Promozione: le interazioni con gli addetti ai lavori

Torno a parlare di promozione con questo articolo scritto da Mattia L. (Mattia Loroni) autore del blog Hand of Doom, che affronterà in modo particolare la questione dei rapporti che si instaurano con gli addetti ai lavori.

In un'epoca interconnessa come quella attuale, per un autore la sola capacità di scrivere non è più sufficiente. I rapporti umani coi lettori e con altri colleghi, la blogosfera, il marketing attraverso i social, sono tutti elementi che uno scrittore non può trascurare oggi. Tra queste, penso che la capacità più importante sia quella di promuovere sé stessi. Riuscire a rendere appetibile la propria opera è di importanza vitale: triste ma vero, lo è anche più di realizzare un prodotto di qualità. Prendete per esempio Cinquanta Sfumature di Grigio: è un romanzo vituperato da gran parte degli addetti ai lavori, ma ciò non gli ha impedito di essere un best-seller mondiale, grazie a un riuscitissimo sforzo pubblicitario. Beninteso, io credo che la qualità del libro rimanga la priorità per uno scrittore; anche la promozione ha però un’importanza altissima, da non sottovalutare.

È anche vero che uno scrittore pubblicato da una grande casa editrice non ha un gran bisogno di saper vendere: ci penserà il reparto marketing. Tuttavia, è noto che entrare nel gotha di questi editori è difficilissimo, richiede molta fortuna. Per chi invece si rivolge a editori medio-piccoli, sapersi auto-promuovere è di estrema importanza, sia nell’eventualità di cialtroni che non spendono in pubblicità che nel caso siano onesti ma non abbiano grandi mezzi economici. Sapersi auto-promuovere è poi fondamentale per chi sceglie la strada del self-publishing. Senza nessuno alle spalle, è ovvio che un autore auto-pubblicato dovrà gestire in prima persona il marketing del suo libro. In entrambi i casi, allacciare rapporti con gli addetti ai lavori – quindi con recensori, promoter, agenti, erogatori di servizi vari, ma anche altri autori – è fondamentale per far girare il proprio nome. E, ovviamente, per riuscirci è necessario comportarsi nella giusta maniera.

Io di tutto questo non ho che una visione lontana, indiretta. Non ho mai pubblicato un libro – ho in cantiere il primo – né nulla di analogo, se non i racconti sul mio blog. Eppure, come ho detto nello scorso guest post pubblicato qui su Anima di carta, di esperienza “dall’altra parte della barricata” ne ho da vendere. In cinque anni di gestione della mia webzine sulla musica heavy metal ho avuto a che fare con centinaia di gruppi musicali, etichette discografiche e PR, che mi hanno proposto i loro album da recensire. Ho imparato così quali sono i comportamenti che mi piacciono e quelli che odio, per quanto riguarda chi mi contatta.

È vero che la musica e la scrittura sono due forme d’arte distanti, ma le regole per interagire con gli addetti ai lavori non cambiano di una virgola. In fondo si tratta di principi logici ed elementari, che si dovrebbero applicare non solo alla promozione di libri, dischi o altre forme d’arte, ma nella vita di tutti i giorni. Siccome però il buonsenso non è mai scontato come sembra, è bene approfondire un pochino: per questo ho deciso di buttar giù questa piccola guida.

Controllare bene il destinatario


Nella mia esperienza di recensore, mi è capitato molte volte di ricevere via mail album di generi musicali che non ho mai trattato nella webzine. Ancor più spesso, mi arrivano notizie e comunicati stampa con la richiesta di diffusione, che finiscono direttamente nel cestino senza essere letti. Sono anni che non pubblico una notizia – solo all’inizio la webzine aveva una sezione news – e di certo non ricomincerò adesso.

