Domande odiose #1 “Ma è autobiografico?”

Si sa, chi scrive è suscettibile, ipersensibile, facilmente irritabile. E capita che alcune domande, magari poste in buona fede, gli scatenino l'orticaria. A queste apparentemente innocue ma fastidiose curiosità dedico questa nuova serie di post.
Oggi vedremo quella cui difficilmente si sfugge se hai pubblicato un libro o lo stai scrivendo:  “Ma è autobiografico?”.

Nel divertente libro di Giuseppe Culicchia E così vorresti fare lo scrittore, una carrellata amaro-ironica sul mondo dello scrittore, spesso l'autore insiste su questa domanda-tormentone che gli viene posta in merito ai suoi romanzi: “Quanto c'è di autobiografico?”, come una specie di tortura senza mai fine. Io mi ero fatta l'idea, prima di leggerlo, che solo gli autori esordienti o comunque alle prime armi subissero questo interrogatorio, e invece pare di no!

Per quanto mi riguarda, è sempre stata una domanda ricorrente. Quando le persone leggevano I Custodi del Destino la prima cosa che mi chiedevano dopo era “È autobiografico? Hai vissuto tutto questo?”, sia che mi conoscessero da cinque minuti che da dieci anni. Una curiosità che ho sempre trovato terribilmente imbarazzante e troppo intima per meritare una risposta. Infatti, di solito mi arrampicavo sugli specchi o glissavo.

D'altra parte non so voi, ma a me non è mai capitato di leggere un romanzo di un autore più o meno affermato e poi di chiedermi; chissà se queste cose le ha vissute davvero? Perché dovrei farlo, cosa mi importa? Eppure, agli scrittori pseudo sconosciuti viene naturale domandarlo, come se fosse implicito che non sanno scrivere altro che ciò che gli è successo personalmente. Non è una specie di discriminazione questa?
Forse il mio fastidio deriva proprio da questo: è come se con questa domanda, ci venisse detto “Lo so che non sai andare oltre il tuo naso, quindi quello che scrivi è sicuramente autobiografico”.

Riflettendoci, poi, personalmente trovo che sia molto più interessante immergersi nei panni di qualcun altro e immaginare la sua storia piuttosto che rigirare sempre intorno a noi stessi. È chiaro che all'inizio chi scrive attinge molto dalla sua vita, da ciò che conosce e che gli è capitato. Anche i personaggi riflettono inevitabilmente le persone che ha incontrato. Ma, a meno di aver vissuto davvero cose degne di essere raccontate (la possibilità esiste, non voglio negarlo), verrà naturale staccarsi da tutto ciò. Il vero scrittore secondo me usa ciò che conosce solo come ispirazione ma poi sa andare oltre, sublimare anche le esperienze personali, sa trasformare le persone che ha conosciuto in personaggi.

Si potrebbe però anche dire il contrario. E cioè che tutto quello che scriviamo in realtà è frutto di cose vissute, un po' nella nostra testa un po' nella realtà. E come potrebbe essere altrimenti? Come si potrebbero descrivere certe sensazioni senza averle mai sperimentate, magari in altri ambiti? In questo senso, chiedere “quanto c'è di vero?” non è poi così assurdo.


In ogni caso, i lettori hanno sempre quella domandina morbosa in agguato. E io non posso fare a meno di chiedermi da cosa nasca: è una forma di pregiudizio? O una curiosità pura e semplice?

In conclusione, però, penso che se vogliamo diventare scrittori di qualità dovremmo far finta che questa domanda non ci venga mai posta. Con ciò voglio dire che dovremmo sentirci liberi fino in fondo di dar sfogo alla fantasia, così come ti attingere a ciò che abbiamo vissuto, senza timore del giudizio successivo.

E voi come reagite a questa frase? Ovviamente nel caso i vostri libri non siano davvero autobiografici!
E vi viene spontaneo rivolgerla?

Commenti

  1. Tante volte mi è stato chiesto se il mio romanzo è autobiografico, questo sebbene il protagonista sia un rockettaro con i tatuaggi: qualche ex fidanzato, magari? Ma anche no, credo ci saremmo ammazzati di botte!

