Perché ho scelto il self-publishing (parte 2)


La pubblicazione della prima parte di questo post mi è costata alcuni follower. E io che pensavo di essere stata diplomatica! Vediamo quanti ne faccio fuori questa volta?

Nel post precedente ho provato a raccontarvi di come sia nata e cresciuta in me, negli ultimi anni, una certa sfiducia verso l'editoria tradizionale, alla luce delle esperienze fatte.

In ciò che ho detto, molti hanno intravisto una certa malinconia, dovuta all'aver rinunciato a un sogno che coltivavo fin da piccola. Questo stato d'animo esiste indubbiamente, ma la decisione di pubblicare in modo indipendente non ha avuto origine solo dalla disillusione. È solo una faccia della medaglia; l'altra è che da quando ho intrapreso questa strada mi sento molto più serena e contenta, e ho ripreso a scrivere con una gioia che avevo dimenticato.

I giorni senza scrittura

Nel post scorso ci eravamo lasciati a un anno fa. In quel periodo le situazioni che mi sono trovata a vivere mi hanno portato per un po' a smettere di scrivere. Ero fortemente demotivata dal continuare, infatti ho messo da parte i due romanzi che avevo in cantiere e non ne ho iniziati di nuovi.

L'idea di ricominciare a mandare manoscritti mi dava la nausea. Ma ancora di più mi infastidiva il pensiero di cedere i diritti d'autore per chissà quanto tempo, senza nessun tornaconto e magari con mille arrabbiature e tanto stress come bonus. In pratica, avevo smarrito l'entusiasmo che di solito accompagna l'idea di pubblicare. Condividere con altri ciò che hai creato dovrebbe essere il coronamento felice della tua scrittura. Se non è così, perché scrivere?

Questa crisi per fortuna è durata poco tempo, perché a un certo punto mi sono resa conto che non avevo più voglia di aspettare l'editore dei sogni. Ho capito che per me ciò che conta è arrivare ai lettori. E mi sono resa conto che avevo la possibilità di farlo tramite il self-publishing.

Tra dubbi e certezze

Ho passato quasi un anno intero a valutare pro e contro di questa opzione, e non avrei potuto fare diversamente, visto che per natura sono portata a prendere decisioni ponderate.

Credo che il grosso limite del self sia quello della percezione che i libri autopubblicati suscitano nei lettori, ovvero diffidenza, per non dire sfiducia totale. Esiste una specie di bollino su ogni libro auto-prodotto, invisibile ma molto potente agli occhi di molti. Dice: questo libro non ha un editore alle spalle. È quasi una lettera scarlatta!

Il self viene visto come un ripiego, il rifugio di chi non ha trovato posto tra gli editori, il deposito di testi-spazzatura, privi di qualsiasi editing e cura. Questa percezione è dovuta solo in minima parte a prese di posizione e a pregiudizi (che comunque esistono). Infatti, è un dato di fatto che la maggior parte di chi sceglie questa strada è un autodidatta allo sbaraglio. Facendo un giro su Amazon e spulciando una serie di anteprime mi è capitato di vedere cose davvero terrificanti.

La sfiducia e la diffidenza che si hanno nei confronti di questo tipo di pubblicazioni sono dunque giustificate. Ma dovrebbe stare a noi autori indipendenti far cambiare idea alle persone.

Credo che il self qui in Italia abbia bisogno di tempo. Forse un giorno gli scrittori impareranno a vederlo come un'opportunità da usare nel modo giusto, adottando un atteggiamento da veri professionisti. E di conseguenza anche l'opinione dei lettori cambierà. Forse un giorno si smetterà di guardare all'editoria tradizione come una scelta di prestigio anche se l'autore ha “contribuito alle spese”, e al self come una discarica anche se ci sono autori di talento.

In un'ultima analisi, ho considerato anche che con un editore avrei dovuto:
  • Cedere i diritti d'autore per un lungo periodo di tempo (si può arrivare anche a 20 anni per legge);
  • Cedere il 90% del guadagno sulle copie vendute (nel migliore dei casi, ma in realtà molto di più);
  • Avere in ogni caso a mio carico la promozione;
  • Subire scelte che magari non condivido (su copertina, titolo, promozione, tipo di pubblicazione, e così via);
  • Non poter mai verificare con esattezza l'esatto numero di copie venduto.
Insomma, l'ago della bilancia si è spostato tutto dalla parte del SP.

Ritrovare la gioia di pubblicare

Aver deciso di bypassare gli editori, mi fa sentire molto più leggera, e ho capito di aver preso la decisione giusta quando qualche settimana fa ho cominciato a lavorare concretamente: organizzare la pubblicazione del mio prossimo romanzo mi ha fatto scoprire la gioia di dedicare attenzione e cura a qualcosa che si ama. Ho scoperto che avere la libertà e il controllo delle fasi di post-produzione può essere divertente e stimolante. Dopotutto il libro è una tua creatura, chi la conosce meglio di te?

Ovviamente non so come andrà quest'esperienza, per quanto ne so potrebbe rivelarsi anche un totale fallimento, potrei vendere tre copie e magari dopo smettere di scrivere sul serio. Ma comunque vada quest'avventura, per lo meno sarà stato un piacere viverla.

Commenti

  1. Felice di aver scelto fin dall'inizio della mia vita da blogger di non diventare follower di nessuno, l'ho fatto perchè mi sono detta "magari per la fretta dimentico di followarmi a qualcuno e sembra che non lo gradisca" insomma non voglio vincoli. Sfollowarsi trovo sia un gesto davvero infantile, è sufficiente non leggere più il blog, no? Che senso ha enfatizzare la cosa? Detto ciò, condivido ciò che dici e non sono pregiudizi. Una volta pubblicare con un editore significava aver passato filtri seri di selezione, ora sa il diavolo perchè, le maglie dell'editoria tradizionale anche di editori davvero prestigiosi, si sono fatte larghissime e spesso passano opere davvero di scarsa qualità, forse per soddisfare i palati di lettori meno esigente. Questo per dire che no, un editore tradizionale non è più sinonimo di qualità, come il self non è sinonimo di discarica, no. Putroppo però, anche in tempi recentissimi ho visto cose terribili anch'io, in questi giorni, grazie a Helgaldo, ce l'ho con le frasi fatte... perché io che mi ammazzo a trovare espressioni originali ed efficaci devo scontrarmi con chi riempie il testo di "in bella vista" "rumore assordante" "a tutto spiano" che dio mio sono certo belle frasi MA NON SONO STATE IDEATE DALL'AUTORE BENSI' COPIATE!!!!
    Il punti invece che citi circa ciò a cui devi stare se firmi un contratto, forse sono un po' all'estremo, è trovabile qualcosa di meno a sfavore dell'autore di sicuro, ma se tu non avevi voglia di cercarlo, lavoro che chiaramente comporta tempo e grosso dispendio di energia, hai fatto bene a puntare al self. Baci Sandra