Ciò succede perché molti mandano mail a caso, senza controllare chi è effettivamente il destinatario. È un comportamento non solo inutile, ma anche antipatico: se basta sfogliare il mio sito per capire che faccio solo recensioni, perché mandarmi un comunicato stampa? Per questo, il mio consiglio è sempre di verificare il destinatario di un messaggio prima di inviarlo. So che questo richiede tempo, che ci sono metodi più rapidi e semplici; di sicuro, però, un messaggio ben focalizzato ha più probabilità di essere preso in considerazione. Quindi, controllate che il vostro destinatario svolga effettivamente il servizio che richiedete (che sia una recensione o la diffusione di un comunicato), seguite le linee guida per l’invio e accertatevi che sia quello giusto per voi – se avete scritto un romanzo rosa, dovreste evitate i siti che recensiscono fantascienza, per esempio. Ed evitate mail inviate a più destinatari “in chiaro” e i copia/incolla: non è detto che vi scartino ma risulterete comunque fastidiosi.

Mai essere arroganti


Da quel che ho visto nella mia carriera di recensore, ci sono diversi modi in cui i miei contatti si comportano. Ci sono persone più compassate e introverse, ci sono quelli entusiasti, c’è chi mantiene una grande distanza e chi invece si prende più confidenza. Sono tutti approcci validi, che non creano problemi; non sopporto però chi si pone in maniera arrogante o maleducata. Di atteggiamenti simili ne ho subiti tanti: da chi manda l’album “con certezza di recensione” (inviare la copia promozionale già nel messaggio di presentazione va bene, ma ci vuole anche gentilezza) a chi non risponde alle mail, passando per chi vuole trattamenti assurdi e chi è convinto di aver inciso il capolavoro del secolo. Sono comportamenti diversi ma accomunati dal risultare presuntuosi e irritanti. Pensate solo che spesso ho smesso di collaborare con le agenzie e le etichette discografiche che hanno attuato una condotta di questo tipo nei miei confronti.

Più in generale, oltre che al destinatario è importante far attenzione anche al tono dei messaggi. Di solito i recensori svolgono il proprio lavoro per passione, senza alcun tornaconto. Ciò significa che non hanno obblighi verso nessuno: possono rifiutarvi senza alcuno scrupolo e per qualsiasi motivo. Perciò, quando interagite con loro siate gentili, cercate di venir loro incontro, e soprattutto non aspettatevi nulla, nemmeno se si dimostrano amichevoli. Magari voi pensate davvero di aver realizzato un capolavoro, ma per loro siete solo l’ultima di una lista lunghissima di richieste. Se non vi offrono un trattamento speciale non c’è nulla di personale, perciò è inutile che vi comportiate in maniera arrogante. Specie, poi, se la vostra arte è la scrittura: a me ogni tanto mi è capitato di accettare qualche gruppo un po’ presuntuoso – quelli troppo mai – per il livello elevato della sua musica. Tuttavia, per valutare questo fattore (almeno a grandi linee) nel mio campo basta un ascolto: dubito che un blogger letterario si impegni allo stesso modo, leggendo il vostro libro prima di decidere. È più facile che la vostra mail finisca diretta nel cestino.

Rispettare sempre le regole altrui


Ci sono diverse regole per essere recensiti sulla mia webzine. Una di esse è che non faccio recensioni “istantanee”: visto che le mie analisi sono molto approfondite, ho bisogno di un gran numero di ascolti. Conta anche il fatto che nel mio calendario editoriale è sempre presente una coda lunghissima di album: per questo, il tempo medio da attendere per una mia recensione si aggira intorno ai quattro mesi. È una condizione che la maggior parte accetta, a volte anche con entusiasmo – meglio una recensione approfondita di una superficiale. Ad alcuni però non va giù, e mi chiedono di metterci meno tempo. Può sembrare un fatto da nulla, ma in realtà ciò che queste persone mi chiedono è di scavalcare gli altri e soprattutto di infrangere le mie regole per il proprio tornaconto. È quindi nient’altro che un’altra forma della suddetta arroganza – anche se questo caso è bene trattarlo a parte.