    Scherzi a parte, anche io trovo la domanda alquanto fastidiosa, ma mi rendo conto che rispecchia bene il sentire di una società in cui ciascuno è concentrato solo su se stesso. Se la gente pone certe domande, è perché lei di questo scriverebbe: di sé. Tant'è che, quando incontro un esordiente, la prima cosa mi sento dire è "anche a me piacerebbe scrivere un romanzo... sulla mia vita".

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    1. Credo che la tua analisi sia giustissima: la domanda riflette l'essere ripiegati su se stessi che caratterizza moltissime persone. In effetti mi è capitato spesso di sentir dire cose come "ne avrei di cose da raccontare sulla mia vita", o perfino "dovresti scrivere di me"

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  2. Si, la domanda è odiosa.
    Come lettore è un quesito che viene posto solo se lo scritto è verosimile. Nessuno la farebbe mai ad un autore di horror o di fantasy, giusto? Però quanto più la storia è attinente alla realtà, il dubbio è lecito. Poi c'è anche chi si sente "offeso" da qualche personaggio, temendo qualche riferimento a se stessi (e magari è assolutamente lontano da ciò che l'autore voleva dire), da cui al formula "Ogni riferimento a fatti e/o persone è puramente casuale."
    Considerato che ci sono scrittori che hanno anche messo appositamente un velo di verità sopra le loro trame (ritrovato un manoscritto...vi racconto la storia di...) o che fatalmente cadono davvero nell'autobiografico (una scrittrice che scrive di un divorzio nell'anno in cui sta davvero divorziando), anche per me da lettore è banale caderci.
    Forse è anche un po' consolatorio: non potrei mai scrivere questo perchè non l'ho vissuto! (ecco perchè l'ha scritto lui/lei e non io)
    Poi capita anche il contrario.
    Quando ho scritto il breve testo sulla moto (il primo giro in moto della stagione), gli amici motociclisti mi chiedono: Ma dove l'hai presa sta roba?
    (......#@%&§§!!!) L'ho scritta io...
    Ma chi te l'ha suggerita?
    (......######!!!) Nessuno. E' semplicemente quello che io provo ad ogni giro. (cioè è davvero autobiografico)
    Ma se sei una donna!!
    ......#@%&§§*°_é?$$&&£cvlo!!!

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    1. "Nessuno la farebbe mai ad un autore di horror o di fantasy, giusto?" e perchè no? Certo, non penserei mai che l'autore abbia incontrato un elfo o si sia trovato di notte in un hotel infestato dai fantasmi, ma certi personaggi, certe emozioni, certe situazioni potrebbero ben esserlo, poi trasfigurate dall'abilità narrativa.
      Come già detto nell'altro mio commento io ci vedo un apprezzamento, vuol dire che, autobiografiche o no, quelle cose sono state narrate così bene da apparire vere ;)

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    2. Sì, anche secondo me la domanda si può fare con qualsiasi tipo di romanzo. Da un punto di vista ottimistico è come dice Davide: le emozioni, le relazioni tra i personaggi e così via, sono necessariamente frutto di qualcosa che conosciamo, altrimenti non sarebbero credibili.
      Però resta una domanda fastidiosa e l'esempio del testo sulla moto di Barbara la dice lunga su come le persone non riescano a capire che chi scrive può essere in grado di spaziare con la fantasia anche su cose che non ha mai sperimentato.

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  3. NO, non mi viene spontaneo rivolgerla, proprio non ci penso, questo da lettrice, da autrice ahimè è un tormentone. Col primo libro fu un devasto, c'era sì molto di autobiografico ma si scatenò una caccia all'indovina chi. Fastidiosa da matti. Ora tremo già all'idea di cosa accadrà con il romanzo di Natallia, credo che inserirò una nota tipo "nonostante la storia si basi su fatti realmente accaduti, invito il lettore a non privarsi del piacere della lattura per indovinare quali parti siano di fantasia e quali no. Non solo ha forti probabilità di non indovinare, ma non avrà mai la soluzione. La vita dispone, l'autore romanza." Sandra

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    1. La caccia all'indovina chi non la sopporto! Quando qualcuno mi chiede "ma per tizio a chi ti sei ispirata?" vado su tutte le furie. Ed è come dici tu, ho l'impressione che il lettore così perda il piacere di immergersi nella lettura.
      Bella la frase "la vita dispone, l'autore romanza". Sì, dovresti proprio mettere una nota :)