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    1. Ciao Sandra, sì, potremmo sintetizzare questi miei due post dicendo che sono stanca di tanti sbattimenti per trovare l'editore che vorrei. Forse sono solo stufa di tante cose e ora come ora vedo questa strada molto più tranquilla. Poi magari mi sbaglio, staremo a vedere.
      Quello che dici sulle "cose terribili" è verissimo, penso che tutti noi abbiamo tanto da imparare, editore o non editore. Ma penso anche che un po' di pregiudizi esistono, nel senso che se si trova un refuso o un errore su un libro edito da una CE blasonata magari si tende a far finta di niente. Se lo stesso errore lo fa un autopubblicato, allora viene subito additato come quello che non sa scrivere, che non ha un editore dietro e che non si è rivolto a un professionista per l'editing.
      Qualche giorno fa dicevo a mio marito che ho l'ansia da refuso, perché so che in quanto autopubblicata tutti staranno col fucile spianato...
      (tanto per usare una frase fatta anche io :) )

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  2. Nel mio commento al precedente post su questo tema ti ho detto come vedo io il self-publishing, però so che esso rappresenta una valida opportunità per lo scrittore e nel tempo forse questo verrà dimostrato, magari quando anche autori famosi si concederanno il piccolo piacere di autopubblicarsi (ma a loro chi glielo farebbe fare se già sono serviti e riveriti dalle grandi CE?). Voglio dire che purtroppo è così: la facilità con cui accedi alla pubblicazione, dà una sorta di diritto a tutti di mettere in giro qualunque cosa, il che - qualcuno direbbe - è giusto e lecito, ma con quale risultato? Che, appunto, devi usare il lanternino per beccare il lavoro ben fatto. Io sono sicura che ce ne siano tanti, infatti, sono una convinta lettrice di libri di esordienti che si autopubblicano: la mia è una sfida, che purtroppo finora non ha fatto che confermare il mio pregiudizio!
    Leggerò il tuo libro: che sia la perla che sto cercando? :)

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    1. Purtroppo la facilità di questa strada fa sì che tanti si buttino. "Tanto, cosa costa?" In realtà questa non è affatto una strada facile, perché se vuoi fare le cose seriamente è molto più dura di scegliere un piccolo editore e far fare tutto a lui. D'altra parte non ti dico cose nuove, perché lo sai benissimo.
      Ora come ora la realtà è quella che hai descritto tu. E come lettrice anche io ho faticato a trovare delle perle. Anzi, onestamente di perle ne ho trovate solo conoscendo a monte l'autore, non frugando su Amazon. Sai che c'è? Speriamo che il self passi di moda!
      Grazie cmq per la fiducia... :D

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  3. Credo che l'errore fondamentale di chi scrive, sia che pubblichi in proprio o no, non sia tra quelli che tu hai elencato. L'errore fondamentale è solo uno: chi leggerà ciò che scrivo ? Quasi nessuno se lo chiede mai. Io penso ad esempio che l'autopromozione abbia dei limiti che sono quelli delle persone che conosciamo. Alla fine saranno solo loro che ci leggeranno. Per "diffondere" bisogna invece essere consapevoli della fetta di mercato che utilizza il mezzo di diffusione. Ad esempio, chi compra gli e-book su amazon ? Secondo me c'è una categoria ben precisa come c'è una categoria ben precisa di quelli che comprano su Lulu o di quelli che invece entrano nelle librerie. Se il libro copre questa categoria (ma anche più d'una) allora il prodotto si diffonde e si può innsecare il passaparola. In caso contrario no. In definitiva io credo che molto si nasconda nel genere che trattiamo perchè ogni genere ha la sua collocazione.
    Io anni fa ho provato con l'autopubblicazione acquistando direttamente io i codici ISBN e dopo i libri erano visibili su tutte le librerie on-line. Alla fine qualcosa ho venduto ma soltanto perchè avevo una scelta una descrizione che mi faceva uscire i miei libri accanto ad altri molto famosi. Però l'argomento trattato era molto diverso (il mio si trattava di un saggio) per cui credo che chi lo abbia acquistato lo abbia fatto per errore. Me ne sono accorto dalle recensioni che a volte sono state buone ma altre impietose. Preparati alle recensioni...quelle nel self-pubblishing sono sì impietose ed anche se vorremmo spiegare, argomentare, non c'è nulla che tenga. Non si possono più cancellare.

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    1. Hai ragione, i limiti di cui parli sono un grosso problema. Mi sembra che molti autori tendano a farsi una loro nicchia di lettori, però sono in pochissimi a raggiungere la massa. E questo è vero sia per chi pubblica con una CE che con il self. Nel caso di un saggio forse il discorso è diverso, se l'argomento è molto gettonato. Non so di cosa parlasse il tuo, magari non è vero che lo hanno comprato per sbaglio, ci sarà stata una descrizione, no?
      Sulle recensioni, sono preparata al peggio :)

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    2. Un saggio che non vorrei mai aver scritto (infatti adesso scrivo romanzi). Sì, la chiave di tutto è proprio la descrizione perchè è così che ti trova la gente. Per i generi bisogna fare attenzione, informati su cosa vende di più quel sito perchè è quello il segreto. E' come quando vai a pesca in un laghetto (i pescatori veri capiranno): in una giornata le trote sono sempre tutte nello stesso punto, non altrove; basta mettersi lì e le prendi.
      Con questo non voglio ovviamente dire che i lettori siano delle trote ... era solo un esempio :-)

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  4. Io credo che ben pochi autori possano auto-pubblicare un'opera decente senza la consulenza di un professionista, per il semplice motivo che nei confronti del proprio lavoro è difficile mantenere il giusto distacco, la giusta autocritica.
    Quindi forse il problema non è l'audacia dell'autore che crede di essere un dio con un lavoro mediocre. Sono convinta che molti sono in buona fede, ma lo scarso intervento sul testo da parte di un occhio esterno mantiene il testo a un livello di "bozza".
    Non è il tuo caso, perché quando ho ricevuto il testo era già ottimo, e richiedeva solo piccoli affinamenti. Ma io, se deciderò di autopubblicarmi, assolderò qualche professionista per non fare figure di emme.
    Quanto ai defollower... ma davvero?!?! E ti hanno detto perché? Che cretini!

