5 cose imperdonabili in un romanzo (secondo me)

B.C. di Johnny Hart

Visto che mi hanno detto che sono stata proprio cattiva nel post Imparare dai romanzi che non ci sono piaciuti, ho pensato di rincarare la dose con questo elenco di aspetti che non digerisco nei romanzi o nelle storie in generale.

Si tratta naturalmente di una visione soggettiva, maturata nel corso del tempo. Solo pochi anni fa ero più indulgente, leggevo di tutto e concedevo più pagine a un romanzo per conquistarmi. Oggi mi faccio pochi problemi ad abbandonare libri appena iniziati o anche a metà, e purtroppo mi faccio anche un po' condizionare da quello che so su regole di scrittura e affini. Lo so, è brutto da dirsi, perché lasciarsi andare nella lettura è fondamentale e se c'è qualcosa che ti infastidisce (anche a livello mentale), il piacere è rovinato definitivamente. Ma ci sono anche romanzi che porto avanti fino all'ultima pagina e che mi deludono proprio alla fine.

Gli aspetti che non perdono facilmente in una storia sono, in ordine di importanza:

1) Non riesco a identificarmi con i personaggi


In teoria posso identificarmi con qualsiasi tipo di personaggio, uomo, bambino o cane, purché l'autore abbia la capacità di farmi provare empatia. I personaggi non devono essere come me, non mi interessano sesso, età, situazione di vita o altro. Non appartengo al genere di lettore che legge solo romanzi che possano generale una sorta di transfert, ma se la distanza psicologica che lo scrittore crea tra me e i protagonisti è troppo ampia, avrò enormi difficoltà a continuare il romanzo. Quando la storia è stracolma di personaggi di poco spessore, il punto di vista saltella da una parte all'altra senza scavare mai o il protagonista è unico ma delineato con freddezza, è difficile che scatti l'immedesimazione.
Uno dei generi che a me piacciono è il noir, dove l'autore si pone dalla parte del criminale. Questa tipologia di protagonisti è spesso poco simpatica: sono immorali, meschini, spietati, pieni di ogni sorta di difetti. Eppure, è impossibile non provare empatia, se l'autore è di quelli bravi.

2) Trama confusa o incoerente


Altra cosa che uccide il mio interesse è una trama poco chiara. Posso accettare una storia esile, ma se non capisco cosa sta succedendo, se gli eventi si intrecciano in modo contorto o se ho l'impressione che neppure l'autore sappia esattamente dove vuole andare a parare, la noia è in forte agguato. Il che non significa che la storia deve essere lineare, ma che almeno sia possibile seguirla. A volte mi capita di avere la sensazione che l'autore abbia aggiunto un fatto dopo l'altro senza un disegno dietro, e questo mi demotiva dal continuare.
L'altro aspetto della trama che non mi va giù è la mancanza di coerenza. Percepisco un tradimento quando un romanzo impostato in un certo modo per capitoli e capitoli, poi scivola all'improvviso in un'altra direzione, senza un vero motivo. Tanto per tirare fuori il primo esempio che mi viene in mente: se parti condannando il bigottismo e l'ipocrisia consumistica del Natale, non puoi dare una svolta buonista a metà strada (Fuga dal Natale di Grisham)!

3) Soluzioni a buon mercato


Troppi stereotipi, cliché, banalità e stucchevolezze sono duri da mandar giù. Quando la storia è un collage di cose trite e ritrite, o ci sono colpi di scena così scontati da poterle prevedere fin dall'inizio, è molto probabile che lasci la storia a metà.
In quest'epoca è difficile risultare originali, è stato scritto di tutto, e ormai nell'immaginario collettivo ci sono figure e situazioni consolidate. Tutto ci ricorda qualcos'altro, quindi il pericolo che si trovino soluzioni adottate mille altre volte in un romanzo (o in un film, telefilm, ecc.) è altissimo. Però quando non c'è il minimo sforzo dell'autore per rendere la sua storia diversa, si vede lontano un miglio. E no, non ce la faccio proprio a sopportarlo.

