5 fattori che mi influenzano in un incipit


Prima di leggere o acquistare un romanzo leggo sempre l'incipit, e credo che lo facciano un po' tutti gli appassionati di libri. Ultimamente le righe che concedo a un autore per catturarmi si vanno anche accorciando, come se mi bastassero davvero poche parole per capire se ho voglia di investire il mio tempo o passare oltre.

Come dicevo, quest'abitudine è probabilmente comune a tanti, non a caso infatti si raccomanda agli scrittori di prestare la massima attenzione all'inizio della sua storia, di curare moltissimo i primi paragrafi. Eppure, sembra che i lettori non traggano tutti le stesse conclusioni dagli stessi incipit. Lo prova l'esperimento condotto la settimana scorsa da Marina Guarnieri nel suo blog Il taccuino dello scrittore, in cui proponeva sei incipit "anonimi" di autori vari, pubblicati da editori tradizionali o auto-pubblicati. I risultati sono stati piuttosto sorprendenti. Per quanto mi riguarda, le mie scelte mi hanno portato a riflettere sul mio approccio agli incipit e a chiedermi: cos'è che mi dice un incipit? E perché ne scelgo uno piuttosto che un altro? Ho provato a individuare cinque fattori.

1) Cura del testo


La prima cosa del testo che guardo è la forma, il che potrebbe farmi passare per una grande superficiale, se paragonassimo un libro a una persona, perché sarebbe un po' come giudicarla dal suo look. Ma fatto è che se il brano mi mostra subito una sfilza di errori, se è scritto male ed è formattato da far paura, passo subito oltre. Sono convinta che bastino poche righe per mostrare al lettore se un autore si è impegnato a cercare le parole più adatte, se ha limato il suo testo e se si è preoccupato di controllare virgole e revisionare il testo. Se poi c'è un errore grammaticale, potrebbe essere anche il capolavoro del secolo, ma io non lo saprò mai.

2) La voce dell'autore-narratore


Questo è uno degli elementi più importanti per me. Il tono con cui l'autore racconta e quella sottile atmosfera che avvolge il suo narrare sono quasi sempre determinanti nelle mie scelte. Devo sentire il testo in un certo modo per andare avanti. Di solito una voce fredda, distaccata o aggressiva mi respingono, così come un eccesso di enfasi o di infantilismo. In pratica, nell'incipit il narratore si svela e il modo con cui lo fa mi cattura o mi respinge.

3) Coinvolgimento, intimità


Come ho già detto in altre occasioni, sono piuttosto empatica e ho bisogno di identificarmi con i personaggi. Se l'incipit mi mostra un protagonista senza riuscire subito a coinvolgermi nei suoi affari, è probabile che non proseguirò nella lettura. Certo l'immedesimazione può scattare anche dopo, è difficile per un autore riuscire già dalle prime righe a trascinare il lettore, ma se qualcuno ci riesce da subito è una gran cosa. Questo ha molto a che fare con il punto di vista, quanto è intimo, quanto mi cattura, ma questo non significa per forza che io preferisca la prima persona, anzi è il contrario. Penso sia più una questione di penetrazione psicologia. Al contrario, una zoomata troppo ampia sul protagonista mi allontana.

4) Credibilità


Qui cadono molti esordienti secondo me. Perché una storia faccia presa subito su di me, deve rivelarsi fin dalle prime righe verosimile, deve dirmi subito: ti sto raccontando una vicenda realmente accaduta. La mia razionalità mi dice il contrario, ma qui non è lei che comanda, sono le emozioni quelle che contano. E se la credibilità fa subito acqua, la voglia di leggere passa immediatamente.

5) Stile


Una prosa prolissa, pomposa, aulica, banale, infantile, piena di retorica mi respinge immediatamente. Sono svariati i tipi di stile che possono infastidirmi, e qui mi sarebbe difficile elencarli tutti, ma in generale anche questo è un elemento che mi influenza in un incipit.


