Quando una scena è inutile?


In questo periodo sono impegnata a rivedere/riscrivere un romanzo, come vi ho già raccontato. All'inizio ho avuto qualche incertezza su come organizzare il lavoro, quindi ho ripreso in mano il testo e, su suggerimento di una beta-reader, ho compilato un elenco di tutte le scene. L'intento era quello di avere un colpo d'occhio su tutto e poter effettuare facilmente aggiunte e spostamenti. Tuttavia, durante questo lavoro di smontaggio e rimontaggio sono sorte delle riflessioni che mi hanno portato a fare cambiamenti più profondi. E man mano che esaminavo una scena, è stato inevitabile chiedermi se avesse motivo di essere presente o fosse meglio eliminarla.

L'economia che dovrebbe esserci in un romanzo mi porta a dire che le scene dovrebbero essere tutte funzionali alla trama. Ma cosa definisce questa funzionalità?

Credo che qualsiasi scrittore alle prime armi sia tentato di infilare in un romanzo una buona quantità di scene inutili. Magari le ha scritte perché sta cercando di conoscere i personaggi, si sta semplicemente allenando, oppure non sa dove vuole andare a parare e quindi procede per tentativi. Ma una volta arrivati in fondo al romanzo, la domanda “questa scena è utile?” dovrebbe porsela. E non solo perché rischia di annoiare il lettore con situazioni e fatterelli di poco rilievo, ma perché le scene superflue danneggiano l'efficacia della trama. Ne sono stata pienamente consapevole esaminando il mio elenco, dove figuravano situazioni di pochissima rilevanza, che rallentavano pesantemente il flusso. Di fatto una scena è una drammatizzazione di un evento, quindi è doveroso chiedersi se ciò che stiamo mostrando al lettore meriti questo focus drammatico.

Forse chi scrive in prima stesura non può essere un buon giudice in questo senso. Dovrà arrivare fino al finale e poi mettere molta distanza tra quello che ha scritto e il suo io-lettore per poter capire se una certa scena è superflua, se va tagliata o modificata. E dovrà a volte forzarsi a eliminarla, perché vi è affezionato. Anche io mi affeziono molto alle scene e all'idea di tagliarle mi piange il cuore!

Cosa definisce l'utilità di una scena?


Vediamo cosa dicono i manuali di scrittura. Leggo su Scrivere un romanzo di Donna Levin:
Idealmente, ogni scena del romanzo porta avanti la storia; nello stesso tempo rivela qualcosa di nuovo sui personaggi.
E ancora su Inizio, sviluppo e finale di Nancy Kress:
Esaminate separatamente ciascuna scena. A quale funzione assolve: sviluppare i personaggi, far progredire l'intreccio, oppure entrambe? Come contribuisce all'asse principale della storia?
Le scene dunque possono avere il compito di far progredire l'intreccio o caratterizzare un personaggio importante. Chiaramente non c'è nessun dubbio sul primo tipo di scene, quelle che mandano avanti la storia. Ma per il secondo tipo, le sfumature possono essere tante, e non è detto che debba accadere sempre qualcosa di significativo. A volte una scena serve solo a dare informazioni al lettore, ad approfondire la psicologia dei personaggi, a caratterizzarli e definirli attraverso ciò che fanno. Insomma, se raccontare è dimostrare, alcune scene avranno proprio la semplice funzione di dimostrare qualcosa. Per esempio, potrebbero essere utili per dare un'esemplificazione di chi è il protagonista o l'antagonista, di cosa è capace di fare, dei suoi limiti, ecc. Oppure di come reagisce di fronte a ciò che gli accade. Oppure ci possono scene destinate a mostrare al lettore gli ostacoli, le difficoltà di una situazione. Come ci si regola con queste scene?


Quando tagliare una scena?


Suppongo che un certo fiuto venga in aiuto in questo senso. Dopo aver maturato una buona esperienza, dovrebbe venire naturale capire "a naso" se una scena danneggia o aiuta. Nell'attesa di sviluppare questo fiuto però occorre trovare dei criteri.

Io ho provato a darmene alcuni, man mano che esamino il vecchio scritto. Ho cominciato a tagliare una scena quando non soddisfa almeno una di queste condizioni:
  • suscita una domanda nel lettore
  • aggiunge informazioni importanti sui protagonisti
  • contribuisce a mostrare il cambiamento dei protagonisti
  • presenta un forte coinvolgimento emotivo
  • contiene tensione o conflitto
  • rivela qualcosa di nuovo rispetto ad altre scene simili
  • risolve un mistero o fornisce un tassello per la sua risoluzione
  • contribuisce a dimostrare la premessa della storia
  • mostra la motivazione e/o l'obiettivo del protagonista
  • mostra una presa di coscienza o rivelazione da parte del protagonista

Un'altra cosa che ho scoperto è che il punto in cui è collocata una scena è importante. Per esempio una scena quotidiana, che mostra un personaggio impegnato in attività comuni, può essere molto noiosa, ma ha il suo perché dopo un momento d'azione o di forte impatto emotivo, perché serve a far riprendere fiato a chi legge. A volte basta dunque solo fare degli spostamenti nell'intreccio, perché la percezione della scena cambi. Allo stesso modo una sequenza di più scene dimostrative può risultare pesante, ma una di tanto in tanto non rallenterà.