In generale, in fase di promozione pretendere un braccio quando qualcuno vi offre una mano non è mai costruttivo, vi renderà solo molesti. Come ho già accennato, spesso state interagendo con qualcuno che lavora per voi senza che lo paghiate, perciò non ha alcun obbligo verso di voi. Dirgli come deve lavorare come minimo non avrà successo: nessuno cambierà le proprie regole per venirvi incontro. E nel caso peggiore, pretendere troppo avrà l’effetto opposto: questo è un caso esemplare in cui applicare il detto “chi troppo vuole nulla stringe”. Il consiglio, insomma, è di rispettare le condizioni e le regole di ogni sito a cui vi rivolgerete. E magari, come atto di buona volontà, di leggere il regolamento ancor prima di contattare chi vi aiuterà: nella maggior parte dei casi, troverete tutto nelle sezioni dedicate al materiale promozionale dei siti.

Evitare i solleciti


Di solito, dopo aver avuto una risposta positiva alla recensione, il gruppo richiedente non mi contatta più. Sono io a riaprire i dialoghi quando la recensione è alle porte. Ci sono però casi in cui chi ha già avuto una conferma torna a scrivermi dopo poche settimane, chiedendomi che fine ha fatto la recensione – il che è estremamente fastidioso. Non ho mai accettato un solo album senza mettere in chiaro che ci vuole del tempo. Chi sollecita dopo poco o non ha letto le mie parole oppure non le ha capite; quale che sia la ragione, la consapevolezza di aver solo perso tempo per scrivere le mie condizioni è seccante. Pensate solo che a volte ho persino posticipato ulteriormente delle recensioni, come punizione verso persone che si erano comportate così.

Essendo un tipo molto ansioso, capisco molto bene come a volte l’angoscia possa spazzare via ogni ragionamento. Io stesso quando mando una mail importante e non ricevo in breve una risposta, comincio a chiedermi se sia arrivata, se non si sia persa nel marasma di internet. Eppure, sapendo quanto possa essere sgradevole, non lascio che il mio stato d’animo si traduca in azioni. Se essere ansiosi è legittimo, sarebbe meglio evitare di sollecitare per un servizio, che vi abbiano accettato o meno – e anche se non vi hanno risposto nemmeno alla mail di presentazione. Nella maggior parte dei casi eviterete un fastidio a chi si deve occupare della vostra opera. Il che, inutile dirlo, può essere solo positivo.

Evitare i contatti in pubblico


Tutti i comportamenti di cui ho parlato finora si riferiscono a conversazioni svolte via e-mail, o al massimo attraverso la messaggistica di Facebook. Capita però che ci siano richieste che mi arrivano in chiaro, sulla bacheca del social network di Zuckerberg o nei commenti delle recensioni. E quando succede, di solito si tratta di messaggi al limite con lo spam. Ci sono anche alcuni – molti pochi, a dire la verità – che usano questa modalità per mandarmi proposte serie. Anche lì, però, rimango perplesso: sono convinto infatti che faccende come queste vadano risolte per vie private.

In generale, se volete richiedere un servizio a qualcuno contattatelo in privato, se possibile (e se non è possibile, ossia se non sono disponibili contatti ufficiali, lasciate perdere e cercate qualcuno che sia un minimo professionale). Farlo in maniera pubblica ha poco senso, specie linkando una pagina d’acquisto. Se sperate di farvi pubblicità vi sbagliate: pochi vi leggeranno, e quelli che lo faranno probabilmente vi considereranno uno spammer – sempre ammesso che il vostro post non venga cancellato in breve. Meglio allora il contatto privato: avrete più possibilità di farvi prendere in esame per i servizi che vi vengono offerti e sfrutterete meglio l’occasione promozionale.

Essere sempre chiari


La maggior parte delle e-mail che mi arrivano ha un senso compiuto ed è scritta più o meno bene – il che in fondo è anche banale. A volte però capita anche che mi arrivino messaggi poco chiari. Si va da guazzabugli di parole senza un filo logico a mail in chissà quale lingua. Tuttavia, ce ne sono altre comprensibili, ma di cui non riesco a cogliere il significato. Nel mio caso si tratta di messaggi come “ascolta qui” e un link successivo a della musica, al che mi chiedo: d’accordo, ascolto, e poi? Cosa dovrei fare? Mi stai chiedendo una recensione? In effetti, se facessi queste domande forse capirei meglio le intenzioni di queste persone, ma di solito non lo faccio. Mi dà fastidio che questi individui non facciano nemmeno lo sforzo farsi capire – a me basta semplicemente un “puoi farmi una recensione?” per prendere una richiesta sul serio – e visto che il mio tempo è limitato, preferisco non rispondere. Specie poi se sono postati sulla bacheca di Facebook, col chiaro – e odioso – intento di farsi pubblicità.