4) Decollo lentissimo


Questo aspetto non è in cima alla lista, perché in verità sono piuttosto paziente con gli inizi lenti. Se c'è un po' di identificazione con il personaggio, posso proseguire anche se la trama cammina poco. Ma a un certo punto, se le premesse sono infinite o se l'autore tira troppo la corda sul passato, senza che questo abbia la minima influenza sul presente, la mia pazienza si esaurisce.
In particolare, non sopporto gli inizi che non mostrano il protagonista, ma si attardano su fatti precedenti o peggio ancora su descrizioni ambientali che durano pagine e pagine.

5) Conclusione frettolosa o deludente


Di finali che mi hanno lasciato l'amaro in bocca ce ne sono tantissimi. Per la verità faccio sempre fatica a trovare conclusioni soddisfacenti. Questo vale in generale, anche per i romanzi che ho amato tanto. Qui parlo però sopratutto di quei finali che rovinano l'effetto complessivo, la percezione dell'intera storia. Quando di un romanzo ci si ricorda solo la brutta conclusione, è terribile.
Molti romanzi di Agatha Christie rientrano in questa tipologia. Nonostante sia un'autrice che ho sempre letto con piacere (penso di aver letto proprio tutto quello che è disponibile in italiano), trovo che certi suoi finali siano pessimi, ingiustificati, contorti e talvolta persino ripetitivi. Ma questo è solo un esempio, ahimè.


E ora tocca voi, sfogatevi pure raccontando quali sono le cose che non perdonate a un romanzo, sono morbosamente curiosa!

Commenti

  1. Quelle che non sopporto proprio,
    tra queste che hai elencato, non sopporto proprio le conclusioni affrettate, che fanno capire che lo scrittore non vedeva proprio l'ora di terminare il suo libro/ebook e metterlo a frutto... ma anche i decolli lenti non sono da meno... le prime pagine sono quelle che dovrebbero far incuriosire e innamorare il lettore al proseguo, la conclusione invece è quella parte che fa credere al lettore di aver speso bene il proprio denaro!

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    1. Inizio e conclusione infatti sono le parti che ci restano più impresse. A volte leggo romanzi curatissimi nel primo capitolo che peggiorano man mano, fino a una conclusione affrettata, perché come dici tu gli autori non vedevano l'ora di finire! Il contrario non mi è mai capitato...

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    1. Pesante, sì! Però c'è da dire che l'eccesso di retorica lo si nota fin dalle prime righe... a quel punto io passo ad altro.

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  3. Condivido i tuoi punti, e anche quelli di Carlo e Alessandro.
    Io rilancio con: buchi narrativi o illogicità -non li sopporto, nei film in primis-
    deus ex machina risolutore spuntato dal nulla, a meno che i toni non siano quelli della parodia.

    Moz-

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    1. Sono aspetti che infastidiscono, è vero. A volte però li si perdona, se il resto è ben fatto o comunque piacevole da leggere o vedere.

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  4. Concordo sui personaggi negativi. Io ero molto in sintonia, con tutte le riserve del caso, con Lester Ballard - che cito spesso - del romanzo di McCarthy Figlio di Dio, un assassino e necrofilo...

    Però ricordo che ho spesso di vedere Arancia meccanica dopo circa 20 minuti, perché avrei voluto ammazzare il protagonista.

    Trame poco chiare mi sono capitate, ma non so farti esempi. Le ho cancellate :D

    Ho smesso di leggere Primavera della Undset, classico norvegese, perché dopo 50 pagine ancora non succedeva niente. Ma anche nel tanto decantato Il vecchio e il mare non succede nulla.

    Non sopporto le intromissioni del narratore e la black box. Né idee politiche sbattute in bocca ai personaggi o nei loro pensieri, ma chiaramente dell'autore.

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    1. Quando non succede nulla per troppe pagine (50 poi per i miei canoni sono tantissime), io abbandono senza rimpianti.

      Per quanto riguarda i personaggi negativi, mi domando se un personaggio antipatico al 100% possa far presa sul lettore, forse no.

      Cos'è la black box?

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    2. La black box è quando l'io narrante muore.

      Sul personaggio antipatico ho una domanda: simpatia e antipatia sono oggettive, ma soggettive. Quindi antipatico per chi? Come fai, tu autore, a sapere se quel personaggio risulterà simpatico o meno?

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    3. Osservazione giustissima :) Non posso sapere come il personaggio sarà percepito.