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    1. Vero, non è facile avere il giusto distacco. Poi forse è anche questione di esperienza, magari con il tempo si acquista un certo fiuto per considerare in modo disincantato ciò che abbiamo scritto. Da parte mia, tutto questo non l'ho ancora raggiunto, e ho ancora bisogno di chi mi scovi ciò che non va ;)

      Riguardo ai defollower... sì, so chi sono visto che mi arriva una notifica per la newsletter, ma non voglio darci peso. Ognuno fa quello che crede. E se basta così poco per disiscriversi, beh... allora hanno fatto bene ad andarsene.

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    2. Sai, la mente umana ha dei limiti. Magari il testo ha delle potenzialità che non si vedono, perché l'autore volente o nolente si sofferma su persone, situazioni e frasi conosciute. Il beta o editor che sia, magari riesce a dare spunti mai considerati per il solo fatto di essere una persona diversa, con una "testa" diversa. :)

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    3. Sì, c'è bisogno di una prospettiva diversa.

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  5. Consiglio di chi ci è già passato: non farti prendere dall' "ansia da vendite". Io ho dovuto aspettare più di un anno per vedere le prime copie vendute, e se da un lato alcuni ebook hanno preso il via, dall'altro ce ne sono stati parecchi che hanno venduto pochissimi esemplari e si sono fermati lì.
    Insomma, non dimenticare mai che al centro di tutto c'è il piacere di scrivere. Quello non bisogna mai perderlo ;-)

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    1. Stai dicendo di non essere ansiosa a una che è ansiosissima per natura? Anzi, in uno dei prossimi post parlerò proprio di questo!
      Scherzi a parte, ti sono grata per il tuo suggerimento, è importante anche per me conservare la gioia di scrivere. L'ho appena ritrovata e non intendo perderla :)

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    2. Grazie, Massimiliano, terrò bene a mente i vostri consigli.

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  6. Accettare di pubblicare con un editore è accettare una collaborazione che, come tale, è piena di compromessi. Per il primo romanzo che ho pubblicato ho scelto la foto di copertina, ma non il titolo, per il secondo ho dovuto accettare una copertina in linea con le altre della collana in cui il libro è uscito, in nessuno dei due casi ho avuto voce in capitolo sul prezzo, uno è disponibile anche in e-book, l'altro no. I vincoli ci sono eccome. Accettarli o no è anche una questione di carattere. C'è chi sogna di lavorare in proprio e chi, come me, si sente rassicurato dall'avere un contratto, la muta, le ferie pagate... Insomma, non c'è un giusto e uno sbagliato.
    Proprio in questi giorni stavo lavorando all'editing di due racconti per un'antologia, insieme al curatore. Mi sono state proposte delle lievi modifiche al testo (tagliare un paio di righe, sostituire dei termini) a cui io non avrei pensato e che hanno oggettivamente migliorato i racconti. Senza entrare in anticipazione che ancora non posso dare, uno dei racconti uscirà su cartaceo, su e-book e su rivista specializzata. C'è dietro una specifica strategia promozionale maturata in oltre vent'anni di esperienza nel settore. Io ritengo questa esperienza un valore aggiunto a cui non mi sento di fare a meno. Il mio racconto arriverà a un pubblico molto più vasto di quello a cui sarei riuscita a farlo arrivare in proprio (tra l'altro i curatori organizzano un sacco di presentazioni in posti che per me sono geograficamente raggiungibili, regalandomi un contatto con una fetta d'Italia che mi sarebbe preclusa...).
    So che mi ripeto.
    Capisco la tua scelta. L'hai valutata a lungo e consiglio a chiunque di fare altrettanto, perché ci sono alcune cose che, comunque, un singolo non può fare e un editore sì.

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    1. Gli editori giusti, in gamba, con un'esperienza di tutto rispetto alle spalle esistono. Io non l'ho mai messo in dubbio, anzi spero che nessuno abbia visto questo nelle mie parole. Solo che a me non è ancora capitato di incontrarli sulla mia strada, tutto qui. E come dicevo anche a Sandra, sono troppo stanca per cercarli ancora.
      Si potrebbe fare il paragone con il matrimonio: se trovi la persona giusta, è una cosa meravigliosa. Ma se la persona è sbagliata... allora diventa un incubo.
      Quello che so per certo è che l'idea dell'autonomia a me piace molto. Come hai fatto rilevare, non esiste una strada giusta e una sbagliata, solo la strada che uno sente meglio per sé.

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  7. Sai che ci ho pensato anch’io a defollowarm… va beh, a cancellarmi.
    Questa idea del self publishing anche a me pare un po’ balzana… geneticamente bislacca… ;)
    Ok faccio il serio. Mi spiace, non vorrei aver contribuito con i miei commenti a far andare via lettori. Ti sono in debito di qualche follower. :(

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    1. ahahahahha :D Sì, Marco, è tutta colpa tua, e la cosa peggiore è che non si sa manco dove venirti a beccare, visto che vai ramingo qua e là e non hai fissa dimora!

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  8. Avendo esperienza in merito al self-publishing, mi sento di consigliarti di avere pazienza se prendi questa strada: i risultati non si vedono subito, ma tu non mollare! E ovviamente preparati alla promozione sui social, è indispensabile. Ma tanto hai già esperienza :-) Un abbraccio grande!

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    1. Ciao Elisabetta, ma lo sai che ti pensavo proprio in questi giorni? Anzi, mi sono andata a rileggere tutti i post che avevi scritto sul self.
      Grazie per il consiglio, è particolarmente prezioso visto che ormai sei espertissima di questa strada ;) Un abbraccio anche a te.

