Tendo a creare storie contorte, piene di subplot, con il risultato di non raccapezzarmi più. Capita anche a te? Forse hai bisogno di individuare il plot portante e concentrarti su quello.

9Hai la sindrome del secondo romanzo

Scrivere un primo romanzo è relativamente facile, ma una volta che lo hai pubblicato non sei più la stessa persona, in qualche modo perdi l'innocenza che ti caratterizzava, sei uscito dal guscio. Hai conosciuto il mondo dell'editoria, ti sei esposto a dei lettori. Ora devi affrontare il secondo libro con delle consapevolezze in più. Sei pronto a farlo?

10) Continui a confrontarti con te stesso

Se il tuo precedente romanzo ha avuto un discreto successo, può diventare un problema sentirsi all'altezza con una prova successiva. Forse non ne sei conscio, ma temi questo confronto con te stesso. Il tuo blocco potrebbe risolversi se consideri ogni storia come qualcosa a sé.

11) Continui a confrontarti con autori migliori di te

Ricordate la sindrome di Tolstoj? Il continuo confronto con altri autori è un freno molto potente, perché ci impedisce di essere noi stessi, di trovare una nostra voce, uno stile personale. Ogni scrittore è diverso, e tu hai bisogno di scoprire le tue peculiarità per vincere ciò che ti blocca.

12) Sei troppo perfezionista

Il tuo romanzo è una specie di tela di Penelope? Scrivi, scrivi, e poi cancelli tutto perché non ti piace? La revisione è una buona cosa, ma può anche essere un ostacolo per chi scrive, soprattutto per gli insicuri o i perfezionisti maniacali che non sono mai soddisfatti di nulla. Lasciarsi andare ogni tanto a una scrittura più spontanea potrebbe essere l'unico modo per finire questo benedetto libro.

13) Ti manca il fuoco sacro

Nella scrittura le fasi calanti sono inevitabili. Non si può avere sempre la passione a sostenerci. Tuttavia, l'interesse per la storia può calare al punto che non riesci più a immedesimarti nei personaggi, a sentire le vicende come tue. E d'altra parte, se neppure tu ami il tuo romanzo perché un domani dovrebbe farlo il lettore? Un rapporto tiepido con la storia agisce come un blocco potente. Hai bisogno di ritrovare l'intimità con i personaggi, di tornare ad amarli.

14) Non hai fiducia nelle tue capacità

Sei partito in quarta spinto da un'ispirazione che faceva da traino, ma ora la Musa ti ha abbandonato e sei solo con te stesso. Che tu ne sia consapevole o no, forse non credi di poter finisce questo romanzo, di esserne in grado. Prova a far leggere ciò che hai scritto a una persona che sa essere obiettiva e cerca di capire se c'è un problema reale o solo psicologico. Potresti aver bisogno di acquistare delle capacità per scrivere (frequentare un corso, leggere un manuale) o solo di qualcuno che ti incoraggi.

15) Ti fai condizionare da chi non crede in te

Troppo spesso sono quelli che ci circondano a influenzarci negativamente. Le influenze nocive possono essere tante. Stai solo perdendo tempo. Non troverai mai un editore disposto a pubblicarti. Non sarai mai un autore vero. Sono alcune delle frasi che ci demotivano, da cui bisogna imparare a difendersi. Possono affossare la voglia di scrivere e impedirti di finire il nostro amato romanzo. Hai bisogno di costruirti una corazza intorno e andare avanti per la tua strada.

16) Sei arrivato a saturazione

Ti sei immerso troppo nella scrittura di questo romanzo, senza neppure rendertene conto. La saturazione porta inevitabilmente alla noia. Hai bisogno di cambiare, di fare cose diverse, non ostinarti a scrivere senza averne davvero voglia. Allontanarsi per un po' dai personaggi e dalle loro vicende è l'unica soluzione, anche se non vorresti.

17) Sei troppo dispersivo

In quanti progetti di scrittura sei impegnato attualmente? Forse troppi. Il multitasking non fa per tutti, probabilmente hai bisogno di concentrarti su una cosa sola per ritrovare il feeling con la storia e andare avanti. Se continui a iniziare mille romanzi senza finirne uno solo, forse è perché manchi di un po' di disciplina o disperdi le tue energie.

18) Non sei allenato per un progetto così impegnativo

Affrontare un romanzo senza aver mai scritto un racconto è come correre una maratona senza esserti allenato prima. La conseguenza è che prima o poi ti fermi con il fiatone e i crampi. Prova a ridimensionarti un po' e sforzati di procedere per gradi. Potresti aver bisogno di scrivere dei racconti o forse solo un romanzo meno impegnativo. Ciò che ti sei riproposto potrebbe implicare muscoli che ora come ora non hai ancora sviluppato.