Se volete richiedere un servizio a qualcuno, il modo più facile per ottenerlo è essere chiari e precisi. Altrimenti, rischiate di non essere presi in esame anche se la disponibilità c’era. Posso capire che a volte la timidezza può giocare brutti scherzi, ma credetemi se vi dico che nessuno vi mangerà per avergli mandato una mail – a meno che non sia piena di insulti, ma quella è un’altra storia. Al massimo vi ignoreranno o vi negheranno l’aiuto, il che potrebbe un po’ irritarvi, ma non è nulla di drammatico: basterà lasciar perdere e passare al prossimo sito o webzine. E soprattutto non crediate che un link con scritto “leggi/ascolta/compra” pubblicato in una bacheca Facebook o in un commento possa fare qualche differenza. Come ho già detto più di una volta nell’articolo, verrà considerato solo spam.

Mai recriminare


Quando la recensione è stata postata, ci sono diverse reazioni che chi l’ha richiesta mette in atto dopo averla letta. La migliore, nonché l’unica che reputo giusta, è quella di ringraziarmi per il mio impegno – che, vi assicuro, non è piccolo. Non mi servono grandi complimenti (anche se ogni tanto capita e non mi dispiace), come ricompensa mi accontento di una semplice condivisione social, cosicché la mia recensione possa essere letta da più persone e magari procurarmi qualche altro lettore. Non tutti però si comportano così, anzi: sono molti quelli che dopo aver ricevuto la recensione smettono del tutto di rispondere ai messaggi. È una forma di maleducazione particolarmente detestabile: se dopo aver lavorato gratis mi viene negata anche la magra ricompensa della visibilità, penso che arrabbiarsi sia ovvio. Esiste però un comportamento ancora peggiore: quello di chi non accetta il voto o il contenuto della recensione che ha ricevuto. Mi è successo a volte anche con recensioni ampiamente positive, in cui però quello che ho scritto – a volte anche una singola frase – non è piaciuto al gruppo analizzato.

Chiaramente, è un atteggiamento da evitare a tutti i costi, visto che è inutile – se vi va bene. Mi risulta che nella lunga storia di internet nessuno abbia mai rimosso una recensione solo perché l’artista in esame si era lamentato. Di sicuro voi non sarete i primi, perciò recriminare servirà solo a infastidire l’autore dell’articolo, il che può portare solo conseguenze negative. Se non altro, avete appena perso un possibile supporto, dato che difficilmente il recensore si occuperà ancora di voi. Questo, beninteso, nel caso che con un po’ di saggezza decidiate di recriminare in privato; se lo fate in pubblico, passerete dall’inutilità al danno vero e proprio. Lamentarvi platealmente del voto di una recensione vi farà apparire solo come piagnucoloni incapaci di affrontare una bocciatura, specie se il vostro avversario è capace di evidenziare questo fatto (e io lo sono – guai a voi!). In generale, l’atteggiamento migliore nel caso riceviate una bocciatura o una recensione che non vi piace è essere razionali. Di solito chi recensisce non vi conosce, quindi si basa solo sulla vostra opera: se non gli piace può essere perché ha gusti troppo distanti da voi. Oppure può essere che il vostro lavoro abbia davvero dei difetti, il che può aiutarvi a fare autocritica e a crescere. Ma anche se si tratta di una recensione palesemente falsa, faziosa o persino infamante, ignorarla è l’unica strada possibile: come già detto, ogni altra linea di condotta può oscillare tra la perdita di tempo e il danno.