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  4. Come è tremendamente vero quello che hai detto ! Sì, di solito quando qualcuno sa che hai scritto un libro ti dicono subito: "Anche a me piacerebbe scrivere un libro"
    Bravo, vorrei rispondere subito, allora mettiti lì a scriverlo e non rompere ... etc. etc. Ma non si può sennò si passa per cinici e maleducati :-)
    Poi si passa alla domanda che dici tu: "Ma è autobiografico ? "
    Ed anche lì mi verrebbe da rispondere: "Ma che te frega ???" L'ho scritto, ed il protagonista è un monaco tibetano vissuto nel XII secolo. Secondo te ti può sembrare autobiografico ?
    Ma di solito non ci si ferma a questa domanda. Si va oltre e si chiede "ma di cosa parla ?"
    Adesso, a onor del vero, bisognerebbe prima chiedere di cosa parla e solo dopo chiedere appunto se è autobiografico. Ma per l'appunto la curiosità della gente va oltre il lato morboso e la prima cosa che si vuol sapere è se è autobiografico. Pare che importi solo questo perchè vogliono sapere di te, vogliono conoscerti ... Io penso che ogni storia se viene raccontata contiene comunque qualche elemento di chi l'ha scritta per cui non è autobiografica ma dentro ci siamo comunque noi che l'abbiamo raccontata. Per cui alle domande "ma è autobiografico ?" mi verrebbe da rispondere soltanto una cosa: "prima leggilo e dopo chiedimi"
    Con la postilla "sottintesa": però se non me lo chiedi è meglio :-)

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    1. E' il colmo quando la domanda "è autobiografico?" te la fanno ancora prima di averlo letto o di sapere di cosa parla! Segno proprio che si tratta solo di una curiosità morbosa e non di interesse vero e proprio.

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  5. Nonostante chi mi conosce bene possa forse leggere molti (ma certo non tutti) degli spunti autobiografici che sono alle fondamenta dei miei romanzi, nessuno si è mai azzardato a farmi una domanda del genere. Forse perché il primo era un erotico e il secondo trattava di mafia; come avrebbero reagito se avessi risposto: "Sì"? :P

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    1. Ma cosa c'è di autobiografico nei tuoi scritti? :P
      :D :D :D

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    2. Uhhhhh i dettagli piccanti di Michele, inaspettati davvero.
      Sandra

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    3. Potrei dirtelo, ma poi dovrei ucciderti con la lupara. Sulla parte erotica, invece, soprassederò. Solo perché sei tu, naturalmente. :)

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    4. @Sandra l'erotico è il meno autobiografico di tutti: non ho più l'età per farlo strano :)

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    5. NON mi freghi caro Michele, puoi sempre attingere dai ricordi del passato, comunque dal tuo indirizzo mail non sei così vecchio, che scherziamo?! Sandra

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    6. "non ho più l'età per farlo strano" non è un'argomentazione valida :P potresti sempre averlo fatto quando avevi l'età ;)

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    7. @Sandra, @Grilloz: Giunto negli "anta", dubito di aver fatto cose che non abbia fatto chiunque altro. O dobbiamo giocarcela al "Purity test"? :P

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    8. Ok, quelle che hanno fatto tutti le hai fatte, ma ai lettori interessano quelle altre :P (che poi anche se le hai solo immaginate, e non dire che non le hai immaginate, restano un po' autobiografiche ;) )

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    9. Ok, avete ufficialmente destato la mia curiosità. Dov'è che devo andare a leggere?? Che tra i Download del blog di @Michele non trovo l'evidenza del genere erotico...dov'è nascosto?
      Giusto per capire se non in linea con gli "anta" :P

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    10. @Barbara: No, no. A parte il fatto che proprio in questi mesi l'erotico è in riscrittura, i miei romanzi non sono in download.
      Il blog non è il posto giusto per certe cose, ma se vuoi leggere una pagina che avrebbe potuto essere in quel romanzo la trovi qui:
      https://michelescarparo.wordpress.com/2015/11/11/finale-di-torre-e-regina/

      Donna avvisata, mezza salvata :)

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    11. @Grilloz: non aggiungerò altra benzina sul fuoco. :)

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    12. Tutto sto casino per un calzino? :D
      Quel che ho letto è "elegante", velatamente sensuale la scelta di alcuni termini, ma occorre aspettare le pagine successive per capire se arriva all'erotico.