Purtroppo, questo metodo di scelta spesso è ingannevole. Mi sono capitati anche romanzi con un primo capitolo perfetto, che crollavano miseramente dopo.
Ci sono senza dubbio altri fattori da guardare in un incipit, ma come lettrice io non analizzo come farebbe un editore o un addetto ai lavori. Scelgo d'istinto e ovviamente a volte sbaglio.
Sicuramente nel giochino di Marina ha influito molto l'anonimato degli autori. Purtroppo non siamo esenti da preconcetti quando sappiamo chi è che scrive, ma quando si sceglie in modo istintivo si può rimanere sorpresi.

A questo punto chiedo a voi: quali sono i fattori che vi influenzano in un incipit, quelli più istintivi che vi fanno dire "vado avanti" o abbandonare la lettura?

Leggi anche:
• Terre di confine - Incipit, il biglietto da visita dell'autore



Commenti

  1. Leggendo il tuo post e seguendo le varie iniziative in rete circa gli incipit, mi sono resa conto che non è un elemento determinante nella scelta di un libro per me. Sandra

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    1. A questo punto la domanda sorge spontanea: come scegli le tue letture? Istinto puro o guardi qualcosa di specifico?

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    2. Trama e, credo non lo facciano in tanti e potrei scriverci un post, EDITORE.
      Opinioni in rete, istinto questo laddove l'autore non è già tra i miei scrittoriamici, per cui lì vado senza sapere nulla, compro e basta sulla fiducia. Bacio Sandra

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    3. La fiducia in un editore specifico? Sì, non credo lo facciano in tanti. Sono curiosa di saperne di più, se ti va di farci un post lo leggerò volentieri :)

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  2. Io non ho mai letto un incipit prima di acquistare un libro. Uso altre cose come metro di valore: autore, titolo, copertina, sunto della trama, ma soprattutto la cosa più infallibile di tutte: l'istinto.

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    1. Aggiungo che se proprio gli elementi che ho citato non mi sembrano sufficienti e voglio farmi un'idea dello stile dello scrittore, apro una pagina a caso e leggo qualche rigo.

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    2. Tra le cose che hai citato, quella che per me ha più valore è il sunto della trama, ma anche l'istinto che è sempre stato fondamentale, in aggiunta alle prime righe del testo.
      Si potrebbe dire che ci sono sempre più fattori che ci influenzano e a quanto pare ognuno ha i suoi :)

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  3. L'incipit mi affascina fino a un certo punto. Di solito, in libreria, apro i libri a casaccio e respiro l'aria di metà narrazione. Non credo mi sia mai capitato di scegliere dei libri per l'incipit. Piuttosto a posteriori mi innamoro di un incipit, quando, a lettura conclusa, ne colgo pienamente il senso.

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    1. In effetti hai ragione, l'incipit si capisce e apprezza di più conoscendo la storia per intero. Mi è capitato più volte (come dicevo altrove) di rileggere le prime pagine dopo aver letto tutto.
      Anche aprire a casaccio è sicuramente utile, purtroppo però si può fare solo nelle librerie fisiche :)

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  4. L'incipit è importantissimo, però non sufficiente a farmi decidere se abbandonare un romanzo.

    Alcune opere che ho letto (fra cui "il rumore dei tuoi passi", romanzo di Valentina D'Urbano che ho molto gradito) sono un po' dei diesel, non riescono ad accattivare subito il lettore. Quindi cerco di non essere prevenuta e di arrivare almeno al 30-40% della lettura.

    Infantilismo... sai che è la prima parola che mi è venuta in mente non appena ho iniziato a leggere questo post? Credo che purtroppo sia un problema di molti autori. E forse, in questo particolare momento, anche un po' mio ;)

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    1. Beh non è che un incipit mi fa abbandonare un romanzo, diciamo che mi aiuta a scegliere tra più libri. Sarebbe un po' troppo!
      L'infantilismo è un problema comune a tanti esordienti, da quello che vedo. Mi è capitato anche di rileggere miei testi e di pensare che erano davvero infantili. Ora spero che non sia più così, ma forse sono cose che si possono dire solo dall'esterno o passato un certo periodo.

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  5. Se non ho mai letto nulla di quello scrittore l'incipit è fondamentale, per me. Sotto questa mannaia è caduta gente del calibro di Melville, Murakami, Francis Scott Fitzgerald giusto per fare i primi nomi che mi sono venuti in mente. Se invece ho già letto cose che mi sono piaciute, oppure se qualcuno mi ha parlato molto bene di un libro, insisto fin verso la metà. Se non mi sono appassionato a quel punto smetto, perché la vita è troppo breve per leggere libri (a mio gusto) brutti.
    Per quanto riguarda noi, invece, sarà davvero interessante: gli incipit sono di livello più alto di quanto mi aspettassi e ci siamo messi in gioco quasi tutti. Una gara che si deciderà al fotofinish, credo.