19) Hai paura del dopo

Ciò che ci aspetta una volta finito il libro, può fare molta paura. Pensare al lavoro necessario per la pubblicazione e la promozione può essere un deterrente fortissimo. E può esserlo anche l'idea di dare in pasto al mondo il frutto delle nostre fatiche. C'è una soluzione? Forse solo quella di non pensarci.

20) Non hai il giusto stato d'animo

Come dicevo tempo fa in questo post, la scrittura si nutre anche di stati d'animo. Ci sono dei momenti della vita che richiedono la massima attenzione in altri settori. O ci sono situazioni troppo stressanti, tali che la scrittura non riesce a esprimersi. A volte, dunque, non riusciamo a finire un romanzo solo perché non è il momento più adatto per scrivere. Resta da aspettare tempi migliori.

Forse il motivo del tuo blocco non è tra questi, forse è necessario andare ancora più a fondo. Io stessa ancora non ho capito perché il mio romanzo è fermo a meno cinque capitoli, ma mi auguro di venirne presto a capo.

A te è mai successo di bloccarti? Hai scoperto cosa ti paralizzava?

Commenti

  1. Ottima analisi.
    A me è capitato di lasciare una storia lunga in sospeso, per diversi motivi da te elencati, e mi è nato un rifiuto a continuarla. Se scrivere diventa motivo di scontro tra creatività e scrittura meccanica per me finisce lo scopo, evidentemente quella storia meritava di venire interrotta salvandomi da un flop.
    Questo distacco emotivo in corso di creazione del romanzo forse ha bisogno di tempo per venire capito e sanato, come se fosse il nostro io più profondo che tenta di segnalarci un intoppo e merita tutta l'attenzione. Mai nulla avviene per caso.

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    1. La penso anche io così. Non sempre se ne viene a capo, qualche volta serve tempo per capire il perché di un rifiuto emotivo verso ciò che noi stessi abbiamo creato. L'importante, forse, è riuscire a sentire in tempo questa voce interiore e regolarsi di conseguenza.

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  2. Ce l'ho, ce l'ho, ce l'ho... come con le figurine. Ma io un romanzo non ho neanche cominciato a scriverlo, perché tanto lo so già che prima o poi mi imbatterei in uno di questi venti punti. Quindi perché cominciare? Ecco, puoi inserire questo nel punto numero 21, o farne il nucleo di una nuova sindrome... vedi tu. Ti cedo i diritti. :P

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    1. Quindi dici che esiste anche la paura di cominciare per non restare bloccati? Io penso che quando una storia ti chiama sul serio, diventa un bisogno interiore e imperativo darle voce. Forse ancora non è arrivato il romanzo che non puoi fare a meno di scrivere :)

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  3. Ho un romanzo in cantiere da due/tre anni.Ho fatto una lunga preparazione della struttura con schemi e schemini e ho preparato uno ad uno i personaggi. Ho tutta la storia in testa, capitolo per capitolo. Tuttavia ho scritto solo una trentina di pagine. La scusa è sempre il tempo che manca, tuttavia, quando ho tempo, finisco per dedicarmi a qualche racconto che mi dà risultati immediati. Eppure è un progetto in cui credo e che so che prima o poi finirò. Forse la mia è paura di bruciare un prodotto a cui tengo particolarmente e questo prendermi tempo è proprio per lavorarci nel modo migliore. In pratica un condensato di molti punti che citi.
    Un bel post, Maria Teresa, credo che mi servirà per mettere a fuoco questi limiti. Grazie. :)

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    1. Grazie a te, Silvia. In effetti quello di cui parli potrebbe essere un ulteriore impedimento. In parte lo capisco, perché anche io ho una storia tutta in testa, ho buttato giù una bozza e ho una marea di appunti, ma per qualche ragione non ho mai concretamente iniziato a scriverla. Forse dobbiamo concludere che c'è un tempo giusto per ogni progetto di scrittura. E prima o poi arriverà anche il turno del tuo romanzo.

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    2. Ecco, mi sa che io sono messa come Silvia... :(
      Cure ce ne sono?

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  4. Direi che sono bloccato per molti di questi motivi. Sicuramente ho paura del dopo, come è certo che non ho molta fiducia in me stesso, e che sono molto dispersivo. In più direi che le distrazioni sono tante, e il tempo da dedicare al romanzo è sempre molto poco.

    E poi direi che avendo scritto solo racconti fin'ora, sono poco allenato su qualcosa di più ampio respiro. Tuttavia, qualche tempo fa ho fatto come dicevi tu: ho abbandonato temporaneamente un progetto di romanzo di cui ero convinto, ma molto impegnativo, per un po' più lineare e semplice. Magari in questo modo riuscirò a svilupparmi a sufficienza per riprendere l'altro in futuro :) .

    Almeno però non ho i problemi relativi alla mancanza di bussola: non ho mai iniziato un racconto - tanto meno un romanzo - senza prima aver programmato a grandi linee inizio, svolgimento, personaggi e finale. Quindi almeno questo grosso problema me lo evito :D .