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    13. Si, certo: le pagine successive si scaldano. Anche se il fulcro rimane sempre il lato psicologico. "Elegante", però, è un bel complimento e me lo tengo :)

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    14. Assolutamente! A parer mio, è più difficile scrivere elegante che erotico!

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    15. Abbiamo capito come destare l'interesse! Basta la parola "erotico" e tutti lì a curiosare. Del passato mafioso di Michele invece non ce ne frega nulla :D

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    16. Tanto nulla ci avrei detto, a 'sti fetusi: omo d'onore fui.

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  6. Anch'io un mesetto fa ho scritto un post su questo argomento, sollecitata proprio da questa domanda frequentissima. Come già ho scritto allora, a questa domanda ho sempre risposto: sì e no.
    Se, cioè, mi si chiede se racconto di fatti che sono accaduti a me, la risposta è no. I miei romanzi sono frutto di fantasia e i personaggi non esistono. Ma se mi si chiede se è qualcosa di molto vicino a me, che mi riguarda e mi interessa, allora sì. Del resto, come scrivere di qualcosa di cui non ci interessa nulla. Poi è anche vero, almeno per me, che man mano che si cresce come autori più si tende ad allontanarsi dal proprio vissuto.

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    1. Credo che la risposta "sì e no" sia valida un po' per tutti. Non si può scrivere di cose troppo lontane dai nostri interessi, ma è anche vero quello che hai detto, cioè che col tempo ci si allontana sempre di più dalle cose a noi vicine, si allargano gli orizzonti. Quello che però a me stupisce è che alcune persone questo non arrivano a capirlo...

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  7. No, tranquilla, è una domanda classica che viene fatta a qualunque scrittore, anche a chi ha pubblicato centinaia di libri, e credo che molti scrittori si preparino la risposta a tavolino, vista la prontezza con cui la tirano fuori ;)
    Comunque la domanda fatta da chi ha letto il libro la vedrei come un bell'apprezzamento, perchè vuol dire che ciò che hai scritto li ha convinti al punto da pensare che fosse tutto vero. Se invece arriva da chi ha letto solo il titolo, beh... no comment ;)

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    1. Non l'avevo vista in quest'ottica! Diciamo che ottimisticamente si potrebbe essere lusingati. D'altra parte chiedere a priori se è autobiografico resta per me segno di poca stima nell'autore.
      Se poi la domanda viene fatta pure dopo aver pubblicato centinaia di libri, c'è da concludere che noi esseri umani siamo morbosi, punto :)

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  8. A me non dà particolarmente fastidio, anche perché scrivo romanzi su gente vissuta come minimo cinquecento anni fa, quindi è altamente improbabile che sia io, ahahah! Al massimo mi chiedono: "Ma è una storia vera?" cosa che mi fa felice perché significa che anche i personaggi di fantasia si muovono in maniera credibile.

    Ad ogni modo, se scrivessi un romanzo con parti moderne, e magari in prima persona (come mi sto accingendo a fare), non penso che mi darebbe un particolare fastidio. Il destino dello scrittore è anche quello di venire identificati con personaggi odiosi con cui non hanno niente in comune, specie se parlano in prima persona.

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    1. Un punto a favore nella scrittura di romanzi storici, allora!
      Penso che domandare se una storia è vera possa essere molto più gratificante, anche se si tratta di un romanzo moderno. Ma sono in pochi a chiederlo, di solito l'interesse è tutto spostato sull'autore, pare.

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  9. ma sai...
    alla fine, sebbene un po' morbosa, è una curiosità fine a se stessa.
    con tutto questo proliferare di social & company, di privacy ce n'è sempre meno, quindi si fa anche abbastanza in fretta a liquidare le remore...

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    1. Questo è vero. Anzi, sembra che in tanti ne fanno un vanto di scrivere cose che li hanno riguardati di persona, basta dare un'occhiata ai social. Però non tutto quello che la gente mostra è vero. Siamo più esposti, ma anche più falsi.

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  10. È un classico che, comunque, non mi infastidisce più di tanto. Gl spunti sono spesso autobiografici ma la storia, poi, prende strade lontanissime dalle esperienze vissute. Metto qualcosa di me nei personaggi (e non in uno soltanto: ho una personalità da cui potrebbero nascere figure diverse, tanto è multisfaccettata!).
    Alla presentazione del mio romanzo, allora, la prima alzata di mano del pubblico conteneva proprio questa domanda.