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    1. La penso come te, la vita è troppo breve per perdere tempo con libri che non ci piacciono. Per come la vedo io, si deve instaurare fin da subito un legame tra me e l'autore. Certo, è vero che ci sono stati romanzi che all'inizio non mi dicevano molto e mi hanno conquistata dopo, ma ormai lo scarso tempo che ho per leggere non mi permette più di fare questi esperimenti...
      Insomma, ti abbiamo intasato la casella mail di incipit eh?

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    2. E infatti, visto che qualcuno ha espresso qualche dubbio, ho aperto un sondaggio per capire come gestire "la sfida" :)

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  6. Concordo con Michele, se non conosco l'autore la mia scelta ricade su un incipit che mi ispira, ma anche su una copertina che mi attira, un argomento o un genere a me affini, ecc. Se invece conosco già lo scrittore in questione, e se lo letto con interesse e soddisfazione in passato, allora l'incipit prima di comprare il libro non lo leggo. Non lo leggo anche quando so che uno scrittore (Joyce, Wallace, ecc.) ha scritto qualcosa di importante che va letto "assolutamente", che piaccia o meno.

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    1. Con gli autori che già conosco anche io vado sul sicuro, sono una salvezza quando non trovi niente che ti ispira.
      Sugli autori importanti sono d'accordo con te, non ci si può imporre nulla in questo campo. Non è detto che un classico debba piacerci per forza!

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  7. Io trovo che l'incipit sia sopravvalutato. Spesso ho comprato libri sfogliandolo e leggendo a caso la parte centrale. Di solito mi affido all'istinto. Leggo anche la presentazione e cerco di capire se è una storia che mi possa interessare. Comunque ho fatto un piccolo esperimento, ho provato ad andarmi a rileggere alcuni incipit di libri che mi sono piaciuti molto letti di recente e, in effetti, quello che mi è piaciuto di più ha un incipit bellissimo e piuttosto intrigante. Certo che un autore non supportato da una casa editrice deve puntare molto su un incipit impeccabile perché è il suo biglietto da visita.

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    1. Il problema infatti è che se vai in libreria puoi sfogliare un libro e hai il tempo di far decidere all'istinto. Con gli e-book ormai non è più così, devono per forza subentrare altri fattori. E allora l'incipit deve essere impeccabile come hai detto tu. Mettendosi dal punto di vista dello scrittore, bisogna farsi notare tra i tanti romanzi che circolano ;)

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  8. A me colpisce anche il titolo, e in passato ho acquistato libri con incipit per nulla memorabili ma che si sono rivelati ottimi libri. Di solito però se sento che nell'incipit la voce c'è, che c'è un timbro robusto, in grado di sostenere la storia, anche se non ha alcuna bellezza, procedo con l'acquisto.

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    1. Mi piace l'espressione che hai usato, "timbro robusto". E' proprio quello che intendo quando dico che la voce deve catturarmi. Non è qualcosa di facilmente identificabile o analizzabile, ma la voce a volte è troppo debole o troppo distaccata.

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  9. Hai tratto delle belle conclusioni, grazie per avere citato l'esperimento condotto nel mio blog.
    A me capita uno strano fenomeno di sdoppiamento: l'io-lettrice è intransigente verso la forma, perdona poco gli errori riscontrati nei testi, l'io-scrittrice si vergogna di ammettere che il suo romanzo è passato da non so quante mani per correggere correggere e correggere ancora: un disastro!
    Invece da scrittrice e lettrice insieme, anch'io sono esigente nello stile, nel coinvolgimento e nella coerenza. Le discussioni in rete stanno aiutando molto il mio processo di miglioramento!

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    1. Mi ha molto incuriosita nel tuo esperimento vedere come le persone hanno giudicato i testi in modi molto diversi tra loro. Ciò fa davvero riflettere.
      Ti capisco quando parli della vergogna, anche io provo lo stesso. Poi quando qualcuno mi fa notare un errore o ne noto uno io, mi sembra pazzesco come possano sempre sfuggire delle cose, pur controllando e ricontrollando!