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    1. Magari potresti scoprire che i racconti sono più nelle tue corde, non c'è nulla di male in questo. In ogni caso, è positivo scrivere molte storie di breve respiro prima di affrontarne una più complessa, ti fai le ossa. Purtroppo da quello che sento in giro è molta di più la gente che si butta a capofitto nei romanzi senza aver mai scritto altro.
      Di certo ti sarà utile avere dimestichezza con la progettazione delle trame :)

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  5. Anzitutto, complimenti per l’analisi, puntuale, esaustiva, ricca di osservazioni importanti e in grado di trasmettere un raro e generoso sentimento di comprensione e di indulgenza verso il lettore-scrittore! Non molto tempo fa, volendo scrivere la continuazione di un mio precedente romanzo, mi sono bloccata e me ne sono allontanata. Ancora oggi quel testo, che già copriva almeno metà della trama progettata, giace sospeso dentro un cassetto del pc. Leggendo il tuo post, e soffermandomi sul punto 16, sono rimasta folgorata sulla via di Damasco, e qui ti ringrazio vivamente! Credo che il motivo principale fosse quello. Ad ogni modo, quando accade di fermarsi, c’è sempre una ragione e, infatti, poco dopo ho dato vita a un nuovo romanzo (ora in fase di rilettura e correzione), la cui storia, guarda caso, appartiene a un genere letterario completamente diverso: a volte c’è davvero bisogno di distaccarsi dal solco del vecchio sentiero per scoprirne altri più incoraggianti!

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    1. Grazie Clementina ^_^ Credo che stia capitando anche a me la stessa cosa in questo periodo. Quando si dedicano molte energie a un'unica storia, si può arrivare al punto di saturazione. Personalmente tendo a intestardirmi, a insistere. Ci metto un po' a capire quando è il momento di cambiare aria.
      Certamente prima o poi ti tornerà la voglia di riprendere quel romanzo che hai lasciato da parte e a quel punto sarai più serena per continuarlo. Alla fine, secondo me, l'importante è che la scrittura non smetta di essere motivo di gioia.

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  6. Sostanzialmente io mi demoralizzo per mancanza di tempo rispetto a tutto quello che avrei in cantiere e in mente. Tuttavia sono sicura che, anche se avessi 24 h a disposizione, non starei a scrivere dall'alba al tramonto, per cui è molto possibile che la mia sia solamente una scusa.

    Mi è capitato una volta d'incorrere nel punto 8) "La trama si è gonfiata o complicata troppo", e alla fine la revisione è stata così pesante che mi sembrava di aver scritto tre romanzi al posto di uno!

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    1. Eh, lo penso anche io che pur avendo l'intera giornata a disposizione non riusciresti a scrivere tutto il tempo! Per quanto mi riguarda, quando va bene, sono capace di scrivere un paio di ore, dopo subentra la stanchezza mentale.
      Il punto 8 lo conosco bene anche io, ahimè!

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  7. Sono rimasta ferma con la scrittura per 12 anni. Per motivi famigliari prima e dopo per il classico "chi me lo fa fare? Se scrivo per me, io la storia la conosco benissimo!" Alla fine ho capito che non posso separare me stessa dalle mie storie, ed è tornato il sole. Certo, sono lumachina nella stesura perché non é la mia prima occupazione, ma ora che ho riaperto la porta sarà difficile che mi fermi...

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    1. La fase "chi me lo fa fare?" è davvero terribile, mette una barriera tra la voglia di scrivere e il farlo concretamente, molto più di qualsiasi altra cosa. E' bello però quello che hai detto: "non posso separare me stessa dalle mie storie". Penso che sia una presa di coscienza in grado di dare molta serenità... Sulla lentezza, beh, non dirlo a me :)

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  8. Il mio ultimo romanzo si è arenato al terzo capitolo. Perché? Ho provato a riflettere; alla luce delle tua analisi, aggiungerò qualche elemento in più. Un editor con cui mi sono consultata, mi ha consigliato di riscrivere i capitoli cambiando la voce narrante (Dalla prima persona alla terza) per alleggerirmi di responsabilità. Vedremo se riuscirò a uscire dalla crisi:)

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    1. Può essere un'idea, in effetti. A me è capitato qualche volta di arenarmi perché c'era qualcosa che stonava, ma non riuscivo a mettere a fuoco di cosa si trattava. Magari cambiare prospettiva ti darà un nuovo slancio :)