Rileggere sempre i messaggi


Sarà anche un’ovvietà, ma preferisco ribadirla lo stesso. Prima di inviare una mail, dovrebbe essere scontato rileggerla e controllare la sua correttezza grammaticale e sintattica. Se il destinatario e il tono sono importanti, lo è anche la correttezza formale con cui scrivete la richiesta.

In realtà, di questo fatto non ho un’esperienza diretta: mi è capitato di accettare pure gruppi che mi hanno contattato con mail sgrammaticate. Anche se mi fanno storcere il naso, sono consapevole che si può essere un buon musicista anche senza essere un fine letterato: come già accennato, musica e scrittura scritta sono due linguaggi affini per certi versi, ma distanti per altri. Tuttavia, il buonsenso mi suggerisce che per gli addetti ai lavori del mondo letterario la situazione sia diversa. Mettendomi nei loro panni, penso che difficilmente accetterei mai una richiesta di recensione o di segnalazione scritta coi piedi. Penserei che anche il libro è scritto male, specie se auto-prodotto, o che l’autore millanta per propria un’opera non sua. Oppure, se la accettassi, partirei già col pregiudizio che l’autore non sa scrivere – il che può portare a un voto basso anche nel caso di un’opera valida. Una bella revisione prima di inviare il messaggio è quindi un buon metodo per evitare errori – che in fondo capitano a tutti – e scongiurare il rischio di venire giudicati male a dispetto della qualità del vostro lavoro.

Per la mia esperienza, questi sono i lati da curare di più per farsi prendere sul serio da chi vi aiuterà a promuovere la vostra opera – che sia un libro, un album musicale o altro. Ce ne sono altri, secondo voi? E come vi siete comportati – se l’avete già fatto – quando avete promosso la vostra opera?

Mattia L. (Mattia Loroni)

L'AUTORE DI QUESTO GUEST POSTClasse 1988, gestisco una gelateria nelle Marche insieme a mia moglie. Il mio sogno, oltre a diventare un imprenditore affermato, è quello di arrivare a essere uno scrittore almeno decente. Sul web, gestisco due webzine sulla musica (Heavy Metal Heaven dedicato al mio amore per il metal, e il suo fratello minore Alternative Rock Heaven) e il mio blog personale Hand of Doom, in cui parlo di esperienze personali su vari argomenti - scrittura, internet, cultura. Oltre a questo, suono la tastiera nei Failor, gruppo di genere space ambient, collaboro saltuariamente con alcuni siti sparsi per il web, e ovviamente scrivo storie. Ah, e se ve lo chiedete, il mio tempo medio per risolvere il cubo di Rubik è due minuti e mezzo!
Hand of Doom
Heavy Metal Heaven
Alternative Rock Heaven

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Commenti

  1. Concordo con tutti i punti che hai esposto nel tuo articolo, soprattutto quello inerenti i messaggi privati, tutto secondo me va gestito via mail o in messaggi privati, solo le condivisioni e i complimenti è opportuno farli pubblicamente, altrimenti come ringraziare e rendere visibile qualcuno che ti ha recensito? Rileggere i messaggi è sempre utile soprattutto se scrivi una mail con l'iPad, con il correttore automatico a volte ci sono errori macroscopici e non voluti (parlo per esperienza!)

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    1. Grazie mille! Sì, ovviamente non tutto si può fare esclusivamente in privato, e del resto come ho scritto è sacrosanto che dopo tanto lavoro il richiedente mi ringrazi con una condivisione. Il resto però ovviamente è meglio risolverlo "lontano dai riflettori" :) .

      Non conosco molto bene il mondo degli iPad, comunque. Però a me ogni tanto anche il correttore di Microsoft Word mi tira qualche brutto scherzo :D .

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  2. Concordo anche io con tutti i punti, molti dei quali dipendono, né più né meno che da semplice buona educazione. L'unico su cui sono in leggero disaccordo è l'ultimo: penso che saper scrivere in italiano corretto sia un importante biglietto da visita a prescindere da ciò che si fa. Sono rimasta piacevolmente sorpresa che un musicista metal con cui ho avuto a che fare (il nome te lo faccio in privato se vuoi, può darsi che tu lo conosca) scrivesse in italiano corretto, così come mi sono infastidita per una mail sgrammaticata ricevuta dalla segretaria della mia commercialista. Volevo girarla alla sua capa e dirle: "scusa, ma con 'sto CUD, cosa devo fare?. Siccome non volevo mettere nei casini una persona, poi mi sono arrangiata...