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    2. Un pozzo senza fine! :)
      E mi imbarazza ancora di più, poi, trovare il pelo (che-ahimè- vedo) nei lavori altrui!

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    3. C'è sempre qualcosa che sfugge, purtroppo. In compenso i peli altrui si notano sempre :D

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  10. L'incipit mi ha sempre incuriosita e col tempo mi è sorta la passione del confronto fra incipit. Devo assolutamente riprenderla, sarebbe bello ritrovare i miei appunti.
    Preferisco quegli incipit che possono anche non sembrarlo, quelle narrazioni che irrompono nella vita del lettore con un inizio inatteso e spiazzante.

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    1. Ricordo che avevi parlato di un lavoro fatto con i tuoi studenti a questo proposito. Sì, è un argomento affascinante e ci sarebbe da parlarne a lungo.
      Gli inizi spiazzanti piacciono anche a me, però a quel punto è da capire se il resto è all'altezza :)

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    2. Credo che di solito lo sia. Nel senso che è più facile andare avanti a fatica in quelle narrazioni in cui fin dall'incipit c'è qualcosa di poco "coraggioso", di scontato, di già letto.
      So che gli editori, almeno quando fanno un lavoro onesto, si affidano molto all'incipit per individuare un buon romanzo o qualcosa che valga la pena di leggere.

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  11. Anche per me l'incipit è importante, soprattutto riguardo all'attesa che riesce a creare da subito.
    A me piacciono gli incipit in media res, quelli che vanno subito al sodo. Odio invece quelli che descrivono personaggi e ambientazione. Mi respingono

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    1. Le descrizioni iniziali non le sopporto neanche io, credo che facciano parte di uno stile di scrittura ormai sorpassato. Forse ciò ha anche a che vedere con la fretta che abbiamo al giorno d'oggi di andare subito al sodo!
      Sul discorso del "media res" comunque ho in mente un post.

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  12. Tutte le motivazioni che elenchi secondo me sono buone.
    Negli ultimi anni ho sviluppato una fissazione riguardo agli incipit, che durante l'adolescenza non avevo affatto: non voglio fumo negli occhi.
    Hai presente quegli incipit dove si parla del paesaggio, o di un viavai di emozioni senza contesto, o di altri particolari che non spiegano affatto che caspita stia succedendo? Ecco, mi danno sui nervi, e ho giurato a me stessa di non scriverne mai (più). Le prime righe perfette, quelle che mi mettono a mio agio e mi invogliano a proseguire la lettura, spiegano in modo chiaro la scena principale, il prima possibile. Per fare un esempio scemo: "Quando Lenore scoprì di essere stata lasciata dal fidanzato..." oppure "Un giorno nel paesino di Bromboli arrivò un uomo con una lunga barba rossa." Non mi importa, per la verità, che la prima scena mostrata abbia un legame saldissimo con la trama principale; è solo una questione di percezione: voglio sapere subito dove mi trovo e cosa sto guardando. Sennò, mi sembra che lo scrittore stia cercando di ipnotizzarmi senza raccontare la verità, e mi sento presa in giro.

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    1. Concordo in pieno con quello che dici. Anche io non voglio fumo negli occhi e apprezzo molto la concretezza dell'inizio, il farmi sentire subito coinvolta come dicevo anche nel post. La chiarezza è fondamentale anche per capire cosa abbiamo davanti e se ci interessa il tipo di storia, perché non sempre è possibile capirlo dalla quarta di copertina. Anche quest'ultima poi è troppo spesso ingannevole e fatta di fumo...

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    2. La quarta di copertina secondo me dovrebbe essere nella lista nera di ogni lettore: non ti spiega le cose davvero importanti (l'atmosfera, i temi, quello che può farti capire se la storia ti piaccia o no) e magari ti spoilera anche metà della trama.

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    3. L'atmosfera è importante anche per me. Sulla quarta di copertina, io ne ho trovate addirittura di sbagliate, pubblicate da editori importanti. Cose da non credere, come nomi sbagliati, svolte nella trama che non esistono... Mi chiedo se chi le scrive, ha letto il libro.