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  9. Come al solito Maria Teresa non ti smentisci mai, analisi puntuale e interessante.
    Io faccio parte di un'altra categoria, quella che pur avendo portato a termine la storia non riesce tuttavia a lasciarla andare. Mi sono interrogato sulla questione e la mia impressione è le storie che ho scritto l'ho scritta per me e non per un lettore o il lettore. Forse potrei essere inserito nei perfezionisti, mi piace troppo leggere le mie storie visto che ho finito da un pezzo la seconda, e nel frattempo una limatina qua un taglio là cerco di renderla più piacevole.
    Non vorrei passare per narcisista inconcludente, tuttavia faccio fatica a lasciare andare le mie storie sia per un piacere personale nel rileggerle e correggerle sia perché un lettore non riuscirebbe a godere delle sfumature inserite nelle storie, o almeno credo.
    Come mi sembra chiaro sono impantanato nelle riletture e/o correzioni infinite.
    Grazie
    Rosario

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    1. C'è un solo modo per lasciare andare una storia: pubblicarla! Nel momento in cui arriva ai lettori, ti rendi conto di tante cose, la prima delle quali è non esiste il testo perfetto. Ogni lettore ha il suo punto di vista, ama certi aspetti, ne detesta altri. Non si possono accontentare tutti, quindi puoi cercare di fare del tuo meglio, ma sarà comunque sempre il meglio secondo il tuo punto di vista. Ti auguro comunque di uscire presto dal tuo pantano, al quale temo di aver contribuito anche io ;)

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  10. Ho sofferto di 7 o 8 di questi sintomi ma finalmente posso dire di averli superati tutti!
    A tratti ho perso la motivazione, l'impegno, la fiducia, l'entusiasmo. Sicuramente sono arrivata a saturazione e mi sono dovuta costringere a proseguire in questi ultimi mesi. Ho anche deciso di lasciar lì qualche piccolezza a dir la verità, a un certo punto si deve mettere la parola FINE e spedire all'editore (o autopubblicarsi) perché tanto non si arriverà mai alla perfezione.

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    1. E' una bella sfida vinta, allora. Non tutti ne escono vittoriosi, è molto più facile lasciarsi andare.
      Vero, a un certo punto bisogna mettere uno stop per non cadere nella paranoia da revisione. Tanto, come dicevo su a Rosario, il testo perfetto non esiste. Le ultime fasi di un romanzo poi secondo me sono davvero faticose. Quindi hai spedito agli editori e ora sei in trepidante attesa?

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  11. A me è successo di interrompermi anche per lunghi periodi per motivi di sfiducia in me stessa. Non ero in grado di rispettare i canoni narrativi e rendermi interessante.
    Altro motivo: certe volte sei carico di quella scena, di quel personaggio, di quell'emozione, che scrivere diventa un imperativo categorico, altre volte se devi inserire punti di raccordo o altri personaggi o storie che nella mente sono più sfumate, la scrittura si blocca. o ancora perché la trama cambia di rotta. Penso che in uno o più dei vari punti che tu hai citato ,a ogni scrittore dilettante o professionista , è facile identificarsi.

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    1. Hai ragione, ci sono delle scene che ci prendono di più, ci catturano al punto che scrivere diventa un'attività quasi naturale, altre che sono necessarie ma meno coinvolgenti, e quindi ci va meno di scriverle. Mi sa che a questo non c'è nessun rimedio! La sfiducia in se stessi è invece più grave, menomale che l'hai superata :)

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  12. 21) Essere persone poco costanti per natura e trovare difficoltà a finire le cose
    22) Essere persone entusiaste sul nascere per natura salvo poi disinnamorarsi di ogni progetto
    Ecco non sono io il tipo 21 e 22 ma trovo ci siano anche motivazioni più caratteriali che relative alla scrittura.
    Io finisco tutto, se sono in crisi chiedo l'intervento della mia solita amata editor.
    Sandra

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    1. Disinnamorasi di un progetto potrebbe essere un problema più comune di quanto pensi, soprattutto se parliamo di progetti corposi. Voglio dire, finché si tratta di scrivere un racconto, si può mantenere alto l'entusiasmo per tutto il tempo, ma quando la storia è più ampia, è anche fisiologico che la passione un po' cali. Comunque, hai ragione, il carattere incide molto sul nostro rapporto con la scrittura. Per fortuna che hai qualcuno che ti da un'iniezione di fiducia in caso di crisi ;)

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  13. Una perfetta analisi delle cause "bloccanti", io non le ho sperimentate tutte e venti ma ce ne sono molte. Ultimamente quella che mi ha bloccato con la scrittura del giallo è stata la trama che si è troppo complicata, così mi sono fermata per meditare e lasciare decantare la storia, è stata quasi una tappa obbligata perché ho dovuto concentrarmi sulla traduzione di Freedom. Tuttavia come per magia una notte che non dormivo si è accesa una lampadina e ho capito come andare avanti. A volte serve staccarsi dalla storia. Però ogni romanzo credo sia un caso a sè, parlo per esperienza. Una volta per esempio mi ero bloccata perchè ero indecisa sul finale, l'impasse era tra finale tragico e lieto fine...

