Come sto progettando la mia storia scena per scena

Qualche giorno fa, a proposito di quanto ho detto sul mio nuovo metodo di scrittura, Chiara in un commento mi ha chiesto di approfondire il discorso della differenza tra eventi e scene in una storia. Più che fare un discorso teorico, ho pensato di raccontarvi in pratica come sto usando questa distinzione nel romanzo che ho in corso.

La scelta delle scene


Quando scriviamo un romanzo o un racconto, ci proponiamo di raccontare attraverso le parole una storia, cioè una serie di eventi con un inizio, uno sviluppo e una conclusione. Questa narrazione avviene tramite delle scene che si susseguono una con l’altra. Tuttavia, la scelta delle scene e il loro ordine dipende completamente dall’autore. Se per esempio alcuni di noi provassero a scrivere un racconto partendo da una trama definita, ognuno sceglierebbe di farlo usando scene diverse, a seconda del suo modo di sentire e vedere le cose. E i risultati finali sarebbero molto diversi tra loro.

Quando scriviamo un romanzo, dunque, decidiamo quali scene vogliamo usare per raccontare la storia che abbiamo in mente. Ci sono eventi che ci sembrano così importanti da meritare una rappresentazione, altri che consideriamo secondari e che omettiamo del tutto, oppure che decidiamo di raccontare a parole. Altre cose accadute in passato le facciamo conoscere al lettore indirettamente, senza mai mostrarle.

Si tratta di una decisione, quindi, soggettiva. Però dobbiamo considerare che un evento raccontato attraverso parole ha meno impatto di uno mostrato (il famoso show don’t tell), quindi va da sé che la scelta delle scene è determinante per la buona riuscita della storia.

Un esempio di scene da mostrare nei minimi dettagli sono quelle che sostengono l’intera trama, cioè: l’inizio, il climax e la conclusione. Nei primi capitoli, poi, avremo bisogno di una serie di rappresentazioni sceniche per far conoscere i personaggi e le loro relazioni. Potremo anche aver bisogno di fare dei salti nel passato, e anche qui dobbiamo decidere se meritano un’intera scena o solo un accenno.

Gli sceneggiatori sono già abituati a “pensare per scene”, gli scrittori non sempre lo fanno. Ma può essere molto utile fare una distinzione tra quelli che sono i fatti e ciò che invece intendiamo mostrare al lettore attraverso singole scene.

Come ho organizzato il lavoro


Tornando alla mia esperienza, mentre lavoravo a questo romanzo, ho sentito l’esigenza di fare un elenco di eventi, per chiarirmi le idee, visto che la trama cominciava a complicarsi e non volevo perdermi.
  • Ho cominciato facendo un elenco in ordine cronologico di tutti gli eventi che riguardano la storia e i personaggi principali e secondari.
  • Successivamente ho esaminato l’elenco e ho deciso cosa meritava una scena tutta sua (o addirittura una serie) e cosa poteva restare dietro le quinte. Gli eventi da mettere in scena li ho segnalati con il grassetto.
  • A quel punto ho compilato un secondo elenco, su una tabella a tre colonne: nella prima ho messo il numero del capitolo, nella seconda la data, nella terza cosa succede nel capitolo (i fatti segnalati con il grassetto dell’elenco precedente), aggiungendo una breve descrizione delle scene.
  • Nelle stessa colonna ho riportato poi tutti i fatti che accadono lo stesso giorno, ma che non mostro direttamente. Per distinguerli li ho messi in corsivo. Si tratta di cose che farò conoscere al lettore in altri modi.

Ho dedicato interi capitoli a fatti avvenuti nel passato. Visto che tutta la storia gira intorno a un evento accaduto due anni prima, un omicidio, mi sembrava fondamentale dedicargli diverse scene con veri e propri flashback. Ciò che precede quell’evento, l’ho invece solo accennato.

Mi si è posto poi il problema delle scene dietro le quinte. Ero allettata dall’idea di mostrare al lettore alcuni fatti che non riguardavano direttamente i protagonisti, in particolari i progetti dei loro nemici. In questo modo mi sembrava di creare una maggiore suspense. In teoria mi sembrava una buona idea, ma quando ho scritto le scene, ho capito che stonavano un po’. Mettendomi dalla parte del lettore, mi sono accorta che non avevano abbastanza presa. Usare dei punti di vista nuovi infatti può essere rischioso. Così ho fatto un’ulteriore selezione e ho lasciato solo due o tre scene fuori campo.