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  13. Bel post. Anch'io partecipo all'iniziativa di Michele, stavo organizzando qualcosa di simile a Marina e può darsi che li scopiazzerò pari pari sul mio blog :D
    I punti elencati sono validi anche per me, in più ultimamente cerco narratori onniscienti o comunque in terza persona per aiutarmi a capire come costruire il mio al meglio.
    In passato ero più aperta agli esperimenti, però sceglievo solo autori conosciuti o che mi venivano raccomandati, invece ora che leggo gli esordienti sono spietata, appena trovo un refuso, una cavolata o uno stile pomposo passo ad altro.

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    1. Anche io un po' mi sto indirizzando verso quel tipo di storie che possono aiutarmi a capire come gestire la mia. Credo che quando si scrive la scelta delle letture segua criteri diversi rispetto al semplice piacere di leggere.
      Sono curiosa del tuo esperimento!

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  14. Per esperienza so, come dici anche tu, che spesso l'incipit è ingannevole: curatissimo, suggestivo, ma seguito da un romanzo mediocre. Per questo motivo oltre all'incipit leggo anche alcune pagine a metà libro, per vedere come l'autore racconta uno specifico evento, come descrive un pensiero del personaggio e così via. Se lo stile dello scrittore mi è congeniale prendo il libro, se vedo che ha uno stile in qualche modo incompatibile con me, rinuncio.

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    1. Ci sarebbe da chiedersi come mai un certo stile è compatibile con noi e un altro no, ma non so se è un aspetto analizzabile.
      Sicuramente il tuo metodo di scelta è solido, ma immagino che non leggi e-book...

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    2. Beh, per sua natura l'ebook non può essere letto "nel mezzo". In genere provo se riesco a trovare un esemplare cartaceo in libreria e lo leggo lì, poi eventualmente mi procuro l'ebook ;-)

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  15. Bella domanda,, non c'è dubbio. Sono rimasto molto sorpreso leggendo le risposte di molti che l'incipit non è fondamentale. Io invece penso sia importante, e ti dirò che scelgo un libro solo se le prime pagine (ma anche solo le prime righe) mi piacciono. Per il resto darei anche ragione a chi ha detto che la scelta è condizionata dall'editore ... è vero, l'editore specialmente se di un certo rilievo, è in un certo senso il biglietto da visita di quello che troverai nel libro. Sono daccordo, oltre all'incipit anche io a volte valuto in base a chi lo ha pubblicato. Quasi mai mi affido invece solo al nome di chi lo ha scritto.

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    1. Confesso che anche io sono rimasta sorpresa, pensavo che si badasse di più all'incipit. La fiducia nell'editore è una cosa che invece non ho mai avuto, la trovo una scelta curiosa.
      Ne approfitto per chiederti una cosa che non c'entra niente: c'è un modo per iscriversi sul tuo blog? Una newsletter o qualcosa di simile?

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  16. I punti 2, 3 e 5 li metterei insieme. In fondo lo stile è la voce dell'autore. La cura del testo deve essere un requisito fondamentale per scrivere, quindi neanche lo considero :)
    Io più o meno seguo lo stesso metodo. Leggo l'incipit e capisco se la storia può coinvolgermi o meno. Studio le parole, il modo in cui sono usate e mescolate fra loro. Guardo alla bellezza della scrittura, al fascino che riesce a evocare e alle immagini, anche, che evoca nella mia mente.

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    1. Sì, in qualche modo sono tutti aspetti legati uno all'altro o forse proprio sfaccettature della famosa "voce".
      La bellezza della scrittura è importante anche per me, almeno come primo impatto. Poi certo conta anche la trama :)