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    1. Che bello quando ti si accende una lampadina! E per farla accendere, a volte c'è proprio bisogno di distaccarsi e pensare ad altro. Capita molto spesso anche a me di essere indecisa sulla strada da prendere. In quel caso il blocco è inevitabile.
      Se il romanzo a cui ti riferisci è quello che penso, hai fatto bene a dargli un lieto fine :)

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  14. Mi è successo di bloccarmi di recente, quando ho sentito il bisogno di fare il punto della situazione. Prima tiravo dritto come un ariete, e a lasciare incompiuto o sospeso qualcosa non ci pensavo nemmeno. Ora sto meglio e scrivo racconti, ma vorrei darmi una mossa: un romanzo già scritto da sottoporre a revisione, un altro romanzo iniziato ma non finito, tanti appunti presi per una nuova storia, e ancora non so dove mettere le mani... Quindi aggiungerei agli ostacoli che citi - tutti importanti - il bisogno di purificare i presupposti interiori della scrittura.

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    1. Ogni tanto fermarsi a riflettere sulla nostra attività non fa male. Quando sarà il momento, ripartirai più consapevole e soprattutto motivata. Ho attraversato spesso (anche se in misura molto minore rispetto a te) questi momenti, sono stati spiacevoli per certi versi, ma ne sono sempre uscita più carica. E comunque hai parecchio materiale in cantiere, questa è un'ottima cosa :)

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  15. Sono partito con una storia grandiosa per un romanzo... poi, punto 7. Alla fine è diventato un racconto lungo e penso proprio rimarrà così.

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    1. E' comunque un ottimo risultato, per me, aver capito a un certo punto che forma dovevi dare alla storia. Tu pensa ai tanti romanzi che vengono pubblicati e spacciati come tali, ma che di fatto non meriterebbero tante parole...

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  16. il "solito" bel post da parte tua...
    utile, interessante e ben approfondito...
    parlo di me: sono almeno 5/6 le mie limitazioni

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    1. Spero solito in senso positivo :D Grazie Patalice, spero possa tornare utile in qualche modo per mettere a fuoco eventuali blocchi. A volte basta capire "a fondo" ciò che non va per rimuovere l'ostacolo.

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  17. Ho tuttora dei manoscritti lasciati a metà che mi illudo essere solo "temporaneamente" in attesa di nuova ispirazione a rimetterci mano, ma è ovvio che probabilmente resteranno incompiuti.
    I motivi sono fondamentalmente quelli che tu dici al punto 6 e in parte un calo di passione quel quel tipo di narrativa lasciata appunto in sospeso. Per dire: in questo periodo non riuscirei a scrivere fiction a sfondo fantastico, mi sento più motivato sul realistico, ergo: il manoscritto di una sorta di fantasy che avevo iniziato anni fa difficilmente andrà avanti poiché non trovo più interesse nel fantastico.

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    1. In effetti capita che gli interessi cambino nel tempo e certe storie non siano più nelle nostre corde. Purtroppo ne so qualcosa anche io. Una soluzione può essere quella di riciclare ciò che hai scritto dando un taglio diverso. D'altra parte è normale seguire l'ispirazione ovunque ci porti :)

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  18. Ne aggiungerei un altro (che potrebbe fare il paio col n. 17): hai altri interessi oltre alla scrittura e a volte è necessario un periodo di stop per poter seguire altre cose.
    Nel mio caso - per esempio - devo ancora iniziare quel che ho in mente per seguire altri interessi "storici".

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    1. Direi che un po' a tutti capita di avere in pentola tante cose. Il tempo è quello che è, quindi si fa una scelta. Se è solo una pausa, che problema c'è? Tanto non ci corre dietro nessuno :)

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  19. Non ho mai terminato il secondo romanzo, credo di ritrovarmi nei punti 2, 5 e 9.
    In sostanza non ho mai ben focalizzato la trama, puntando invece in modo particolare sullo stile, che volevo più "asciutto" rispetto al primo romanzo. Riscrivevo più volte senza restare totalmente soddisfatta. Volevo evitare l'effetto feuilleton. Insomma, una serie di aspetti che da un giorno all'altro hanno totalmente fermato la vena creativa.
    Peccato, perché era stato un forte richiamo dall'Irlanda a portarmi verso quella storia.
    :(

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    1. Il secondo romanzo è uno scoglio per tanti, ho vissuto anche io quest'esperienza, proprio come l'hai descritta. Paradossalmente essere più consapevoli di ciò che si vuole è peggio di non esserlo. Però se la storia continua a dirti qualcosa, io penso che prima o poi la riprenderai in mano e lo farai con più serenità. A me è accaduto così, ci ho messo parecchi anni, ma spero che per te accada prima :)

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  20. Bellissima come analisi. Per sdrammatizzare volevo però aggiungere un ulteriore motivo per cui non si finisce un romanzo ... E' finita la carta ! Ho stampato il mio romanzo sulla stampante laser e all'improvviso, all'ultimo capitolo mi è finita la carta. E adesso ? Non ho mai amato tanto gli e-book come in questo momento. Il dilemma però è un altro. Se non devo più stamparlo a chi addebito la colpa che non riesco a finirlo ?