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    1. Immagino tu ti fossi preparata la risposta!
      Qualcosa di noi nei personaggi c'è sempre, è inutile negarlo. Ti dirò, a me è capitato di crearne sulla base di persone vere, ma poi durante la scrittura hanno assunto una personalità tutta loro e alla fine in comune con l'originale c'era ben poco.

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    2. Secondo me tutti gli scrittori si preparano una risposta alla domanda sull'autobiografia. Perché c'è sempre qualcuno che la tira fuori dal cappello! :)
      Io sì, naturalmente, avevo cosa dire! :)

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  11. Nessuno me lo ha mai chiesto, tranne un famigliare stretto che non lo neppure "chiesto", lo ha proprio affermato: leggendo un mio racconto ha cominciato a attribuire con certezza assoluta un legame tra ogni personaggio e gente in carne e ossa: "Questo sei tu, questo è quel tuo amico col nasone, questa è tua sorella..."
    Ho provato a spiegargli che non era così ma è stato inutile, da allora ho preso la decisione di vivere la mia attività scribacchina completamente al di fuori dell'ambito famigliare.
    Comunque, per inciso, a volte qualcosa di autobiografico entra nella narrazione. Ma, paradossalmente, non in quel racconto letto con tanta sicumera dal mio famigliare.

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    1. Che cosa odiosa! Che poi in questi casi, come diceva Sandra più sopra, non è che leggono davvero il racconto, si limitano a fargli le pulci in cerca di affinità con te. Sbagliandosi di molto, per di più!
      Capisco la tua decisione di restare anonimo, a questo punto.

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  12. Nessuno me l'ha mai chiesto, in compenso mi è stato chiesto il classicone "da dove prendi le idee per le tue storie?", che invece fa più piacere.
    In effetti scrivendo mettiamo tanto del nostro dentro che alla fine qualcosa di autobiografico vi si ritrova. Nel romanzo a cui sto lavorando, alcuni personaggi hanno delle caratteristiche che ho prelevato da persone che ho conosciuto davvero nella vita, oltre che da me stesso.
    In effetti ho anche scritto diversi racconti autobiografici che raccontano del mio particolare mestiere di vivere; un giorno, una volta ultimati, mi piacerebbe vederli pubblicati. Col tempo.

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    1. "Da dove prendi le idee?" è senz'altro una domanda più intelligente, perché mostra di saper apprezzare la fantasia di chi scrive, il saper andare oltre i fatti che lo riguardano.
      Ciò non toglie poi che un racconto autobiografico possa avere un grande valore, soprattutto quando nasce da una consapevolezza personale (come credo sia il tuo caso) e non da un puro guardarsi allo specchio.

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  13. Pensa che una mia amica che mi conosce da sempre quando ha letto La libertà ha un prezzo altissimo mi ha detto “non ricordavo che avessi lavorato in America”
    Le ho dovuto spiegare che la protagonista non ero io, anche se c’era qualche spunto autobiografico (ed era una mia amica!)
    Sì è una domanda che fanno spesso anche a me e, in effetti, mi risulta un po’ urticante.
    Io rispondo che posso ispirarmi a situazioni e a persone che incontro nella mia vita, ma poi me ne distacco completamente nel corso della storia.

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    1. Ma pensa un po'! Anche io mi sarei infastidita parecchio, considerato che la tua amica dava per scontato che la storia fosse riferita a te. Spero che dopo abbia cambiato idea :)

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    2. Un po' sì, ma non mi sembrava del tutto convinta :-)

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  14. La domanda "È autobiografico?" non manca mai e, giuro, rischia di farmi perdere ogni controllo.
    Perché
    – "È autobiografico?"
    Ti sembro Sherlock Holmes??? Hai in mano una storia ambientata nel 1881 con protagonisti due uomini che fanno gli investigatori come ca*** fa ad essere autobiografico?
    – "È autobiografico?"
    Il protagonista è un prete! un P-R-E-T-E! Maschio, quarantenne, sinceramente credente. Come ca*** fa ad essere autobiografico?
    – "È autobiografico?"
    È un giallo con qualcuno che indaga, quasi sempre perché lo fa per lavoro, su qualche storia oscura e brutta. Come ca*** fa ad essere autobiografico?