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  9. Il vero limite del self-publishing è che non c'è alcun tipo di filtro tra l'autore e la pubblicazione. Per autori maturi, capaci, consapevoli questo potrebbe non essere un problema (anche se non ne sono convinto fino in fondo, e credo che almeno un paio di letture da far fare ad altri professionisti più obbiettivi sul testo dell'autore stesso che l’ha scritto sia necessario); per autori sprovveduti, giovani e inconsapevoli... be' il problema c'è, invece, eccome. Questi autori qui rovinano la piazza. Pensano di essere dei talentuosi per il solo fatto di desiderarlo e pubblicano ogni minchiata gli esca dalle mani. E chiaro che dopo un po' di libri scadenti, il lettore decida di tornare a rivolgere la propria attenzione all'editoria tradizionale. Poi ci saranno anche altri problemi, oltre questo, e anche dei vantaggi. Ti auguro di incontrare i tuoi lettori e di trovarne molti.

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    1. Sarebbe interessante capire se i lettori medi (quelli che non sono addentro all'editoria) facciano realmente distinzione tra i "figli di CE" e quelli "senza famiglia". Io non sono così sicura che chi compra per esempio su Amazon stia lì a vedere "da chi è prodotto" un romanzo. Magari guarda l'autore e sceglie King piuttosto che Pincopallino, magari tiene conto delle pubblicità, di ciò che ha sentito dire in giro e delle recensioni, ma tutta questa attenzione agli editori non credo ci sia. Noi magari ci comportiamo così perché conosciamo un po' la situazione e sappiamo che nel self c'è soprattutto spazzatura, ma tanta gente non lo fa.
      Per il resto sono pienamente d'accordo, il filtro non esiste e questo crea indubbiamente problemi.
      Ti ringrazio molto per l'augurio :)

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  10. Risposte
    1. Grazie, Nadia. Ne sono felicissima. Io sono diventata una tua lettrice da poco e posso dire a ragion veduta che sei una delle perle di cui parlavo prima.

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  11. Perché ti è costata dei follower?
    Le motivazioni che adduci sono legittime. Il selfpublishing porta però a due problemi:

    1: pubblichi solo in ebook e tagli fuori tantissimi lettori che leggono solo o quasi soltanto libri cartacei
    2: come ha detto Tenar, un editore ha più esperienza di te.

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    1. 1) Questo è abbastanza vero, ma si può fare un cartaceo anche in self. E poi se pubblichi con chi non diffonde il cartaceo nelle librerie, alla fine non è la stessa cosa?

      2) Gli editori hanno più esperienza di me: questa non la ritengo una verità assoluta. In Italia esiste un numero spropositato di CE, molte sono professionali, ma tante altre non sanno fare il loro lavoro. Quindi, come dicevo a Tenar, se capiti bene hai solo da guadagnare. Ma se capiti male... era meglio che facevi tutto da solo. Certo, le cose vanno fatte comunque con criterio.

      Sui follower, ho riscontrato delle cancellazioni dalla newsletter dopo la prima parte di questo post. Credo poco nelle coincidenze, ma magari mi sbaglio :)

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    2. 1: sì, è vero sugli editori. Per il cartaceo hai ragione, c'è il print on demand, ma quanti ci si affidano?
      2: dipende dagli editori, infatti.

      Follower: peggio per loro, ognuno ha diritto di dire la sua :)

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    3. MTS: però se un editore è dappoco lo puoi capire ben prima di inviare il manoscritto!

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    4. @Andrea: Sì, con un po' di esperienza si impara al volo di chi diffidare.

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  12. Personalmente, trovo il self-publishing una scelta legittima, che non ha niente di inferiore dalla pubblicazione tradizionale, se fatto con cognizione di causa. Per la storia che sto scrivendo, era infatti la mia prima scelta: col tempo mi ha però scoraggiato il fatto che, tra editing, formattazione, copertina e promozione, ci sono spese abbastanza alte da sostenere, cosa che io non posso permettermi. Far uscire un libro senza editing sarebbe infatti improponibile per me, un suicidio, per non parlare poi della promozione, senza la quale mi leggerebbero quattro persone in croce. Per questo, credo che una volta ultimato il mio romanzo cercherò una casa editrice, di quelle però di nuova generazione, con al servizio esperti di marketing online e che magari pubblicano solo in e-book: nella ricerca che ho fatto ne ho trovate anche di interessanti, e chissà che io non possa essere trattato meglio, che da un editore tradizionale (ma per scoprirlo non posso fare altro che provare, prima di tutto).

    Comunque è vero che tra gli auto-prodotti ci sono schifezze assurde, ma ci sono anche libri buoni o anche ottimi, con tanto di editing professionale. Non capisco gli eccessi di chi vuole per forza bollare tutti i libri indipendenti come schifezze, come dall'altra parte non capisco alcuni autori self che danno del venduto a chi invece segue la via tradizionale: equilibrio e obiettività in questo caso non farebbero male :) !

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    1. Le CE di cui parli sono un'ottima cosa, anche la mia scelta era caduta su quella tipologia in un primo tempo. Il fatto è che finire in libreria oggi non è facile, quindi meglio puntare sulla visibilità on-line con gli ebook.
      Il tuo discorso sull'equilibrio mi piace molto. La penso anche io così, non mi piace generalizzare né in un senso né nell'altro. Anzi, capisco poco certi schieramenti e le lotte feroci che a volte vedo su facebook tra gli autori self e quelli che pubblicano con editore. Credere in quello che fai è un conto, un altro è sparare addosso a chi non la pensa come te...
      Riguardo all'editing, esistono anche i lettori beta come alternativa valida. Certo uno solo non basta e devi comunque fare tu un editing di base, ma considera anche questa possibilità.

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    2. E' vero, ci sono i lettori beta, ma secondo me non bastano: spesso infatti sono amici dello scrittore, e non hanno il giusto distacco né la competenza per sostituire un editor competente e pagato per farlo. Penso che un editor serva sempre e comunque, e non mi sentirei sicuro a pubblicare qualcosa di mio che non abbia passato un editing: questa però è una mia idea personale :) .

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  13. Condivido tutto! Che bella poi la post-produzione! Io per ora l'ho realizzata solo per terzi e non vedo l'ora di farla per me.
    Tra l'altro ho acquistato i diritti di una immagine su internet da usare per la copertina, con largo (troppo) anticipo e non so neanche se alla fine la userò. Magari farò un sondaggio sul blog ;)

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    1. Sì, sono aspetti divertenti, soprattutto la copertina. Se l'immagine ti ha colpito e pensi sia adatta per la storia, hai fatto bene a impadronirtene subito!