Stralcio del mio schema:

Nel cap. 10 c’è un evento di cui non parlo direttamente ed è in corsivo.
Nell’11 invece c’è un flashback, infatti la data è diversa. Nel 12 torno al tempo normale.

Andando avanti...


Vorrei precisare che questo lavoro non è stato di pianificazione. Molti capitoli li avevo già scritti, quindi conoscevo il contenuto e l’ho solo schematizzato per averlo ben chiaro. Tuttavia, ora per proseguire sto usando gli stessi criteri. Prima stabilisco gli eventi e poi decido se voglio o meno mostrarli con una scena. Facendo questo lavoro ho anche eliminato un paio di scene che in fin dei conti erano inutili, e individuato altri fatti importanti.

Avete mai usato niente del genere? Pensate possa esservi utile?

Commenti

  1. Dal momento che anche il mio romanzo prevede che ci siano date precise, trovo che questo metodo possa essere molto interessante. Il problema, infatti, è proprio quel "far conoscere in altri modi ciò che accade nello stesso giorno", cosa che può risultare molto difficile.
    Il metodo sembra interessante. Il problema è che ho una scaletta ancora sommaria della trama. Sai che me ne occupo strada facendo. Dal momento che non so ancora come sarà indirizzata la storia, non vorrei rischiare di fare un lavoro inutile.
    Secondo te potrebbe servirmi occuparmene ora o sarebbe meglio svolgere questa operazione fra la prima e la seconda stesura?
    Credo comunque che in primis mi occuperò della lista degli obiettivi di cui parlavi nello scorso post, nella speranza che possa anche aiutarmi ad arricchire la trama. Successivamente, quando tutto sarà più chiaro, non escludo di potermi muovere in questo modo.
    Grazie comunque per aver colto la palla al balzo! :)

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    1. Posso capire il tuo timore di fare un lavoro inutile visto che hai ancora pochi elementi, ma secondo me mettere in ordine anche quel poco non è una perdita di tempo. Potrebbe aiutarti a individuare gli eventi forti e lasciare in secondo piano quelli deboli.

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    2. Magari potrei fare un po' per volta, senza necessariamente schematizzare subito l'intero libro. Potrei iniziare dalle scene a cui sto lavorando. Cosa ne pensi?

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    3. Sì, è proprio quello che intendevo :)

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  2. Non entro nel merito, in quanto non scrivo romanzi, tuttavia posso apprezzare nelle tue parole (post interessantissimo) il divertimento assoluto che c'è dietro la sperimentazione in corso d'opera di nuovi modi di procedere! Stai portando avanti 2 progetti, un romanzo è un esperimento di metodologia! Complimenti! Un abbraccio e buon divertimento <3

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    1. Grazie Fabiola :)
      In effetti è vero, mi sto divertendo a fare questi esperimenti! Speriamo poi che ne venga anche qualcosa di buono per la storia :)

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  3. Metodo molto interessante!
    Io annoto su una scaletta i punti secondo me importanti della trama nell'ordine in cui il lettore li incontrerà (quindi ci sarà il punto "tizio ricorda la gita di due anni prima"), poi stendo una sinossi di qualche pagina grazie a cui capisco quali scene sono più importanti e quanto spazio, più o meno, prenderanno nella narrazione. L'ordine è sempre quello che incontrerà il lettore.
    La suddivisione in capitoli nasce strada facendo. In generale è più facile che due o più capitoli prendano una scena piuttosto che avere molte scene in uno stesso capitolo (magari c'è uno spostamento o un rapido raccordo, ma mai due scene importanti nello stesso capitolo).

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    1. La suddivisione in capitoli la considero ancora provvisoria. In effetti anche io vorrei evitare di inserire più di una scena importante nello stesso capitolo, quando avrò il quadro completo farò sicuramente cambiamenti.
      Quindi tu fai una scaletta simile, ma non cronologica, se ho ben capito...