Guardare l'insieme, il quadro generale. insomma può aiutare a capire se una scena dà un contributo o no. Ovviamente questo montaggio delle scene può essere fatto solo in fase di revisione.

Qualche volta la scelta migliore è accorpare delle scene, facendo sì che assolvano a più funzioni insieme. Se ne guadagna sia in numero di pagine, sia in termini di coinvolgimento emotivo.
l romanzi devono essere densi e ciascuna scena deve servire a più scopi. (Scrivere un romanzo, Donna Levin)
Se potete raccontare una storia in quattro scene, non raccontatela in cinque. (Lezioni di scrittura creativa, Gotham Writers' Workshop) 
Personalmente ho trovato molto utile chiedermi per ogni scena: cosa sto mostrando? cosa sto dimostrando? Alla fine della scena il lettore è a conoscenza di qualcosa che non sapeva?

E voi avete dei criteri per stabilire l'utilità di una scena?

Commenti

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    1. Macché! Sto sono solo in cerca degli strumenti migliori per scrivere una storia. E c'è molto che ancora mi sfugge... Grazie, cmq ^_^

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  2. Io faccio più o meno come te: di ogni passaggio mi chiedo che utilità abbia ai fini della storia. Anzi, visto che in passato ho scritto prevalentemente racconti, mentre scrivo anche cose più lunghe cerco di guardare all'utilità persino delle singole frasi: se sono ridondanti, o se non servono, semplicemente vengono cancellate :) .

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    1. In effetti penso che scrivere racconti sia un buon modo per abituarsi all'essenzialità. Le frasi ridondanti sono un mio grosso problema, spero di risolverlo prima o poi, perché detesto cancellare qualcosa :)

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  3. Mi affido all'istinto. Se, rileggendo la bozza, trovo che una certa scena definisce meglio un personaggio o la vicenda, la lascio. Se mi pare che in effetti sia "stonata" nel contesto narrativo, allora la rimuovo o la modifico.

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    1. L'istinto è lo strumento migliore per capire se una scena ci vuole o no. Per quanto mi riguarda però riesco a usarlo solo quando rileggo la storia dopo parecchio tempo e non ci sono immersa mentre la scrivo. Tu usi questo fiuto anche durante la prima stesura?

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  4. Mi sembra utile chiedermi, alla fine di una scena, che cosa voleva mostrare, quale è il suo scopo. Se faccio fatica a trovarlo oppure ho già mostrato questa cosa in precedenza, allora la tolgo.
    Credo che sia più difficile quando le scene servono a definire i personaggi, o i meccanismi che si instaurano fra di loro, perché rispondere alla domanda "Che cosa c'è di nuovo in questa scena?", diventa più complesso.

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    1. Hai ragione, proprio questo volevo dire con le mie riflessioni. I personaggi si possono definire in mille modi, non è facile scegliere quegli aspetti che hanno davvero rilevanza per la storia. Paradossalmente si potrebbe finire per descriverli pure mentre fanno la doccia... :)

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  5. Dei miei criteri avevo già parlato qui, anche se mi trovavo in una fase diversa ed ero vittima della progettazione, dei file Excel e delle scalette: http://appuntiamargine.blogspot.com/2015/06/la-costruzione-della-trama-il-mio.html
    Penso che questi principi siano ancora validi. Ma non ora, diamine, non ora. Adesso ho bisogno di sciogliere la trama davanti a me, tenendo presenti solo gli eventi cardine della storia. Ci sarà poi una riscrittura/revisione massiva, in occasione della quale analizzerò singolarmente le singole scene, per vedere quali mi servano davvero. Mi spiace se sono poco tecnica, ma in questa fase sento di poter procedere soltanto così. :)

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    1. Sì, infatti tutto questo discorso rischia di rallentare la scrittura se usato in fase di prima stesura. E' giusto porsi il problema solo dopo, quando si ha un quadro di tutte le scene davanti agli occhi. D'altra parte io spero per il prossimo romanzo di riuscire a diminuire un po' il numero di scene inutili da tagliare, perché è parecchio frustrante l'idea di aver scritto pagine e pagine che finiranno al macero :(

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  6. Io forse sono avvantaggiata, scrivendo gialli. Ogni scena deve essere utile all'indagine, anche se a prima vista magari non sembra. Quindi se rileggendo mi rendo conto che non lo è, che viene ripetuta un'informazione già data, via. I personaggi devono svelarsi mentre accade qualcosa. Non ho mai troppi problemi a tagliare, in revisione il mio romanzo ha perso parecchie scene. Alcune mi piacevano parecchie, ma il rischio era di annoiare il lettore. Così le prime 60 pagine, le più lente, sono diventate 48 di cui è entrato a far parte anche un capitolo del tutto nuovo. Adesso devo solo capire se non ho tagliato troppo...