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    1. Anche a me non piace molto ricevere mail sgrammaticate, anzi ogni volta è un fastidio. Visto che però mi arrivano abbastanza spesso non posso rifiutarle tutte, specie quelle da gruppi che reputo validi. Dopotutto lo scopo della mia webzine è valorizzare gruppi italiani validi, non valorizzare gruppi che sanno scrivere bene in italiano :D (e magari musicalmente lasciano a desiderare).

      Diciamo che in generale cerco di essere tollerante, anche se come te sono un po' un purista della lingua - forse anche di più. Perciò, se quando leggo una mail o un articolo di blog/giornale oppure un racconto il mio istinto mi dice di smettere alla prima "d" eufonica sbagliata, cerco di contenermi e vado fino in fondo. Se no leggerei ben poco, almeno limitatamente a internet :D .

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    2. Una curiosità: cosa ti fa pensare di essere più purista di me? Non è la prima volta che cerchi di fare dei confronti, ma guarda che non siamo in competizione. :)

      Fai bene, certo, a non bocciare gruppi per le loro email sgrammaticate, il mio discorso voleva avere un carattere generale senza essere troppo talebano. Le "d" eufoniche sono il meno... il problema sono i verbi! :D

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    3. In realtà non penso di essere più o meno purista (o bravo, o simpatico, o metti un altro termine qualsiasi) di nessuno. Dicevo solo che forse le sgrammaticature danno più fastidio a me che a te, ma è una pura ipotesi. E di sicuro se non è così non mi cambia la vita, né mi sento in competizione. Insomma era giusto così, per dire :D .

      Comunque parlavo delle "d" eufoniche perché sono quelle che capitano più spesso, e in fondo non sono nemmeno troppo fastidiose - del resto non sono nemmeno troppo sbagliate. Sono d'accordo sui verbi, ma il peggio del peggio secondo me sono quelle mail che mi arrivano con abbreviazioni da SMS ("xk", "nn" e così via) e quelle con le "h" sbagliate ("l'o fatto", "preferisci questo ho quello", e altri orrori assortiti). Rabbrividisco quando mi arriva un messaggio del genere :D .

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    4. Le d eufoniche non sono sbagliate, sono soltanto desuete e ormai relegate all'ambito formale. Nei documenti aziendali spesso si utilizzano ancora, ma come dire al capo che fanno cag...?(ehm... ci siamo capiti!)
      Anche io detesto le abbreviazioni. Ho un'amica che le usa in continuazione, su what's app. Posso capire quand'ero ragazzina io, che si usava il t9 e se superavi un tot di caratteri pagavi di più, ma adesso che senso ha scrivere "cn" o "xk"? Sulla K, poi, apro un'altra parentesi. Dovrebbe sostituire il Ch, quindi, se posso ancora ancora tollerarla in un "Ke" (non significa che io la apprezzi, ma almeno non mi viene da bloccare il mittente), mi fa rabbrividire quando leggo Kome o Konosko (è russo!?) o parole affini... specialmente se chi scrive è un ultratrentenne diplomato o laureato, e non un quindicenne fan di Fedez.

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    5. Non sono solo desuete, a volte stonano parecchio. Specie se si usa "od", dà fastidio anche dove in teoria dovrebbero esserci. Leggere "od altro" e simili poi mi fa venire le vertigini :D .

      Sono d'accordo anche sulle "k", terribili :D .