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  4. Interessante post! A parte il fatto che uso schede cartacee, il mio metodo somiglia un po' al tuo, anche se forse non mi sono mai chiesta con tanta precisione cosa tradurre in scena e cosa no. Di solito sulle schede metto delle ipotesi, ma poi mi regolo un po' a istinto. Magari sulle schede ho pensato di mostrare Tizio che fa X e Y, ma quando vado a scrivere gli faccio fare X e poi la scena si chiude, praticamente da sola. Allora ci penso e scopro che - guarda caso - Y non ha bisogno di fare parte della scena, perché basta accennare agli esiti in un capitolo successivo. (Mi sto scoprendo molto più istintiva nella scrittura di quanto credevo.)

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    1. L'istinto non si sostituisce. In fase di stesura anche per me ci sono svariate modifiche, di fatto questi schemi aiutano più che altro a mettere ordine, ma la creatività è un'altra faccenda!
      Immagino che le schede di carta ti aiutino a pensare meglio e che un file sul computer non abbia lo stesso potere, vero?

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    2. E' così, soprattutto per una questione di colpo d'occhio. Alla fine, stendendo tutte le schede, diventano molto evidenti i buchi dio tensione, le scene ravvicinate con atmosfera troppo simile, l'assenza prolungata di un personaggio e cose del genere. Se poi, come mi è capitato, devo cercare un nuovo ordine per i capitoli, le schede sono davvero comodissime.

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  5. Si, a volte faccio schemi del genere anche se a "cerchi concentrici" ;-)
    In genere scrivo la scena che ho più in mente, quella che mi ispira maggiormente, che non necessariamente è il prologo. In linea di massima seguo l'ordine narrativo normale per i racconti, se sono narrazioni più lunghe talvolta lavoro su ogni scena separatamente e poi le metto insieme successivamente.

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    1. Anche il tuo metodo a cerchi è da provare! Interessante è soprattutto che ci sia una scena centrale e poi costruisci il resto intorno. Ci penserò su, visto che non vuoi scriverci un post ;)

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  6. Arriva quella che non fa gli schemi e continua il su è giù - appena fatto - nel testo perché sì quella cosa va proprio mostrata invece l'avevo solo accennata. Sandra

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    1. Ho letto il tuo post sullo smontare e rimontare un testo, in effetti rendi l'idea di quanta fatica si faccia in questi casi. Magari un editor ti dice di aggiungere o spostare qualcosa, e sembra una piccola cosa, e invece la modifica porta con sé tutta una serie di altre modifiche e la torre rischia di crollare. Insomma, sei proprio sicura di non voler fare schemi? :)

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    2. Ormai :D sono alla rilettura finale, comincia tra qualche minuto, poi il testo ripassa alla editor, ma credo che farà pochi interventi, più che altro perché oggettivamente le sue tariffe sono modeste e oneste, ma ulteriori suggerimenti da parte sua farebbero scattare una nuova tranche di costo, per cui toccherà cavarmela da sola, ma sono messa bene. Secondo me così è già pronto per l'agenzia. Al prossimo romanzo, se mai lo scriverò, schemi come se piovesse!

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  7. Interessante il metodo che hai ben spiegato. Da provare subito! Poi ti farò sapere cosa sono riuscita a a fare,

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    1. Grazie Rosalia :) Certo, fammi sapere se ti è stato utile. Penso che questi metodi vadano sempre un po' modificati in base alle esigenze, ma magari l'idea generale può servire.

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  8. Per adesso niente scene. Qualche scheda sui personaggi, il titolo di qualche capitolo, ma tanta riflessione. Non ho mai fatto niente del genere prima d'ora, e non è detto che funzioni! Vedremo.

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    1. Molto dipende dal tipo di romanzo. Non so che genere di storia stai scrivendo, nel mio caso ho diversi elementi inseriti nel corso della trama e ho il timore di lasciare qualcosa insoluto o non incastrato con il resto.
      Resta comunque basilare che ognuno debba trovare la strada giusta facendo tentativi e con tanta riflessione, come fai tu :)

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  9. Anche io, da buon pianificatore, uso schemi simili anche se un po' più complessi: ho molte colonne in più dove tengo traccia dei pov, per evitare di costringere il lettore a saltare "di palo in frasca", dei capitoli, di dove ho messo la documentazione e dove divido le scene nelle varie sotto-trame. Che saranno "sotto", ma son pur sempre "trame". Alla fine stampo dei cartelloni formato A3 scritti in corpo 8: roba da mal di testa :)
    Un metodo, quest'ultimo, che ho copiato addirittura dalla Rowling (e se è andato bene a lei...)