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  17. Temo che l'incipit, come la prima volta, sia un po' sopravvalutato. ;)
    Finchè sono i lettori-scrittori a preoccuparsi dell'incipit dei libri che leggono, posso anche capirlo. Fa parte dell'attività di studio della scrittura creativa. Ma siamo sicuri che i lettori-non-scrittori ogni volta che comprano un libro leggono il primo paragrafo? Oppure si lasciano influenzare da altro?
    Che l'acquisto sia fatto sul web o in un negozio fisico, l'occhio cade prima sui colori della copertina, poi la mente si lascia attrarre dal titolo, infine, ma decisiva, è la trama e quanto di essa viene raccontata nell'aletta di presentazione.
    "C'è una passione che sa coinvolgere davvero tutti, la passione per le grandi storie" dice un noto spot televisivo. Se poi la storia ci viene raccontata da un altro lettore già coinvolto e ci piace, sentiamo che qualcosa ci attrae di essa, saltiamo copertina e titolo a piè pari. Ma non conosco nessuno di lettori-non-scrittori che si prenda la briga di leggere l'incipit. Al massimo, come faccio io se ne ho il tempo, aprono una pagina a caso nel mezzo, lasciando che sia il destino a guidarmi alla lettura. Se invece sono in rete, leggo i commenti lasciati da altri acquirenti, cercando di mediare le posizioni contrastanti, con maggior peso per i giudizi ben scritti ed argomentati.
    Dovessi giudicare dall'incipit, sull'esperimento di Marina Guarnieri, avrei scelto solo il brano 2, l'unico che aveva acceso la mia curiosità. I rimanenti li ho trovati alquanto soporiferi....

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    1. Mi hai fatto riflettere con quello che hai detto. In effetti mio marito, che non scrive ma legge molto, non sceglie né giudica mai un romanzo dall'incipit, ma sempre dalla trama. Mi viene da pensare che sia una deformazione che hanno alcuni di noi scribacchini, a quanto pare neppure tutti.

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  18. bella questa indagine. leggo la trama, l'incipit, ma quello che mi fa decidere è la scrittura, leggo a saltare tra le pagine e scarto quei libri che hanno una sintassi e un linguaggio ordinario e banale. mai guardare l'editore...a parte pochi che da sempre scelgono la qualità

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  19. Mi fa piacere sapere che non sono l'unica a farsi influenzare dal tipo di scrittura, anche io sto lontana dalla banalità. Grazie per essere passata e per aver lasciato il tuo parere :)

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  20. Credo di ascoltare soprattutto la voce dell'autore nelle prime righe, che come dici possono anche essere ingannevoli. Per esempio, partecipando al "test" degli incipit di Michele, sono andata a rileggermi gli incipit di diversi libri che ho molto apprezzato, e ho scoperto che... sono noiosi! Forse funzionava meglio il mio vecchio metodo di scelta, con la lettura di qualche frase qua e là, oltre alla quarta.

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    1. Sicuramente avere un quadro più ampio aiuta, la mia riflessione nasce anche dal fatto che con le anteprime degli ebook si hanno poche pagine per decidere se un libro di prende o no. E come sappiamo la quarta non sempre è significativa.

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  21. Credo che l'incipit sia importante e io stessa decido - tra l'altro sempre più di frequente - di abbandonare un libro già dopo i primi capitoli se questi non 'mi prendono'.
    In realtà, però, non so definire cosa mi spinga a proseguire. Di solito si tratta di una questione di empatia con i personaggi, o di un'ambientazione intrigante.
    Non scelgo comunque quasi mai dall'incipit. A parte per gli ebook, in cui trovo indispensabile l'anteprima, In genere apro un libro e leggo una pagina a caso; se mi cattura è fatta.

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    1. E' vero, non è sempre facile definire questo "qualcosa" che ci spinge ad andare avanti. Mi fa piacere comunque che anche gli editori non scelgano solo dall'incipit, l'idea che bastino poche righe per "far fuori" una storia sarebbe un po' inquietante :)

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  22. Con le mani strette al volante, tagliavo la strada nel buio notturno. Nello specchietto, la luna era ormai alle mie spalle. Non ci potevo credere, lo stavo facendo davvero.

    Come ti sembra? A me non piace che tutte e tre le frasi usino la stessa simmetria, con la medesima punteggiatura. Qualche consiglio?

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    1. Ciao Giulio. E' un po' poco per poter dire che effetto fa, comunque a me non danno fastidio le frasi secche, è uno stile che può adattarsi per particolari situazioni come quella che sembra presentarsi nel tuo incipit. Magari dopo tre frasi tutte uguali nella lunghezza, puoi proseguire con una più lunga per spezzare la monotonia. Magari spiegando cosa sta combinando il tuo protagonista... :)

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