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  21. È incredibile, M.Teresa, li hai messi tutti in fila e non ce n'è uno da cui non sia passato o che non mi coinvolga ancora adesso: le motivazioni che vanno e vengono, lo scarso impegno, 11 e 12, poi, sono il mio vestito e riflettevo anche sul fuoco sacro! Potrei continuare fino al n. 20. Sai cosa mi consola, se posso parlare di consolazione (e non dovrebbe esserlo)? Che c'è un "male in comune" che genera un " mezzo gaudio" condiviso.

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    1. Sì, sei in buona compagnia! Pure io ho vissuto parecchi di questi problemi, con qualcuno sono ancora coinvolta. Viene da pensare che siano demoni che dobbiamo affrontare tutti e forse non li si annienta mai completamente, soprattutto se c'è di mezzo il carattere. Io penso però che sapere qual è il nemico sia già un passo avanti ;)

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  22. Credo tu abbia detto tutto. La paura in particolare ha varie vesti: paura che il tutto non funzioni abbastanza, perché una cosa è scrivere finché si scrive, altro è tirare le somme. Paura che quando lo rileggeremo saremo delusi. Paura della grande e inevitabile fase di editing, della ricerca di un dannato editore, del suo rifiuto, di quello del pubblico. Paura del vuoto, di quel buco che viene a chiudere quella storia e tornare a vivere una sola realtà, quella non-fiction della nostra vita.

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    1. La paura è paralizzante, è vero. Quando si è vicini alla conclusione di una storia, è inevitabile temere il distacco. Dopotutto i personaggi sono stati nostri compagni per tanto tempo! E come hai detto tu, la paura di tornare alla non-fiction della vita può essere forte, al punto da continuare a trascinarsi dietro la storia con varie scuse.

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  23. Un esame molto profondo dell'argomento. L'ho letto volentieri. Complimenti.
    Effettivamente i motivi per cui a volte non si riesce a finire di scrivere un romanzo possono essere molti, e a volte potrebbe succedere anche di non capire pienamente il blocco mentale o fisico o emotivo che ci impedisce di proseguire verso la chiusura di quel romanzo. Certe volte è l'aspetto puramente tecnico della costruzione di un romanzo che in un modo o nell'altro ci impedisce di poter concludere quanto abbiamo iniziato. Altre volte sono i percorsi sbagliati della narrazione che ci portano davanti una porta chiusa a chiave che non riusciremo mai ad aprire. E poi ci possono essere altri motivi oltre a quelli molto mirati che hai con perizia elencati.
    Io sono sempre dell'avviso che quando un romanzo non ci piace più, per un motivo qualsiasi, lo si può mettere da parte per un ripiglio futuro o lo si può eliminare e pensare a qualcosa di nuovo da scrivere. Detto questo quello su cui consiglierei di soffermarsi prima di fare qualche passo falso è di valutare attentamente quello che si è scritto, ma non dal punto puramente tecnico della cosa, bensì valutarlo dal lato affettivo della cosa. Vale a dire che dobbiamo immaginare che il romanzo che abbiamo scritto sia diventato per noi come un figlio o una figlia, o come qualcosa o qualcuno a cui vogliamo molto bene. Poi esaminiamo velocemente tutto quello che abbiamo scritto attorno a questa persona a noi cara. Così potremo capire se gli abbiamo messo addosso gli abiti sbagliati, o se lo abbiamo vestito poco oppure troppo e se i colori usati degli abiti suoi sono piacevoli a vedersi oppure no. E da questo esame fare i dovuti cambiamenti. I simbolici abiti che ho usato come esempio sono le varie composizioni letterarie che si devono usare per scrivere un romanzo, tipo la trama, i personaggi, i capitoli eccetera. Magari dopo questo esame ci accorgeremo che alla nostra creatura, al nostro romanzo, forse manca solo un berretto sulla testa e poi la conclusione viene da sé.
    Voglio solo dire che,a mio esclusivo parere, ogni scrittore/trice dovrebbe sempre volere del bene a ciò che scrive. In tal modo i cambiamenti saranno meno dolorosi se si pensa che faranno del bene al romanzo, e anche la chiusura finale sarà più accetta e piacevole da definire. E anche gli scritti cosiddetti "sbagliati" che poi uno scrittore getterà via dovrebbero essere molto apprezzati perché ci faranno capire quali sono le cose che ci piace molto scrivere e quelle che invece ci piacciono di meno nello scrivere. E questo mi pare fondamentale per la produzione narrativa di chi scrive.