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    1. Mamma mia, altro che schema, mi immagino tipo quei "muri" che si vedono nei film con post-it e fili rossi che collegano i documenti :)
      Potresti darci molte lezioni di come costruire scalette e mappe. Comunque, la colonna dei pov pensavo di aggiungerla anche io, vedrò in seguito se può essermi utile.
      Il problema di saltare di palo in frasca invece mi preoccupa non poco, ho davvero il timore che il lettore possa confondersi, per esempio se ci sono due scene con due pov diversi in uno stesso capitolo. Tu eviti questi casi o confidi nella flessibilità di chi legge?

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    2. Evito: cerco di raggruppare lo stesso pov in pezzi vicini di libro, in modo da minimizzare lo sforzo del lettore. Piuttosto (se possibile) cambio pov oppure sposto la scena, con un flashback o un flashforward.
      E comunque anni di gestione di progetti complessi aiutano a gestire anche la costruzione di un romanzo :)

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    3. Tanto di cappello Michele per la tua organizzazione!
      Sullo stesso pov vicino concordo a pieno, anzi, si tratta di una modifica che suggerisco spesso ai miei autori.

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  10. Anche io uso un metodo simile, anche se ahimè molto meno organizzato, fogli di carta tenuti in un raccoglitore, suddivisi per giorni
    in fase di pianificazione, osservo un fatto che deve accadere e lo suddiviso in scene che poi distribuisco tra i vari giorni (se è qualcosa che si evolve nel tempo) altirmenti annoto semplicemente la scena nel giorno in cui accade

    purtroppo però non riesco mai a farlo per più di tot gionri per volta, perchè nel frattempo che avanzo con la scirttura poi le cose mutano da sè, prendono una svolta loro e più naturale, e quindi da li riparto

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    1. Carina l'idea del raccoglitore!
      Devo dire che anche per me le cose sono piuttosto fluide, quindi anche lo schema è in continuo divenire. Dopo tutto è il bello della scrittura, che ti sorprende sempre :)

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  11. Accidenti, posso copiare a piene mani?
    Mi sembra un metodo molto interessante e, soprattutto, efficace. Adesso l'unico problema è riuscire a seguirlo :)

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    1. Certo che puoi copiare, anche perché io stessa ho solo rielaborato uno schema trovato su un manuale :)
      Se lo metti in pratica, fammi sapere come ti trovi.

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  12. Molto interessante, grazie di aver condiviso la tua tecnica.
    Io uso uno schema simile, in verticale anziché orizzontale. Ogni colonna è un anno, tranne per i momenti di intensa attività; in quel caso, ogni colonna è un giorno.
    La prima riga riporta i movimenti della protagonista, e ogni riga a seguire riporta un personaggio.
    Per esempio, nel 1988 A muore, B non è ancora nata, C incontra Tizio e D è disperso in guerra.
    Questo grafico mi aiuta a non fare errori madornali come dire che B è moglie di C quando C si è sposato prima che B nascesse :)

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    1. In effetti anche io avevo cominciato a farlo proprio per evitare errori del tipo che citi, poi ho visto che si presta anche a elaborare gli eventi.
      Chissà se in verticale sarebbe più funzionale... devo provare :)

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  13. Anche io ho preferito fare un ordine cronologico, lineare, quindi, poi posso "montare" la storia come voglio per creare più suspense.
    La data non mi era venuta in mente, ma è un elemento che devo inserire, altrimenti rischio di fare confusione.
    Anche i flashback proverò a inserirli nello schema.

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    1. Le date a me sono utili per tanti motivi, poi al montaggio si può sempre pensare in secondo momento, facendo una terza scaletta. Di certo avere tutto sott'occhio impedisce sviste :)

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  14. È proprio per questo motivo che sto imparando ad utilizzare yWriter. Perché permette di "spostare" le scene, visualizzare a colpo d'occhio le sequenze con delle mini descrizioni, organizzare la time line. si può fare anche con un file di testo per ogni scena ed un paio di tabelle, ma averlo tutto in un unico "luogo" è più semplice. Almeno per me.