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    1. Vero, nei gialli tutto è molto concentrato e essenziale, c'è da prenderli ad esempio. Diventa più difficile quando c'è una forte componente psicologica, e questo è spesso il mio caso. A quel punto i criteri si fanno più sfumati. Sei fortunata se riesci a tagliare senza rimpianti :)

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    2. Conservo gelosamente i ritagli! Sia mani che possano essere usati per altro... Le parti narrative non hanno data di scadenza!

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  7. Sembra incredibile come queste tue riflessioni collimino con il racconto in palcoscenico. Lì tutto è diviso appunto in scene, ciascuna delle quali è essenziale per il racconto. Non può esservi alcuna ridondanza, nessun artificio superfluo. Lo spettatore/lettore deve essere portato in quel mondo col massimo della coerenza.
    Credo che un principio generale sia quindi quello di eliminare tutto ciò che non serve, quello che potremmo etichettare come "superfluo".

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    1. Non ho avuto mai modo di avvicinarmi alla creazione di un'opera teatrale, e quello che hai detto mi ha molto incuriosito. Esistono quindi dei criteri specifici? Da quello che posso intuire il rischio di ridondanza è molto basso. La coerenza della storia dovrebbe essere l'obiettivo principale anche per uno scrittore, ma spesso è l'elemento più sfuggente.

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  8. Se il romanzo è un giallo può essere relativamente più semplice individuare le scene funzionali alla storia, ma per altri tipi di storia le scene importanti sono quelle che caratterizzano meglio i personaggi. Comunque hai perfettamente individuato le condizioni da soddisfare perché una scena sia necessaria che valgono secondo me per tutte le storie. Concordo anche sul fatto che certe scene possono rendere meglio se inseriti in certi punti della storia. Mi è capitato di spostare delle scene e anche di tagliare, anche se spesso dopo i tagli ho anche inserito scene nuove. Uno dei miei criteri cardine riguarda la psicologia dei personaggi, se una scena riesce a mostrare le motivazioni profonde che spingono il personaggio ad avere un certo comportamento la considero senza dubbio funzionale alla storia.

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    1. Direi che è un'ottimo criterio da tener presente, quello relativo alle motivazioni, anche perché bisogna far leva su quelle per suscitare la famosa empatia in chi legge.
      E' vero, è incredibile quando spostando una sola scena si ottengano degli effetti sorprendenti :)

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  9. Mi è capitato di tagliare scene, anche di parecchie parole, perché le trovavo inutili ai fini della storia. All'inizio ti ci affezioni, specialmente se per te è venuta proprio bene, hai usato belle parole, però poi erano scene che stavano lì solo a fare decorazione.
    Ecco, forse una scena è inutile quando è solo ornamento.

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    1. Il problema è riuscire a vedere quando è solo d'ornamento. Io per il mio romanzo sono rimasta in dubbio su una scena fino all'ultimo, ci ero affezionata però non riuscivo a capire se potesse contribuire davvero. Comunque nessuno mi ha mai detto che era inutile, quindi forse non sempre siamo buoni giudici di noi stessi :)

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  10. Io scrivo senza pensare alle scene, cioè seguo la storia che voglio raccontare senza curarmi dei limiti.
    La prima stesura va avanti così. Poi, quando il lavoro è completo, con la visione d'insieme, riesco meglio a gestire la trama e a rendere più funzionali le scene. E i tagli sono autentiche mannaie!

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    1. Mi sembra di capire che questo sia il trend generale per tutti: nella prima stesura si procede su ispirazione e si taglia dopo. Eppure dopo tagliare è doloroso e non sempre si ha il coraggio di far calare la scure!

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  11. Anch'io mi accodo al commento di Luz sull'opera teatrale dove ogni scena deve avere un suo perché. La logica è ancora più stringata perché lo spettatore non può "tornare un'altra volta"; invece il lettore di romanzi può mettere da parte il libro e riprenderlo quando ha voglia e tempo. Non ci si può permettere tempi morti. In parte, il criterio è applicabile anche al romanzo - anche se dipende molto dal genere.

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    1. Indubbiamente il genere va considerato, e poi non tutti i romanzi hanno parti psicologiche che rendono necessarie scene di approfondimento. Ma i tempi morti sono pesanti per tutti...