    Ecco, chiedetemi dove ho preso spunto, da dove ho tirato fuori l'idea, quale personaggio mi assomiglia di più, ma per favore, per favore, prima di chiedere se è autobiografico, leggere l'anno in cui è ambientato e chi è il protagonista...
    Che dici, chiedo troppo?

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    1. Pazzesco. Tutto questo dimostra che la gente non guarda affatto al contenuto ma parte dal presupposto che chi scrive sappia attingere solo ai fatti propri. La tua esperienza dimostra che non c'è scampo neppure se il protagonista è maschile e tu sei una donna.
      Sì, mi sa che chiedi troppo :)

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    2. Ecco che cosa non ti ho domandato, acc!! :D

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  15. A me in realtà non è mai stato chiesto, se le mie storie siano autobiografiche. Sarà che, come è già stato detto più sopra, è meno comune per chi si concentra principalmente sul fantastico, come me. Strano, visto che spesso c'è qualche particolare autobiografico in ogni mia storia. Ovviamente l'invenzione di solito è molto maggiore come quantità rispetto ai risvolti che ho vissuto; credo però sia normale che in ogni storia che scrive l'autore metta almeno una particina di sé, anche se nascosta :) .

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    1. Penso anche io che sia normale inserire in modo velato noi stessi, ma non necessariamente nei protagonisti. Credo che in certi casi saper individuare queste parti nascoste sia segno di grande acume, ma finora non ho mai visto niente del genere.
      Ritieniti fortunato comunque, meglio che la gente pensi che ti sei inventato tutto :)

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  16. Ma sì, ben vengano le domande, dalle più banali alle più scabrose. Sono sempre segno di interesse. Devo dire che quando mi è stato chiesto cosa c'è di autobiografico nel mio romanzo, è stato faticoso dare una risposta. Preamboli e chiarimenti a non finire con chi lo aveva letto e "sciolina" con chi ancora deve leggerlo.

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    1. E' un segno di interesse, questo è vero. Ma poi è faticoso rispondere, proprio perché una risposta bianca o nera non esiste. E magari anche perché chi lo chiede si è già fatto una sua idea...

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  17. Io mi pongo la domanda anche se non conosco lo scrittore... sono curiosa a livello patologico e amo la psicologia quindi non c'è scampo per i poveri autori che vorrebbero solo farsi i fatti loro.
    Sto leggendo "Big Fish" e a fine libro c'è un'intervista all'autore. Una delle domande è proprio "il libro è autobiografico?"
    La sua risposta è "sì e no" ma dice che gli dispiace che la figura del padre sia associata a quella del suo reale papà perché invece sono due persone completamente diverse.

    Immagino che se fossi io l'autore e scrivessi di una madre abusiva, per esempio, mi darebbe fastidio che la gente pensasse che gli abusi mi sono capitati davvero. Come lettrice, però, ammetto di far parte della categoria che non sa trattenersi dal chiedere la fatidica domanda!

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    1. Ecco, questo è un punto importante secondo me. E' antipatico che un lettore faccia delle associazioni sbagliate, basandosi sul concetto che si scrive ciò che si conosce. Io detesto essere identificata con i miei protagonisti o personaggi in generale, proprio per questo.

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  18. A me non lo chiede mai nessuno, ma mi seccherebbe molto. Risponderei male, perché mi sembrerebbe il desiderio di spostare l'attenzione dalla storia all'autore. Certo, è una faccenda quasi inevitabile, perché il lettore (e io per primo), è curioso di conoscere cosa pensa o fa chi scrive. Ma forse è ora di tornare a concentrarsi sulle storie...

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    1. Sì, infatti, l'attenzione si è troppo spostata sull'autore, magari è una conseguenza del mettere tutto in piazza con la rete e i social. O forse questo interesse c'era anche prima? Chissà.

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  19. No, non mi viene spontaneo rivolgerla come domanda. Comunque se la rivolgono a me a proposito del mio romanzo, rispondo ben volentieri "Sì!!!".

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    1. Il paradosso sarebbe se a te non la facessero questa domanda :D
      Guarda, neanche a me viene spontaneo chiedere se ci sono cose autobiografiche in un romanzo, anzi neanche pensarlo, a meno che non conosca l'autore così bene (è capitato) da individuare a colpo d'occhio là dove si è ispirato alla sua vita.