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    1. Sono d'accordo, infatti penso che dal prossimo romanzo comincerò a farne uso anche io. Penso che le mini descrizioni poi siano molto utili.

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  15. Un post molto utile. Per alcuni aspetti il mio metodo è simile a quello che hai messo a punto. Anch'io, infatti, procedo per scene, visualizzo l'ambientazione e come agiscono i personaggi e poi descrivo per scritto. Grazie per i suggerimenti :))

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    1. Grazie a te, Rosalia. Procedere per scene è illuminante per certi versi e ci tiene anche lontani dal rischio di riempire la storia di cose inutili, secondo me.

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  16. Aiuto, mi viene uno strano senso di angoscia .... No, questa volta non sono d'accordo con te. Mi sembra più il metodo per scrivere una sceneggiatura cinematografica ... ma forse il metodo è personale ed ognuno utilizza il suo. Proverò ad approfondire la questione anche se ad occhio l'eccessiva schematizzazione non la condivido molto. Io di solito la storia ce l'ho molto ben impressa dall'inizio, scrivo l'incipit ed il finale ed in mezzo così ci metto quello che voglio nei confini ovviamente di inizio e di fine. Del resto non è anche la vita così ? Ne conosci l'inizio e la fine, quello che capita nel mezzo...è il bello :-)

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    1. Schematizzare le scene non toglie nulla all'ispirazione o al piacere di narrare. Capisco che non tutti possano trovarlo utile, ma per me raggiungere un compromesso tra il procedere alla cieca e il progettare è stata una svolta, soprattutto per velocizzare la scrittura e non entrare troppo spesso in vicoli ciechi.
      Ma come dicevo nel post precedente, è giusto che ognuno abbia il suo metodo, non siamo tutti uguali :)

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  17. Nelle mie esperienze di scrittura non sono riuscita a programmare una sequenza. Piuttosto mi sono affidata all'istinto. Magari potevo immaginare scenari successivi ma tutto procedeva in modo spontaneo.
    Domanda: se volessi pubblicare "a puntate" questo mio romanzo sul mio blog, credi sarebbe una buona idea?

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    1. Certo che sarebbe una buona idea, a questo proposito ti invito a leggere questa intervista: http://animadicarta.blogspot.it/2015/02/scrivere-una-blog-novel-intervista.html

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    2. Grazie per la tua risposta! Avevo letto la bella intervista a Ivano Landi e mi ero fatta un'idea sul senso di una blog novel. Ma potrebbe essere definito tale un romanzo che in realtà è già scritto piuttosto che creato all'impronta? Per altro ho avuto modo di leggere dell'esistente di questo Il Dedalo delle storie, peccato abbia chiuso, avrei partecipato volentieri. Insomma, scopro un mondo di cui ignoravo totalmente l'esistenza, un mondo fatto di blogger con la grande passione della condivisione e della scrittura. Bellissimo.

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    3. Non so, sono un po' scettica sull'idea di pubblicare on-line un romanzo già scritto, più che altro perché si toglie ai lettori la possibilità di leggerlo tutto di seguito o con i propri tempi. Mi viene tra l'altro da chiedermi se non è anche un peccato che qualcosa che ti ha richiesto sicuramente tanto tempo e impegno venga regalato... Se proprio vuoi regalarlo, a quel punto non è meglio metterlo su Amazon a prezzo zero?

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  18. Come sai, io sono costretta a pianificare molto quello che scrivo per non ingarbugliarmi con date, personaggi reali e di fantasia e non buttare molte scene che potrei scrivere.. Ad ogni modo io ho una traccia di massima, con inizio, scena madre e finale ben presenti. Poi riempio. Solo alla fine faccio una scheda di struttura e una più dettagliata, scena per scena.