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  12. Al di la della mia avversità al termine "scena" in narrativa, mi pare l'approcio sia valido (forse un tantino troppo ingegneristico :P).Tuttavia non tutti i criteri sono a mio avviso validi, ad esempio
    "presenta un forte coinvolgimento emotivo" non è una ragione sufficiente a salvare una scena ;)

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    1. La revisione ha qualcosa di ingegneristico, secondo me :)
      Se il coinvolgimento emotivo ha un'attinenza con la trama e fa parte del percorso interiore del personaggio, io penso che sia una ragione valida per tenere la scena. Dopotutto si legge per emozionarsi, principalmente. Poi è chiaro che i criteri possono essere molto opinabili, anche in base al tipo di trama...

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    2. Intendevo se c'è solo coinvolgimento emotivo. Il che non vuol dire che poi uno scrittore la debba tagliare, io preferisco un approcio meno ingegneristico ad esempio :P e mi piace trovare anche qualcosa di inutile in ciò che leggo ;)
      Però il solo coinvolgimento emotivo non basta a salvarla ;)

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  13. (Arrivo un po' tardi, ma questa settimana è impegnativa...)
    Volendo consolarci, non è che i grandi autori (o gli editor per loro) siano così bravi a decidere quando tagliare o no una scena. Mi capita spesso di trovare o in qualche edizione farcita o nei siti personali degli scrittori proprio le cosiddette "outtakes" (o editor's cut, anche se è più da film). Eh beh, non capisco perchè le abbiano tagliate. Magari si sente che sono state eliminate subito, per cui un personaggio era ancora in stadio germinale, un po' più buono/cattivo della versione finale, ma da lettore avrei apprezzato benissimo anche quelle. Altre volte mi capita di "volare tra le righe" sbuffando...se succede, significa che è pappa ritrita, e perchè quella me l'han voluta appioppare??
    Forse, e dico forse perchè non abbiamo la formula magica, anche il taglio delle scene è qualcosa di personale, difficilmente obiettivo.

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    1. Sì, hai ragione, capita spesso anche a me di trovare scene pesanti e inutili. Forse è segno che c'è molto di soggettivo anche nel valutare cosa è utile e cosa no nelle scene. Da parte nostra, proviamo a fare del nostro meglio per non annoiare il lettore :)

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  14. Porsi il dubbio che un brano possa essere tolto è già un indizio :-)

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    1. Sono d'accordo! Per molti il problema non esiste proprio, come se tutto fosse essenziale e intoccabile. Imparare a tagliare è un grosso passo avanti, secondo me.

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  15. I criteri che proponi sono gli stessi che anch'io applico, magari mettendo l'accento più sull'uno che sull'altro. Come dice Andrea, ben venga il domandarsi SE la scena meriti di restare, prima di migliorarla.

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    1. Già! Mettersi in discussione non è scontato né facile. Poi i criteri che si adottano possono dipendere anche da fattori soggettivi o dal tipo di storia.

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  16. Per me è sempre difficile capire quando una scena è da tagliare. Un po' perché mutilare la mia storia mi causa sofferenza, un po' perché "dai, non serve a nulla, però è tanto bella"...
    Col tempo ho imparato che tagliare è bene, anche se doloroso.
    Penso che adotterò il tuo elenco dei requisiti, potrebbe facilitarmi di molto la potatura ;)

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    1. Anche per me è sempre una sofferenza tagliare, anche se ho visto che rileggendo a distanza di tempo riesco a essere obiettiva e a guardare persino le scene che amo di più con occhi critici. Però resta una sofferenza :)

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  17. Tagliare una scena fa male. La tengo in un file di backup "che non si sa mai", oppure cerco di recuperare qualche pezzo particolarmente bello per rimetterlo dentro in un altro capitolo. C'è di buono che rileggendolo dopo qualche tempo non ne sento mai la mancanza, e questo è indice che la scelta è stata giusta. E c'è anche da dire che un piccolo sentore di qualcosa che stona ce l'abbiamo sempre. Solo che è difficile da assecondare.
    Una scena che assolve a due funzioni insieme? A me viene il dubbio che le mie assolvano appena qualche sfumatura di una funzione. Ho cercato di far innamorare qualcuno lentamente, da piccoli gesti o singole frasi, e quindi c'è tanta emotività e poco avanzamento di trama. Mumble.

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    1. Capita anche a me di tenere le scene tagliate da parte, ma le recupero di rado, anzi quasi mai.
      Resta comunque difficile capire quando una scena è da eliminare, però come hai detto giustamente il "sentore" c'è sempre, dobbiamo imparare ad ascoltarlo e a guardare quello che scriviamo con un po' di distacco.
      Se fa avanzare la trama, la scena ci vuole, c'è poco da dire :)

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