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  14. Come ho già scritto nel precedente post sono favorevole al selfpublishing anche se occorre fare tutto da soli e lavorare di più per ottenere un libro scritto bene, farsi promozione e tutto il resto. Credo che ritrovare il piacere di scrivere senza l'ansia di trovare l'editore ideale sia già una bella cosa. Il problema è non trovare o meno una casa editrice, ma trovarne una seria che rispetti lo scrittore e abbia davvero voglia di investire su di lui in ogni senso. In caso contrario il selfpublishing è assolutamente da preferirsi. Aspetto il tuo libro.

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    1. Penso tu conosca bene pro e contro, molto meglio di me che sono solo agli inizi. Sono consapevole del tanto lavoro da fare, tra l'altro avevo preventivato un certo tempo prima dell'uscita, ma vedo che ne occorrerà di più. L'importante comunque è che riesca a fare tutto senza stressarmi troppo :)

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  15. No, no, io sono ancora qua! ;)
    Certo che se si sono disiscritti dal blog perchè non condividono le tue opinioni, direi che c'hanno perso loro. E' comunque un'esperienza importante da cui si può imparare anche indirettamente.
    Vorrei dire meglio pochi ma buoni, ma questo non vale per i blog e per gli ebook...
    Giusto in questi giorni si disquisiva in altri lidi delle recenti statistiche Nielsen sul mercato dell'editoria (dovrebbe essere visibile qui http://www.aie.it/Portals/_default/Skede/Allegati/Skeda105-3531-2015.9.17/Andre%20Breedt%20Editech%202015%20Draft2.pdf?IDUNI=h0c01ychfwcailayxcek1ueq9053)
    Comunque il cartaceo vende ancora molto. Per cui l'unica cosa sensata che potrei dire in merito è che, per non dimezzare la fetta di acquirenti possibili, conviene scegliere ebook con possibilità di stampa a richiesta (un'amica c'era riuscita con Feltrinelli, ma non conosco i termini del contratto).
    E poi tanto marketing online.
    Ma per te non dovrebbe essere un problema: gestisci un blog, per cui certe dinamiche non ti sono certo oscure! Avanti tutta, quindi!

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    1. Un dato su cui riflettere dalla mia esperienza è che e-book con print on demand molto valido, il cartaceo arriva subito senza difficoltà di ordinarlo almeno su Amazon, però alla luce delle vendite digitale batte cartaceo di molte lunghezze. Sandra

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    2. Su Amazon c'è il cartaceo? Non l'ho visto!!
      ...che stavo pensando di prendere Ragione e Pentimento per la mia non-lettrice-accanita-ma-quasi-sulla-via-del-recupero mamma :)

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    3. Le statistiche che hai riportato sono interessanti, sarebbe da riflettere su alcuni dati.
      Comunque, penso anche io che ancora tanti preferiscono i libri cartacei, quindi metterò in conto di farne una versione con stampa su richiesta.

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    4. Barbara, se non lo vedi fatti viva da me. Maria Teresa scusa l'intromissione, si sa che mi allargo sempre ma lo faccio dove so di potermi sentire a casa. Tornerò con i dati aggiornati di vendita, cartaceo e-book. Grazie Sandra

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  16. Io, che guardo con grande sospetto i libri pubblicati senza l'intervento di un editore, sarei più propenso all'acquisto di uno di questi se - per esempio - in copertina fosse dichiarato chi ha eseguito l'editing. Sarebbe un grande segno di professionalità.

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    1. Addirittura in copertina? Non so, alla fine non è un po' ridicolo? Capisco la sfiducia, però basare l'acquisto di un libro sul fatto che sopra c'è il bollino "passato per il vaglio di Tizio" mi sembra eccessivo. Questo sì che suona come un "non mi fido di te, autore da strapazzo!" :)
      Ti dirò poi, ci sono in giro certi editor improvvisati che non meritano secondo me nessuna fiducia. Ormai tutti possono aprire un'agenzia di servizi letterari, chiunque può dirsi in grado di fare un editing anche se non ha nessuna esperienza, e a me questa cosa proprio non va giù.

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    2. Questo è un altro problema molto serio: la nascita a dismisura di agenzie di servizi editoriali farlocchi. Sandra

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    3. Esatto. Io sono avvelenata su questo punto, perché so di titolari di EAP che si sono buttati su questo mercato, promettendo rappresentanza presso CE importanti, quando non hanno le minime conoscenze per farlo. Oppure di ex autori di EAP che si sentono talmente bravi da fare gli editor privati. E qui mi fermo, altrimenti altro che defollower...

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    4. @MTS: Sì sì, in bella vista anche! :-)
      Per emergere (nel vero senso della parola) bisogna far vedere che non si tratta della bozza che ho pubblicato in 5 minuti, ma di un lavoro complesso frutto dell'impegno di un team di professionisti.

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    5. Andrea, mi pare di capire che alla fine quello che cerchi è una garanzia. Esattamente come quando scegli un prodotto edito da un editore importante o acquisti un pacco di biscotti, optando per un marchio di cui hai sentito in tv. Ti fidi di un nome, scegli in base a quello.
      E poi così implicitamente affermi che un autore non vale niente, a meno che non abbia dietro un team di persone che trasformano il suo libro-rospo in principe.
      Con ciò non sto affermando che non servano collaboratori, anzi. Io sono molto grata a chi mi sta aiutando e metterò i loro nomi nella pagina dei ringraziamenti, ma certo non sulla copertina. Non mi piace l'idea di dover avallare il mio lavoro in quel modo. Mi sa tanto di fascetta pubblicitaria.

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    6. Sì, è proprio la logica della fascetta.
      Però non sto dicendo che "un autore non vale niente", l'autore vale per quanto gli compete ovvero la scrittura, tutto il resto (dalla copertina, all'impaginazione, all'editing ecc.) non è detto che sia nelle sue corde, ecco perché se scelgo un autore self preferisco avere una serie di garanzie. La coperina per esempio lo vedo subito se ha un aspetto professionale o se l'hanno disegnata in word, per l'impaginazione (che secondo me non è un aspetto secondario) devo sfogliare il volume, per analizzare il resto invece devo entrare nel dettaglio (ecco quindi la necessità di mettere i punti di valore in bella mostra).