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    1. Anche io pensavo di fare alla fine qualcosa di più dettagliato, per controllare la coerenza di tutto. Per il resto, sono d'accordo sulla necessità di non ingarbugliarsi e soprattutto per una certa economia, nel senso che scrivere scene che poi sono da buttare è molto antipatico :)

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    2. Soprattutto se uno scrive romanzi di 600 pagine come me! ;-)

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  19. Anch'io, nella mia modestissima esperenza, ho tracciato schemi, impostato un lavoro assimilabile a quello di uno sceneggiatore, vedendo le scene nella mente. E ne ero orgogliosa. Poi mi sono accorta che tutto mi sfugge e diventa diverso, come se si ribellasse al mio tentativo di inquadramento. E mi sono rassegnata a combattere una lotta impari con i miei personaggi.
    Il problema è che, per quanto io possa pianificare, la storia assume una vita a sé stante e la mia traccia è già un passato, perché il testo è un magma e, come tale, in completa e totale attività dinamica.
    Beata Lei cara Maria Teresa, se riesce nell'impresa di dominare la storia!

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    1. Qualcosa si ribella ogni tanto, è vero. L'istinto e l'ispirazione hanno le loro esigenze, non lo metto in dubbio. Ed è per questo che questo mio lavoro è solo di supporto a una elaborazione più spontanea, che comunque resta di base.
      Il testo è dinamico, è vero!
      PS Riuscirò mai a convincerti a darmi del tu, Manuela? :)

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    2. Ops! Ti chiedo scusa, mi ero dimenticata!
      Comunque complimenti, sei un vero "dominus"!!! Una struttura veramente potente! Se c'è potenza nella parte strutturata, di certo la stesura diventa fluida e resta docile nelle mani del suo creatore.

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  20. Tutto a posto? E' tanto che non aggiorni, ma vedo che rispondi ai commenti, quindi ci sei, ne sono felice. Bacio Sandra

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  21. Ciao, ti ho conosciuta sul blog Penna blu, mi sei piaciuta per la tua "pacatezza". In questo mondo di belve su internet la tua dolcezza è un piccolo mare della tranquillità..
    Da qualche giorno ero in blocco totale con il mio romanzo (il primo, un romanzo storico che lascio e riprendo da un paio d'anni), ripreso dopo l'ennesima interruzione, stavolta di quattro mesi. Aver trovato questo post è stato per me una vera e propria boccata (bombola?) d'ossigeno. Anch'io non riesco a fqre schemi troppo rigidi all'inizio, ma poi riconosco che fare il punto della situazione è inevitabile, altrimenti non si va avanti.
    Grazie per questo blog e complimenti per il tuo stile (alla Audrey Hepburn, per usare un paragone cinematografico)
    Maria Grazia

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    1. Mamma mia, che complimenti meravigliosi! E che paragone lusinghiero, Audrey Hepburn è stata una attrice davvero mitica :) Grazie per quanto hai detto ^_^
      Sì, fare il punto della situazione diventa necessario, a meno di una trama molto lineare, altrimenti corri il rischio di perdere di vista il senso del romanzo e continuare ad aggiungere eventi su eventi.
      Trovare un compromesso tra progettazione e ispirazione libera non è per niente facile, anche io sono ora in una fase critica. L'importante è non arrendersi e non farsi bloccare. Se ti fermi, torna indietro e cerca di capire dove hai preso una strada sbagliata.
      Grazie ancora per il tuo commento :)

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    2. Ciao. Complimenti per il blog intanto. Sto trovando utili i tuoi post... spero di avere il tempo di leggerne altri. Vorrei chiederti un consiglio per una storia che intendo scrivere, ma non so preciso dove postarlo...

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    3. Ciao Angelo, grazie mille per i complimenti e per il tuo interesse al mio blog. Puoi scrivermi in privato all'indirizzo che trovi nella pagina "Contatti" o anche qui come commento, se preferisci. A presto!