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  3. Parlo da neofita quale sono e credo che tutto si possa riassumere in una sola parola: educazione. Scusate la presunzione, ma penso che oggi l'ineducazione dilaghi imperiosa che associata all'arroganza diventa fastidiosa... Non so se è la società che si dirige in quella direzione, ma mi accorgo sempre più spesso che anche le persone di una certa età, ed io lo sono, assumono atteggiamenti cafoni e prepotenti.
    Concordo ampiamente con l'articolo e a chi cerca un aiuto basterebbe indossare un abito di umiltà proprio perché sta cercando aiuto. Se fosse così bravo come crede non ne avrebbe bisogno. So che è banale ma in alcuni casi certi concetti base della civile convivenza vanno ribaditi.
    Ciao
    Rosario

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  4. Hai perfettamente ragione. In effetti l'intera lista di consigli potrebbe ridursi a un unico punto: siate educati. Siccome però per molte persone non è scontato su cosa voglia dire esserlo, ogni tanto c'è bisogno di ribadirlo in maniera più approfondita ;) .

    Sono perfettamente d'accordo anche sulla grande diffusione dell'arroganza oggi. E sì, è un fenomeno diffuso tra tutti, da quello con la terza media al super-laureato con master e dottorati, dall'operaio al manager, dalla persona giovane a quella molto anziana. Anche se forse è contro-intuitivo, forse tra questi ultimi ce ne sono anche di più. Non ho la certezza scientifica per dirlo, ma parlando del mio negozio molti dei clienti che si comportano male hanno una certa età. Non vuole essere una generalizzazione - ci sono maleducati anche tra i giovani e anziani gentilissimi - ma mi sentirei di dire che una lieve tendenza di questo tipo esiste :) .

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  5. Io aggiungerei che quello di fare rete è sicuramente un ottimo modo per pubblicizzare un prodotto di questo tipo. Per farlo poi ci sono diversi modi. C'è chi si è creato una bella rete di contatti e se l'è coltivata per un periodo, poi ha messo lì sul piatto il proprio libro, giocando sulla connessione che si era creata: da quel che ho visto ha funzionato bene, quindi buon per lui. Anche se verrebbe da chiedersi se la prima fase fosse motivata dal volersi creare una rete di contatti o fosse unicamente a fini di marketing. Cioè tolto il prodotto, resta qualcosa di vero o era tutto finalizzato a?
    Io invece per il mio secondo libro aveva lanciato un blog tour di guest-post (a cui aveva aderito anche Maria Teresa). Come guest-post i risultati sono stati ondivaghi (in alcuni blog c'è stata buona risposta, in altri non molto), mentre come iniziativa di marketing, oltre a essere - credo - intrigante, penso possa essere stata utile, anche se i veri risultati solo il tempo potrà dirli.

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    1. Sicuramente crearsi una rete di contatti è ottimo per promuoversi, anche se forse - e dico forse - dopo un po' si scopre chi lo fa solo per marketing e chi invece per il piacere di chiacchierare online. Dopotutto, penso che chiunque (o quasi) si stanchi di far finta di essere chi non si è, dopo un po' - e quando succede, è difficile non essere scoperti. Il che ovviamente può essere devastante a livello di marketing. Meglio allora socializzare online per il gusto di farlo. Io almeno faccio così, e anche se probabilmente a me non porterà buoni frutti - scrivo principalmente fantascienza, ma non molti miei contatti amano questo genere - non ci penso molto e vado avanti. Lo faccio, appunto, per il piacere di farlo, non certo con secondi fini :) .

      Interessante comunque la questione del blog tour. Mi informerò meglio a tal proposito ;) .

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  6. Io sono stata da entrambe le parti della "barricata" e da quello che ho visto il problema maleducazione colpisce vari fronti. La cosa che trovo più fastidiosa, quando mi mandano delle richieste di recensioni, guest post o altro, è l'evidenza che non hanno letto le condizioni né altro, e magari a un mio rifiuto hanno anche a che ridire. Credo che sia fondamentale da parte di chi avanza delle richieste informarsi, dare almeno un'occhiata al blog o al profilo e non mandare alla cieca.
    Mettendomi invece dall'altra parte, devo dire che non mandano anche qui quelli che ti trattano con sufficienza. Per carità, io capisco che uno è massacrato dalle richieste, ha poco tempo, ecc., però...
    Comunque colgo l'occasione per ringraziare Mattia per questo suo intervento e tutti voi che avete letto o commentato :)

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    1. Hai assolutamente ragione. Come ho scritto anche nell'articolo, molti mandano mail a caso, senza leggere nulla, con l'arroganza di pensare che tanto chi lavora nel settore è al suo servizio, quindi farà tutto ciò che gli si chiede. Ed è vero anche che si arrabbiano pure se rifiuti in maniera esplicita. Per questo il mio metodo per rifiutare le richieste è non rispondere affatto. So che può è fastidioso, ma almeno lo è a senso unico. Se rispondo e poi mi arriva una replica piena di insulti, allora non farlo è preferibile :) .