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    7. Andrea se il tuo assunto fosse vero, perché non applicarlo anche a quegli scrittori che pubblicano con piccoli o microscopici editori? L'autore dovrebbe pretendere un bel logo NO EAP. Perché col piccolo editore sconosciuto non è così remota la possibilità di incappare in autori di scarsa qualità che vengono pubblicati a prescindere, tanto l'editore ha già ottenuto il suo profitto.
      Sempre al bollino di qualità per il self, e se l'autore sparasse nomi a caso per l'editing, a quel punto cosa chiederesti sempre in copertina pure le credenziali dell'editor? E visto che ci siamo perché non mettere pure il correttore di bozze?
      Chi diffida degli autori self ha un'opzione eccezionale, non comprarli. O magari se lo scettico vuol proprio avventurarsi potrebbe sempre prima scaricare l'estratto.
      Scusa Maria Teresa, spero di non farti perdere follower stavolta... :D

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  17. Ne comprendo ancora poco, sto entrando passo a passo in questo mondo, ma credo anch'io che il SP abbia un suo valore e una sua dignità. All'impronta penso questo, poi mi viene in mente che tanti, tantissimi, troppi si autopubblicano, come tu stessa hai scritto, e quindi il rischio di finire nel mucchio, fra mille pseudo-scrittori e quindi ritenuti alla fin fine alla stessa stregua, c'è ed è inevitabile.
    Ecco, come concili questi due aspetti? Come si fa ad autopubblicarsi (cosa che credo deciderò anch'io) e tutelarsi da questo rischio di omologazione?

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    1. Quando lo scoprirò, te lo dirò! Ok, scherzi a parte... Purtroppo il rischio di finire nel mucchio esiste. Da parte mia mi sono ripromessa di fare del mio meglio, anche con la collaborazione di chi ne sa più di me, per non gettare nel mare del SP un altro prodotto fatto in fretta e furia.
      A un certo punto metti sui piatti della bilancia i vari pro e contro, e vedi dove pende. Nella mia valutazione sono consapevole dei problemi, ma anche dei vantaggi, che ora come ora mi sembrano di gran lunga superiori rispetto agli svantaggi. Se poi dovessi cambiare idea, per lo meno avrò sperimentato sulla mia pelle questa strada.

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    2. Mi sembra una posizione appropriata.
      Se tu dovessi fare un bilancio, a oggi, come sarebbe? Positivo o "ti accontenti"?
      P. S. Stavo pensando di sottoporti a un'intervista sul mio bloggino. Ti potrebbe interessare?

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    3. E' decisamente troppo presto per fare un bilancio, visto che il libro ancora non è neppure uscito. Per ora posso dirti che il lavoro da fare è tanto rispetto alla pubblicazione con una CE, ma sentirsi padroni del gioco è una bella sensazione.

      Un'intervista a me? Wow sono lusingata, Luz :) Certo che mi interessa, sentiamoci per e-mail, quando vuoi.

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  18. @Marco: la risposta sta nel fatto che è l'autore che vuole essere comprato, se comincia a far lo schizzinoso ha solo da perderci.
    Per quanto riguarda il bollino NOEP in linea di massima potrebbe essere una buona idea, in realtà trovare il volume è in libreria è già una garanzia sufficiente.

    Infine, perdonami se te lo dico, trovo la tua ultima nota offensiva e infantile: che cosa ti fa pensare che la tua opinione possa influire sulla decisione mia e di altri di seguire il blog?

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    1. @Andrea
      Mah... A prescindere che i libri dei piccoli editori raramente si trovano in libreria.
      Tutti gli autori vogliono essere venduti. Tra self ed editoria tradizionale cambia solo la modalità.
      Riguardo all'offerta ti dico che io non condivido la tua opinione. Ma come mi ha insegnato il buon Voltaire sarei disposto a morire perché tu possa esprimerla. La mia era solo una battuta per Maria Teresa e i miei commenti spesso 'nefasti' sul self publishing. C'era solo autoironia, non era riferita a te. Ma se ti sei sentito offeso non ho problemi a chiederti scusa.
      Sulla mia presunta infantilità posso dirti che spesso guardo i bambini e mi rendo conto che a noi adulti un po' di leggerezza, gioia e occhi pieni di meraviglia non guasterebbero. Quindi lo prendo come un complimento. ;)

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  19. Sono piuttosto certa che Marco intendesse solo fare una battuta, anche perché a nessuno verrebbe (spero) in mente di smettere di seguire un blog a causa dei commenti di chi lo frequenta.

    Comunque, lasciando da parte la questione della fascetta, su cui abbiamo appurato di non essere d'accordo, io credo che il problema sollevato da Andrea non sia da sottovalutare. Voglio dire, la questione della mancanza di fiducia esiste e sarebbe utile capire come risolverla. E' vero che ci sono le anteprime, le recensioni e che la copertina in qualche modo ti dice se quel libro è raffazzonato o curato, ma l'idea di un bollino di qualità non è forse da scartare completamente, se una cosa del genere potesse significare "questo libro è frutto del lavoro di un team serio". Io potrei ammettere una cosa del genere se si creasse un insieme di scrittori indie che garantisse vicendevolmente i prodotti, magari perché ognuno ha dato il suo contributo per la qualità finale.
    Non so se sono riuscita a spiegare ciò che avevo in mente. Il punto è che così facendo verrebbe a mancare quell'autonomia di scelte che è uno dei punti di forza del self, quindi non so...

    D'altra parte vedo fare delle cose allucinanti agli autori pur di vendere, altro che fascetta. Proprio stamattina ho assistito a una cosa veramente scorretta. Sono stata sul punto di farla rilevare a chi di dovere, ma poi ho deciso di lasciar perdere. Benché queste pratiche siano vietate da Amazon, certe persone continuano a farle. E mi riferisco in particolare al mettere nelle descrizioni del romanzo nomi famosi di autori o case editrici. Specchietti per le allodole, per intenderci.

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    1. Maria Teresa provo a rispondere al tuo importante quesito. Lo hai posto, mi pare il minimo approfondirlo. ;)
      Ti chiedi del problema: la mancanza di fiducia da parte dei lettori nei confronti degli scrittori self.

      Ebbene questa mancanza di fiducia non esiste. O almeno non esiste nei termini in cui viene accennata.
      Analizzando i numerosi casi di scrittori italiani che hanno avuto successo nel self publishing e che poi sono stati "adescati" da importanti editori, oppure guardiamo i singoli casi di autori self che hanno scalato le classifiche. Là dove il romanzo piace ai lettori non si riscontrano ostracismi per la mancanza di editore.
      E' evidente che un ebook pieno di errori riceve commenti duri in proposito. Ma non c'è nessuna prevenzione fra i romanzi che piacciano ai lettori. Il passaparola scorre fluido, i commenti idem.