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  20. Io non ho ancora scritto nulla, ma sono molti mesi che mi frulla nella testa un certo personaggio, diversissimo da me, con una certa trama che si svolge in una determinata epoca storica, in un luogo in cui io non sono nemmeno mai stata. Spero di riuscire a svilupparlo, prima o poi, e, qualora dovesse accadere, sarei proprio curiosa di vedere se avrebbero il coraggio di pormi questa domanda, visto che non ci sarebbe palesemente alcun collegamento tra me e la storia. Ma l'umanità è così imprevedibile che potrebbe anche accadere, per i motivi più disparati. Credo che, in tutta risposta, mi metterei a ridere. :P
    Io come lettrice non mi sono mai posta questo quesito, a seguito di una lettura. Non mi verrebbe nemmeno naturale. Al contrario, sono quella che dà per scontato che le vicende di una storia siano tutte opere di fantasia, salve naturalmente le biografie e autobiografie. Poi che nei personaggi o nelle ambientazioni ci possa essere lo zampino del vissuto dello scrittore certo, so che è possibilissimo, ma non mi interessa averne la conferma o sapere fino a che punto ciò accade. Sono dettagli che potrebbero anche rischiare di rovinarmi la storia.

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    1. Ciao Piccola Crisalide, intanto benvenuta (e che bel nick che hai scelto!).
      E' bello sapere che ci sono lettori come te che non hanno questo tipo di condizionamenti. In effetti penso anche io che questo genere di dettagli personali o domande possano rovinare il piacere di lasciarsi catturare fino in fondo.
      Per il resto, quando avrai messo nero su bianco la tua storia scoprirai se le persone ti assimilano ai tuoi personaggi. Io temo che la distanza psicologica o storica non facciano molta differenza. Ma chissà! :)

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  21. Questa domanda non la faccio mai, un po' perché non mi viene spontanea, un po' perché sono convinta che, se anche la storia fosse autobiografica, l'autore può avere piacere di tenerlo per sé. C'è sempre tanto di noi nelle nostre storie, ma di solito è masticato, digerito e... riproposto, diciamo. In quel senso è tutto autobiografico. :)

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    1. Pare che non tutti abbiano questa delicatezza. E sono d'accordo, siamo dei veri ruminanti, quindi alla fine si dovrebbe rispondere: "sì, è totalmente autobiografico" :)

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  22. Credo sia la classica domanda posta con mera superficialità, tutto lì.
    Io restai basita tanti anni fa, dopo aver letto Sognavo l'Africa di Kuki Gallman e avere poi scoperto che non si trattava di un romanzo.
    Ciò che mi domando, quando leggo un buon libro, è quanto dell'esperienza vissuta o ascoltata possa esservi, perché un romanzo comunque narra la vita.

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    1. In effetti a volte è bello scoprire che una storia ha dei fondamenti di verità. In questo caso magari l'autore ha anche piacere a condividere con i suoi lettori questa relazione tra finzione e realtà. Però come dici tu, è una domanda fatta di solito con superficialità, purtroppo.

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  23. A me è capitato che qualche parente, improvvisato lettore, mi abbia fatto questa domanda a proposito di qualcuno dei racconti che ho pubblicato. Con uno di loro c’ho anche litigato. Ovviamente non c'è mai nulla di vero. Io sono troppo attento alla mia privacy per metterci qualcosa di mio in quello che scrivo. La stessa domanda mi è stata fatta anche dagli addetti ai lavori in Mondadori. All'inizio queste domande mi imbarazzavano. Adesso, quando capita che me lo chiedano (e capita sempre meno), rispondo così: «Uno scrittore non dice la verità, parla della verità». Qualunque cosa voglia dire questa affermazione, pare funzionare. La gente in genere fa grandi cenni di assenso con la testa e smette di chiedere.