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    4. Scrivo qui, allora. Magari la tua risposta potrà essere di aiuto anche ad altri. Ne approfitto per fare due domande:
      1) Sto scrivendo un romanzo (ci provo quanto meno), la storia prevede dei flashback. Ad un certo punto della narrazione si devono "svelare" certe cose relative al passato che influiranno sulla storia presente. Qual è il modo migliore per presentare un flashback? Iniziare un capitolo semplicemente col narratore che racconta dell'episodio del passato? Oppure far scoprire a qualche personaggio qualcosa che lo descrive, come una lettera? O ancora far comparire un personaggio che era presente e lo racconta? Ho chiaro in mente il contenuto dei flashback, ma non ho chiaro come vanno presentati al lettore.
      2) Vorrei approntare una storia dove il protagonista visita un'isola sperduta (so che non è molto originale), qui incontra una popolazione indigena. Ovviamente gli indigeni parlano una lingua a lui incomprensibile e comunicheranno a gesti magari... qui sorge un mio dilemma. Come trasmettere al lettore queste conversazioni a gesti, ma soprattutto il rpoblema per me più grande è: quando gli indigeni parleranno tra di loro ovviamente usando la loro lingua, come trasmettere al lettore tali conversazioni? Semplicemente renderle in italiano? oppure inventarmi una lingua, ma che il lettore non capirebbe (oltre che di per sè è anche un'impresa ardua inventare una lingua)... spero di essermi riuscito a spiegare.
      Grazie dell'aiuto e dei suggerimenti tuoi e degli altri lettori del blog.

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    5. Ciao Angelo, scusami intanto per il grande ritardo con cui ti rispondo, purtroppo ero a letto con l'influenza.
      1) Riguardo al primo tuo dubbio, non esiste una soluzione migliore di un'altra, dipende da come vuoi impostare tu stesso i flashback. Io ho adottato per i miei romanzi due diverse modalità. Per il primo ho riservato al passato alcuni capitoli raccontando le vicende come le ricordava la protagonista. Alla fine del capitolo che precedeva il flashback usavo qualcosa dei suoi pensieri, un piccolo evento esterno o un oggetto che stava guardando per introdurre il ricordo. Una volta partita la scena, questa era come le altre scene, scritta al passato. Nel secondo romanzo invece non ho adottato nessuna transizione, ho solo usato una data all'inizio per far capire il salto all'indietro. In entrambi i casi, quello che conta è che chi legge comprenda che c'è stato un cambiamento temporale.
      2) Sulla seconda questione, devi porti dal punto di vista di chi vive la scena. Ovvero il personaggio che dialoga con gli indigeni li comprende? Se sì, allora mostra al lettore come. Direi di lasciar perdere l'invenzione di una lingua, troppo complicato. Devi descrivere la scena come se il lettore si trovasse nella testa del personaggio, non come uno spettatore da fuori. La prospettiva ti dovrebbe guidare verso la soluzione migliore. Spero di essermi spiegata :)

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    6. Grazie tante per i suggerimenti.
      Solo il secondo punto non mi è chiaro. Vedi il narratore in questo caso è esterno, non è il protagonista. E il protagonista non capisce la lingua degli indigeni. Inoltre molte scene prevedono dialoghi tra gli indigeni (che ovviamente parlerebbero la loro lingua tra di loro), senza che il protagonista sia presente. Ed è su questi ultimi che non so come rendere partecipe il lettore, che ovviamente ha necessità di capire questi dialoghi.
      Spero di essermi spiegato bene. Ti ringrazio.

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    7. Non so se ho capito... Il narratore è presente nella scena? O è impersonale? Da quello che dici mi sembra che ci sia un narratore onnisciente, che quindi capisce sempre anche gli indigeni. In tal caso mi sa che sei costretto a tradurre sempre a beneficio del lettore. Valuta bene però la cosa, perché un narratore onnisciente ti costringe a complicazioni di questo tipo, insomma ti complichi un po' la vita :)

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    8. Si hai capito bene. Il narratore è onniscente. Ma credo sia l'unico modo per la mia storia, in quanto devo permettere ai lettori di capire le conversazioni tra la popolazione locale. Non avrebbe senso se il protagonista li capisse...
      Solo: come in pratica dovrebbero essere i testi delle conversazioni tra indigeni? Come li renderesti sulla pagina? Direttamente in italiano? Faresti una premessa?

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    9. Sì, farei una premessa all'inizio del libro o al limite metterei una nota all'inizio della prima scena in cui intervengono gli indigeni. Poi procederei normalmente scrivendo i dialoghi in italiano. Un po' come si vede nelle serie tv, quando tutto è tradotto a beneficio dello spettatore.

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    10. Grazie, ci proverò. Ho capito cosa vuoi dire, ma ancora non mi è chiaro come farlo nel pratico.

      Ancora grazie.

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    11. Sono sicura che appena comincerai a scrivere e ti farai trascinare dalla storia, verrà tutto molto spontaneo. In bocca al lupo!

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