      Proprio ieri ho scoperto uno scrittore self publishing, peraltro giornalista, che col primo romanzo ha venduto 6 mila copie e il secondo sta andando abbastanza bene.
      C'è da premettere che nel 2014 in Italia sono stati venduti 7 milioni di ebook per una quota di mercato del 7,4%. Cioè se facessimo una proiezione (maccheronica, non è statistica) queli 6 mila ebook equivarrebbero a quasi 80 mila copie di cartaceo.
      In realtà il dato interessante di questa casistica è che lo scrittore ha compiuto degli errori o potrei dire delle inefficenze evidenti di marketing. Poteva vendere molto di più. Ho segnalato il caso anche Serena.
      Non mi va di fare il nome, però il dato certo è che la prevenzione nei confronti del self serpeggia più fra gli addetti ai lavori: editori, critica, scrittori, che fra i lettori veri e propri.

      Guarda le schede libro di Amazon. C'è la copertina, il titolo, l'autore, la descrizione e non c'è l'editore. L'editore compare soltanto nella parte bassa fra i dati tecnici: pagine, peso, editore.
      I lettori che acquistano su Amazon cercano disperatamente chi è l'editore? Per nulla. Leggono il titolo, guardano la copertina, la descrizione e le recensioni.
      Questa scelta di Amazon è anche alle origine delle guerre fra i big five (i 5 grandi editori americani che detengono l'80% del mercato) e Amazon.
      Alcuni editori italiani, per rendersi noti, mettono il proprio nome di editore tra parentesi nel titolo!

      Stiamo attraversando un nuovo paradigma di scrittore che si forgia da nuove dinamiche. E non lo dico io, è l'evidenza degli scrittori Indie Usa che si sta diffondendo in tutto il mondo.
      Il film di fantascienza del momento: Sopravvissuto - The Martian con Matt Damon, è stato scritto e pubblicato da Andy Weir in self publishing. Ha venduto milioni di copie.
      Idem il Il Coniglio Che Voleva Addormentarsi, ovvero the rabbit who wants to fall asleep, pubblicato in self i cui diritti sono stati comprati per milioni di dollari.
      Questi solo per citare due casi i cui echi del self publishing giungono evidenti fino a noi.

      Riguardo a una alleanza di scrittori indipendenti, brava, hai visto giusto, è quel che accadrà con l'evolversi del mercato, col crescere della consapevolezza. E' accaduto altrove, accadrà anche da noi. Ma non ci saranno vincoli da bollino. E sai perché?
      Perché appena sfoceranno i primi casi di best seller in self publishing pure da noi, si creeranno modelli. Sai qual è il primo consiglio che elargiscono tutti gli scrittori Indie di successo americani? Prima del marketing e di tutto il resto, predicano come un mantra di badare alla qualità. E' l'unica cosa che conta per poter emergere. Ci arriveremo, un passo alla volta.
      Il Self qui da noi è ancora da svezzare, lasciamolo crescere e correrà.
      Ho cercato di sintetizzare, ma spero d'aver centrato qualche dubbio. ;)

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    2. Sì, hai centrato molti dubbi. Molto di quello che dici lo penso anche io, benché voglio verificarlo con i miei occhi.
      Badare alla qualità mi sembra un consiglio chiave, perché è proprio sulla mancanza di qualità che gli indie sono deboli e attirano critiche.

      Se questa strada dovesse rivelarsi buona per me, spero di poter incontrare altri autori per formare davvero un team, perché credo molto nella collaborazione e nella possibilità di dare il meglio se si fa parte di una squadra di persone motivate.

      Poi penso anche io che la sfiducia derivi soprattutto dagli addetti ai lavori. Come dicevo in un commento nell'altro post, la gente comune non fa queste differenze oppure le fa verso qualsiasi autore esordiente.

      Ti ringrazio molto per i tuoi commenti, Marco. Sono preziosi, altro che defollow :)

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  20. Allora sei in debito di un complimento ;-)

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  21. Se posso aggiungere qualcosa di costruttivo alla discussione, voglio far notare che il mio primo romanzo pubblicato con un editore definito EAP, che mi ha proposto 2 contratti uno di pubblicazione free e l'altro di editing a pagamento (la stortura sta nel fatto che senza l'editing fatto dalla stessa casa che avrebbe pubblicato non sarei stata pubblicata) e io ho accettato e vi dico alla luce di eventi successivi c'è pure di peggio e sono stata contenta di averlo fatto, dicevo il romanzo si trovava tranquillamente in Feltrinelli e pure esposto molto bene, certo non è stato lì secoli, ma oggi qualcunque romanzo ha vita breve nelle librerie, a meno di vincere lo Strega. A questo punto che bollino meritava il mio libro? EAP? Sì, lo era. Editing? Sì, ce l'aveva e pure un signor editing scusate. Minimum fax riporta in fondo a ogni libro l'intero elenco di chi ci ha lavorato, tutti tutti, una cosa molto bella a mio avviso, solo che arrivare a pubblicare con minimun fax per me è davvero IL SOGNO! Temo che la qualità non si dimostrabile con bollini, non è il bollino blu della caldaia, perchè la certificazione risponde a leggi molto articolate, per non dire che si creerebbe pure il mercatone del bollino (a pagamento)- Sandra

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    1. Mi hai fatto troppo ridere con il bollino blu della caldaia :D
      Sì, hai ragione, il bollino non piace neanche a me. E ci sono poi troppi fattori in gioco nella realizzazione di un libro, non si può proprio generalizzare. E le fascette sono sempre molto ingannevoli.

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  22. Ciao Maria Teresa, quello che penso è che se tu con un post riesci a ricevere più di 60 commenti è evidente che hai delle ottime capacità di comunicazione, da poter sfruttare anche per l'autopromozione di un ebook. Io sono passata per l'autopubblicazione ma a distanza di qualche anno ho deciso di ritirare il romanzo dal commercio perché approdando all'editoria tradizionale ho notato una differenza abissale; ognuno però deve trovare la sua dimensione, perciò in bocca al lupo!