    Ora provo a darvi un consiglio puramente tecnico per concludere un romanzo. Un modo come un altro per non rimanere bloccati.
    Ecco di cosa si tratta. Immaginate prima la fine del romanzo e sinteticamente scrivetela sulla carta o sul PC o altrove. Poi metteteci accanto il punto del romanzo dove vi siete bloccati, e provate a vedere se potete fare dei fili di narrazione con cui unire armoniosamente i due blocchi. Forse dovrete togliere o aggiungere qualcosa o fare qua e là dei cambiamenti in quello che avete già scritto, comunque sia forse riuscirete facilmente a concludere il vostro romanzo e ad abbellire la vostra creatura con un finale che vi piace, semplice o articolato che sia, ma che vi dia la grande soddisfazione di avere concluso in modo piacevole e appropriato qualcosa che dopo la parolina "fine" vi terrà compagnia, forse in modo molto romantico e piacevole, per il resto della vostra vita. E questo, a mio parere, compenserà di molto tutte le fatiche fatte per scriverlo. E tutto ciò non mi pare poco. Con l'augurio che possiate finire al più presto il vostro romanzo. Vi saluto.

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    1. Ti ringrazio molto, Pietro, per il tuo commento così articolato e preciso. Ho molto apprezzato il tuo consiglio, credo che proverò anche a metterlo in pratica, visto che mi trovo in una fase della storia in cui ho bisogno proprio di unire i fili della narrazione.
      Mi sembra che dalla tua riflessione emerga anche un'altra cosa importante, e cioè quanto il rapporto tra l'autore e il suo scritto sia delicato, oltre che complicato. Si può arrivare al punto da non capire più una storia o da non riconoscerla più come "nostra". Per questo mi piace la tua idea di considerare ciò che abbiamo scritto da un punto di vista affettivo, per riscoprirne l'anima. A volte i testi vanno messi da parte e poi considerati sotto un'altra luce.

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  24. Osservazione più che veritiera, per fortuna non mi ritrovo in tutti i punti da te elencati, altrimenti farei prima a darmi all'ippica!
    La mia storia è nata un po' per caso, ho tratto ispirazione da un sogno e, prima che me ne accorgessi, sono stata catapultata nell'Ottocento ad inseguire i miei personaggi. Devo confessare che quando l'ho iniziata, le fasi che ho attraversato si sono alternate (e continuano a farlo!). Se certi giorni mi dicevo:"le dita scivolano sulla tastiera che è una meraviglia", in altri mi sono ritrovata a fare i conti con la temuta pagina bianca. Credo che, però, le piccole pause siano assolutamente positive se l'alternativa è rappresentata da dialoghi insipidi e clichè che si insinuano nella tua storia, solo perché non hai trovato qualcosa di meglio da scrivere, insomma!

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    1. Che bella l'origine della tua storia! Eh sì, è normale e anche giusto che durante la scrittura si alterino momenti in cui la storia quasi si scrive da sola, e altri di stanchezza o addirittura blocco. Il tuo approccio mi piace, mi sembri molto serena verso questi alti e bassi. D'altra parte l'ispirazione secondo me è un elemento talmente fragile e prezioso, che va accolto con gratitudine quando c'è, e atteso con pazienza quando manca.

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  25. 2, 3, 13, un po' 15, 17 sicuro, 18 anche, 20.
    Aggiungerei come 21: Hai un lavoro complicato, che in alcune settimane non ti lascia respiro, quelle 8 ore (che poi diventano 9 perchè in pausa pranzo parli ancora di lavoro, e anche 10 perchè sfori sempre oltre orario, e pure 11/12 se tieni conto che in auto per strada non scrivi)...quelle ore ti lasciano svuotato. E per quanto avresti voglia di scrivere, il farlo con un computer ti ricorda l'ufficio (ecco perchè ho un portatile SOLO per scrivere).
    Ps. E' una settimana che ho letto questo post e solo ora riesco a commentare, per il lavoro.
    Forse anche 22: E' un impegno lungo. Il romanzo è un impegno a lunga scadenza, il racconto dà soddisfazioni immediate. Così al momento sono assuefatta dai racconti. :P

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    1. Non avevo pensato quest'ultima cosa che hai detto, ma è sicuramente da non sottovalutare che un racconto dia soddisfazioni più immediate. Un romanzo implica un lavoro lungo, durante il quale non hai dei feedback con il lettore. Sul problema del lavoro, temo che davvero non ci sia soluzione. Io ho scritto il mio primo romanzo a spizzichi e bocconi durante le pause lavorative. Ricordo che la cosa peggiore in quel periodo per me era dover scrivere come attività lavorativa e poi non trovare più la voglia di farlo per una storia mia. Quindi capisco bene la faccenda del portatile usato solo a questo scopo!