      È anche per questo che nonostante la maggior parte delle richieste di recensione che ho inviato per il primo album della mia band (si parla di qualche mese fa), non mi sono sentito poi trattato con sufficienza. Sì, è vero che avrei preferito qualche "sì" in più, ma in fondo se uno non mi vuole recensire per una qualsiasi ragione, non si può mica forzarlo. Io penso che non vale nemmeno la pena di arrabbiarsi: di sicuro non lo fanno per motivi personali. E anche se la loro fosse semplice maleducazione rivolta verso tutti, peggio per loro: per una webzine è difficile avere più fan di amici e parenti, se non si riesce a diventare appetibile per PR e gruppi.

      Non c'è di che, comunque. Grazie a te per avermi ospitato ^_^ .

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  7. Ho trovato questo post davvero molto interessanti e i consigli forniti sono perfetti. Mi sento di precisare però una cosa che secondo me è fondamentale. Ovvero a chi inviare i propri testi e il momento in cui farlo.
    Riporto ad esempio il testo della mail che Roberto Saviano inviò alla persona che poi gli avrebbe pubblicato il suo primo libro (la mail è stata pubblicata a cura del diretto interessato per cui la si può citare; i nomi del destinatario e di chi lo aveva presentato non mi sembra invece il caso di riportarli)
    "Caro XXX XXX,
    Sono Roberto Saviano, la nostra comune amica XXX XXX mi ha segnalato la sua disponibilità a prendere in considerazione la possibilità di progettare un libro. Ne sono molto felice. Spero questa email non le sottragga troppo tempo.
    Io mi occupo di criminalità organizzata e credo fortemente che per affrontare queste strutture radicalmente mutate, la congettura ed il racconto siano le forme più adatte. Forme capaci di procedere oltre il dato giudiziario che per via della incredibile lentezza dei processi diviene inutilizzabile nel tempo presente, smarrendo quindi la possibilità di poter comprendere i meccanismi e le personalità."
    Come si può notare l'approccio è educato, formale ma non troppo e si entra subito in argomento. L'elemento che più mi ha colpito è però uno, quando si dice: "... la nostra comune amica...".
    Il destinatario della mail era già stato avvisato che avrebbe ricevuto questa mail. Secondo me è questa la cosa più importante per stabilire un contatto o per inviare del materiale. Poi si arriva alla forma e al contenuto che in questo tipo di comunicazione passano a volte in secondo piano. Fermo restando la validità di tutto quanto è stato scritto nel post.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, anche questa può essere una strategia buona per promuoversi. Per esempio, alcuni di quelli che mi contattano non mi mandano subito l'album, ma mi chiedono prima il permesso. Di norma si tratta di un atteggiamento piacevole, anche più di quelli che invece mandano il disco e basta.

      Quando però sono stato io a promuovere me stesso, ho scoperto che alcuni preferiscono un invio diretto invece che una richiesta di permesso. Molti non mi hanno persino risposto quando l'ho fatto, mentre ho avuto risultati ben migliori mandando direttamente il disco del mio gruppo :D .

      Alla fine comunque chi mi manda tutto con la prima mail non mi dà fastidio, purché sia gentile. D'altra parte, mi irrita invece chi chiede il permesso, ma si comporta in maniera supponente durante tutto lo scambio di mail. In generale quindi tutto va bene, purché sia fatto con gentilezza - è un concetto mai troppo ripetuto :D . Ma è vero che il comportamento che descrivi può comunque essere un aiuto :) .

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