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    1. Grazie, Ornella. Bisogna però tener presente che questo tipo di discorsi attirano sempre molte discussioni e quindi commenti :)
      Sono molto curiosa della tua esperienza. In che senso hai notato una differenza abissale? Come diffusione, promozione o altro? Raccontaci tutto! Ciao :)

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  23. In termine di promozione, sono stata al Salone del libro di Torino, quest'anno, allo stand della casa editrice per un giorno intero. Il fatto che ci sia qualcuno pronto a presentare quello che hai scritto, già partendo dai Social Network per esempio, è una partenza. Certo, anche le case editrici hanno le loro difficoltà, soprattutto quelle piccole.
    A ogni modo, una ricetta non c'è. C'è chi si è autopubblicato, ha fatto tradurre il suo romanzo ed è stato contattato da un agente letterario straniero...
    Io ho bisogno di un canale classico per sentirmi riconosciuta.

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    1. Un editore da tenerti stretto, indubbiamente.
      Vero, una ricetta valida per tutti non c'è. E poi le esperienze, di qualsiasi tipo, sono sempre di valore.
      Grazie per la visita :)

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  24. Ieri avevo scritto un lungo commento, ma poi al momento di pubblicarlo l'internet se l'è mangiato :P riprovo oggi, magari cercando di essere un po' più sintetico ;)

    Ricomincio da dove avevo inizato ieri, per compensare un po' la tua perdita di follower mi sono iscritto io ;)

    Ora però vorrei lasciarti il mio commento da lettore (quasi puro, visto che al di la di qualche raccontino di poco pregio non ho scritto). Non credo di potermi considerare un lettore medio, leggo ormai più di 40 libri all'anno, ma del resto uno scrittore emergente non può certo rivolgersi al lettore da uno/due libri l'anno, lì si mette in concorrenza coi Ken Follet, coi Dan Brown, con gli Stephen King. Uno scrittore emergente deve necessariamente rivolgersi a chi legge parecchio se vuole uscire dalla cerchia di conoscenti e amici. La cosa però che lo scrittore spesso si dimentica è che quando il lettore apre il loro libro gli sta cedendo qualcosa di molto più prezioso dei pochi euri del prezzo di copertina: gli sta dando il proprio tempo libero, tempo che potrebbe passare giocando coi figli, andando al cinema, praticando sport, magari scrivendo :P o leggendo il libro di qualcun'altro. Girando tra i blog di scrittori e di scrittura leggo spesso discutere di case editrici, di self-publishing, di promozione, di vendite, mai o quasi vedo parlare dei lettori. Purtroppo molti scrittori si sono dimenticati dei lettori.
    E un po' anche per questo che ho deciso di non leggere autopubblicati, perchè il tempo libero è poco e prezioso, e perchè molti autopubblicati si sono dimenticati dei lettori mentre sono troppo innamorati di se stessi. Sono convinto che nel mare dell'autopubblicazione ci sia anche qualcosa di bello, magari anche qualche capolavoro, ma personalmente non posso correre il rischio, soprattutto perchè di rado lascio un libro a metà (sarà successo un paio di volte), e non posso neanche leggere centinaia di anteprime sperando di trovare qualcosa di decente. Qualcno lo deve fare per me, e per quello ci sono le case editrici.
    Certo, non tutte le case editrici sono buone (uno dei libri che ho lasciato a metà era proprio edito da una casa editrice, con tanto di bel bollino NOEAP) ma ho imparato a riconoscere le case editrici buone, quelle che fanno un buon lavoro di selezione e che pubblicano opere di qualità, ne ho troate un po', altre le troverò, da altre (vedi sopra) ho imparato a tenermi alla larga. Naturalmente non mi piaceranno tutti i loro libri, ci mancherebbe, ma almeno so che c'è una cura alle spalle. Da lettore non mi interessa neanche se queste case editrici hanno chiesto un contributo di qualche tipo al lettore, mi interessa solo il prodotto finale.
    Poi naturalmente ci possono essere le eccezioni, leggerò qualche romanzo autoprodotto perchè magari conosco l'autore, magari uno potrebbe anche essere il tuo. Ma in generale mi tengo alla larga.

    Forse non sono stato molto più sintetico di ieri, e di cose da dire ce ne sarebbero altre mille ;)
    Davide

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    1. Ciao Davide, benvenuto!
      Ho apprezzato molto di tuo commento, che rappresenta sicuramente il punto di vista di molti lettori. Inoltre, mi sento molto sensibile sull'argomento "tempo", perché è davvero troppo prezioso per sprecarlo con libri che non ci piacciono. Infatti io stessa sono diventata estremamente selettiva e questo al di là del prezzo. Molti libri mi vengono regalati oppure li scarico gratis nei periodi di promozione, ma finisco per non leggerli perché il tempo è poco ed è meglio dedicarlo a qualcosa che ci prenda davvero.
      Detto questo, la mia scelta di autopubblicarmi parte dalla consapevolezza maturata negli ultimi anni di non poter raggiungere case editrici di una certa importanza. Visto che la scelta era tra pubblicare con un piccolo editore e restare comunque invisibile (e vincolata) e diventare un'autrice indipendente (e libera da vincoli). Alla fine ho preferito questa strada.
      E l'ho fatto soprattutto per arrivare ai lettori, perché il resto è molto relativo per quanto mi riguarda (vendite, prestigio, convalida di autori e cose simili...). Quindi ci penso eccome a voi lettori ;)
      Grazie ancora.

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  25. Ehi, sono in ritardo come al solito causa settimana lavorativa parecchio pesante... però non mi sono defollowata! :-)

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  26. Secondo me il tuo è un buon atteggiamento verso l'autopubblicazione. Sì, perché non ci sono soltanto le differenze tra autori carenti e autori bravi, ma anche quelle tra autori consapevoli e autori inconsapevoli. Quando si sa esattamente cosa si può ottenere da una scelta, non si sbaglia. La tua leggerezza mi dice che ti serviva proprio questo cambio di direzione per riscoprire il gusto di scrivere, perciò in bocca al lupo! :)

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    Risposte
    1. Grazie! Hai centrato in pieno lo spirito di questi due post. Al di là delle possibili razionalizzazioni, quello che conta per me è l'aver ritrovato un piacere perduto e affrontare questa strada in modo consapevole. Se si tratta di una scelta giusta o sbagliata, solo il tempo potrà dirmelo.

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