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    1. Quello di Salvatore è l'approcio migliore ;) per quanto stupida sia la domanda di un lettore un autore ha il dovere morale di dare una risposta, quindi preparatevi delle risposte buone per tutte le stagioni, soprattutto alle domande più frequenti ;)

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    2. @ Salvatore. Ah, però che bella frase che hai scelto per mettere tutti a tacere! Trovo curioso cmq che questa curiosità di sapere se ci sono connessioni autobiografiche venga fatta anche da addetti ai lavori. Pensavo fossero una cosa da lettori o al limite da parenti impiccioni :)
      @Davide. Hai ragione, una risposta va preparata in anticipo. Io devo dire che non me l'aspettavo quando mi hanno fatto questa domanda la prima volta (durante un'intervista) e solo dopo ho capito che è una specie di tormentone :)

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    3. Nel caso specifico c'è un motivo di carattere editoriale che non sto a sondare nel frangente. Naturalmente io dico sempre la verità, anche quando mento. :P

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    4. Il giorno in cui ti troverai intervistata in TV da Fazio o da Mollica preparati alla domanda:
      "cosa c'è di *nome dell'autore* in *nome del protagonista*?"
      la fanno sempre, ed è una forma un po' più edulcorata di "ma è autobiografico?" :D

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    5. Ah beh allora posso anche evitare di prepararmi la risposta :D

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  24. Io credo che ci sia sempre qualcosa di autobiografico in un testo, magari anche solo una sensazione o un pensiero.
    Comunque non mi viene da chiederlo e non me l'hanno chiesto spesso (nemmeno quando era vero), almeno per il momento.

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    1. Sì, anche quando la storia è frutto di fantasia, ci sono comunque piccole cose che riflettono pensieri o emozioni. E anche per questo la domanda diventa piuttosto inutile e la risposta non sarà mai precisa... :)

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  25. Fortunatamente non mi è mai stata posta questa domanda e mai fino a ieri me l'ero posta come lettrice... ma ho iniziato a leggere "Per dieci minuti" di Chiara Gamberale e siccome propone il romanzo come tale mi chiedo: ma ha davvero vissuto queste esperienze?

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    1. Magari in alcuni casi il rapporto con il vissuto viene usato più che altro per marketing, per dare spessore al romanzo. Poi si sa che anche nelle storie autobiografiche c'è moltissimo di romanzato :)
      Fortunata che non ti abbiano mai tormentato con questa domanda!

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  26. Non penso me l'abbiamo mai chiesto, anche se chi mi conosce e legge quanto ho scritto intuisce quando certe situazioni sono ispirate a mie esperienze.
    Non ci vedo niente di male comunque nell'aspetto autobiografico di un romanzo, purché ci si limiti a prendere soltanto l'ispirazione qua e là. Mi irrita profondamente entrare in una libreria e venire aggredita da autobiografie vere e proprie di solito "scritte"(ma quando mai?) da persone che hanno una considerevole o minima popolarità e s'illudono di essere così importanti o di aver avuto una vita degna d'essere raccontata al mondo. Ispirarsi a piccole o grandi vicende, a persone incontrate è una cosa molto diversa. Mi piace mettere una piccola parte della mia vita nelle mie storie ma può tradursi in qualsiasi cosa, anche in scenette senza importanza. C'è da dire che un lettore, a meno che non conosca l'autore personalmente, non saprà mai cosa è frutto d'immaginazione o cosa è in relazione al vissuto dell'autore.

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    1. Direi che la tua ultima affermazione sintetizza bene la realtà. Si possono dire tante cose di fronte a una domanda simile, e chi ti conosce può fare mille congetture più o meno valide, ma alla fine solo noi stessi sappiamo cosa davvero c'è nelle storie che scriviamo. Anzi, non è neppure sempre così, perché spesso mettiamo in situazioni e personaggi anche cose di cui non siamo affatto consapevoli.
      Condivido comunque pienamente l'irritazione di fronte a certe autobiografie di persone più o meno famose. Verrebbe da dire: ma siamo sicuri che ce ne frega qualcosa della tua vita?!

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  27. A me l'hanno rivolta spesso, ecco perché non volevo pubblicare "Le parole confondono", sapevo che mi avrebbero chiesto... E visto certi eventi abbastanza imbarazzanti e tosti della storia c'era di che ridere. Un'altra persona, parente, non me l'ha chiesto, ha detto: il personaggio principale sei tu. Ha comprato il libro da me.
    Un'altra a cui l'ho regalato invece ha chiesto. Ed è stata la prima e ultima volta che ho regalato un libro, devi poi pure sentirti dire: ma è autobiografico? Prima ancora di averlo letto, voglio dire, magari a libro finito...

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    1. Sono giudizi affrettati che danno indubbiamente fastidio, soprattutto quando non è stato neppure letto il libro. Sotto forma di affermazione dire "questo sei tu" non lo trovo per nulla carino... Smentire è perfino inutile, tanto si sono già fatti un'idea :)

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