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  26. Io forse per decenni ho sofferto dei più svariati punti da te citati.
    Forse però, la ragione che mi ha trattenuto di più è stata l'insicurezza. Adesso che dopo tanto impegno e studio, inizio a vedere che qualcuno reputa valido quel che scrivo, diventa tutto più incoraggiante. Adesso che mi sono slanciato vorrei non fermarmi più.
    In questi anni ho lavorato anche sul metodo. Su come lo scrivere un romanzo si adattasse alla mia persona, alle mie potenzialità e ai miei limiti.
    Adesso finito questo in corso ho una sfilza di romanzi che vorrei tutti completare in un giorno. A volte anche la bulimia del voler scrivere troppo fa male. Ma so per certo che in futuro sorgeranno i momenti bui e le crisi. Ma tutto sommato, così come ne abbiamo discusso tante volte, anche i momenti di crisi sono positivi. Il tunnel, se non riesce a inghiottirci è un momento per rigenerarsi e trovare nuove forze e stimoli.

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    1. L'incoraggiamento è necessario, altrimenti ci rimane il dubbio che quello che facciamo non valga la pena di essere portato avanti. Fai bene ad approfittare di questo momento di grazia nella scrittura, nel produrre tanto non c'è niente di male, soprattutto considerati gli alti e i bassi inevitabili.
      Che tu abbia trovato il metodo che fa per te mi sembra un'ottima cosa. Dovresti scriverci su un articolo, perché secondo me è una tappa davvero fondamentale per chi scrive, un salto di qualità. Io non so se ci sono ancora arrivata, probabilmente ci sto ancora faticosamente lavorando.

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    2. Non sono uno scrittore però ti posso assicurare che molti dei motivi che hai elencato sono gli stessi per cui non si riescono a terminare anche i "semplici" post.
      Ciao, a presto.

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    3. Hai perfettamente ragione. Molto spesso capita anche a me di provare le stesse sensazioni con i post, forse anche in modo più marcato. Alla base di tutto secondo me ci vuole tanta passione, quando quella viene a mancare sono dolori. Ciao Nick e grazie per essere passato :)

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  27. Ciao
    ho scritto e concluso il mio romanzo da tempo ma ancora non l'ho inviato a nessun editore.
    Vago per la rete leggendo consigli sulla grammatica, la sintassi e naturalmente il modo di scrivere.
    Vorrei tanto colpire l'editore che mi leggerà al primo colpo... ho paura, davvero tanta paura di non piacere.
    Nonostante ciò sono fiera del mio lavoro, della trama e dei miei personaggi.
    Ci sono state persone che non hanno creduto in me ma vedranno!
    Grazie mille per i tuoi post, sono un'ottima guida :)

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    1. Ciao Madhubala, benvenuta e grazie!
      Come avrai letto in questo post, non è tanto scontato arrivare a finire un romanzo, quindi considera che hai già fatto moltissimo :)
      Adesso mi sembra importante acquistare fiducia in te stessa per proporre la storia agli editori. E soprattutto preparare una buona sinossi, che è ormai il biglietto da visita di ogni autore in cerca di editore ;)
      In bocca al lupo per la tua ricerca!

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  28. Non essendo già uno scrittore, il tempo che riesco a dedicare è davvero poco ed incostante. Ci sono mesi in cui riesco ad avere una routine ed altri in cui non scrivo nemmeno una pagina. Appunto non essendo già uno scrittore implica che sono qualcos'altro. Il mio tempo lo dedico maggiormente allo studio, non relativo alla scrittura, e al lavoro, anch'esso non relativo alla scrittura. Poi c'è la famiglia, gli amici, lo sport, insomma spesso non ci sto proprio dentro. Guardo i miei obiettivi e lo vedo li che mi fissa, quel punto "Finire Libro". Alla fine però è sempre la prima cosa a cui rinuncio, rimane sempre la cosa cui posso fare a meno e procrastinare. Non essenziale. Per me lo è però, ho un senso di tristezza nel trattare un progetto a cui tengo così tanto in maniera così superficiale e subordinata.

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    1. Ciao, grazie per essere passato da qui. Dal tuo commento trapela una certa frustrazione e posso capire come ti senti. Il fatto è che la scrittura viene considerata (almeno da chi non ne ha fatto una professione vera e propria) qualcosa che si può sacrificare se si hanno altre priorità, una specie di hobby da portare avanti di tanto in tanto. Purtroppo riuscire a finire un romanzo senza un impegno costante diventa un problema: la storia ha bisogno di essere coltivata, serve un legame con i personaggi ben vivo. Ma al di là degli impegni oggettivi, sta a noi riuscire a cambiare prospettiva e a dare al punto "Finire Libro" il giusto peso tra le attività della nostra vita. La mia sensazione è che per te questo progetto sia importante davvero, quindi non arrenderti. Magari serve un po' di sforzo ma la scrittura sa dare tante soddisfazioni e non ti pentirai dei sacrifici. Fammi sapere!

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  29. Il blog è ancora'attivo?

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