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  5. Condivido, in particolare il punto 1. Sugli altri posso anche, eventualmente, se-proprio-devo, sorvolare, ma l'indifferenza verso i personaggi... quella è ferale. Aggiungo un punto: l'autocompiacimento dell'autore. Chi mi conosce forse detesta sentirmelo ridire, ma l'antipatia che mi suscita leggere gli autori che si crogiolano nelle proprie parole è davvero speciale.

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    1. Intendi quando le frasi sembrano tirate a lucido? Vero, dà fastidio anche a me, mi trasmette un senso di artificiosità e mi allontana dal piacere di immergermi nella lettura.

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    2. Più che altro quando sembra che lo stile urli "Guardatemi! Sono speciale!", e la storia si va a nascondere in un angolo. Preferisco una bella storia di un autore dallo stile piatto e poco invasivo. Questione di gusti, naturalmente.

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  6. Io condivido con tutti i punti che hai citato ed in particolare con il primo, proprio perché tengo moltissimo all’immedesimazione del personaggio al punto che credo sia l’aspetto che cerco di curare maggiormente nella stesura del romanzo. Il saltello da un punto di vista all’altro è utile quando c’è un montaggio alternato (come nella storia che ti ho mandato) ma serve comunque sceglierne pochi, portandoli dall’inizio alla fine. Andrea De Carlo, secondo me, è un maestro in questo.
    Altre due cose che non sopporto nei romanzi:
    1) Scissione fra le motivazioni del personaggio e le sue azioni. Questo è un problema del libro che sto (grazie al cielo!) concludendo. Ne parlerò probabilmente in uno dei prossimi post.

    2) Editing poco curato. Non voglio tirarmela, ma credo che alcune mie prime stesure siano più curate di tante cose che si trovano in giro, soprattutto in self-publishing

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    1. 1) Forse il personaggio è schizofrenico?! O lo è l'autore...
      2) Se ci sono troppi errori, lo si vede dalle prime pagine. Per fortuna ci sono le anteprime o si possono sfogliare i cartacei in libreria. Se un romanzo è scritto male non lo compro proprio!

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  7. Il punto 1. è d'importanza capitale, perché se i personaggi sono sciapi il tutto provoca la slogatura della mandibola nel povero lettore a furia di sbadigli. Poi naturalmente è più facile a dirsi che a scriversi.

    Al mio n. 2 metterei i dialoghi, quando non si capisce chi sta parlando. Questo mi fa andare in bestia, perché sto facendo fatica su qualcosa cui l'autore poteva rimediare con pochi rispettosi accorgimenti, e invece mi costringe a leggere e rileggere gli stessi passaggi. Ne avevo già parlato nel tuo post citando "L'arte della gioia" di Goliarda Sapienza.

    Al mio terzo posto metto senz'altro un finale banale o inverosimile. Molti finali nei romanzi di Dan Brown lo sono, e tutta l'impalcatura crolla di conseguenza.

    Al mio quarto posto metto le sgrammaticature. Non dovrebbero esistere, specie in chi si crede la reincarnazione di Boris Pasternak, eppure ce ne sono, spesso e volentieri!

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    1. Hai ragione, i dialoghi hanno un loro peso. Oltre al problema che dici, quando non si capisce chi parla, ce ne sono altri due: troppi dialoghi senza uno scenario dietro (sono sospesi nel nulla) o non ce ne sono affatto (che noia).
      Vogliamo parlare di Dan Brown? Meglio di no...

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  8. Il quarto aspetto che citi, decollo lentissimo, è quello che più spesso mi inibisce dal proseguire. Non sono un uomo paziente, ne ho poca con me stesso e con quello che scrivo io di pazienza, figuriamoci con quello che scrive qualcun'altro. Sui finali invece tendo a essere meno pretenzioso. Dev'essere davvero pessimo per farmi scattare la delusione. Sui cliché, invece, bisogna vedere come sono gestiti. Se sono trattati comunque in modo originale, innovativo o piacevole allora non mi disturbano, altrimenti sì.

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    1. Devo dire di aver letto con piacere anche romanzi con decolli lenti, però molto dipende da come l'autore gestisce gli altri aspetti e se comunque sa incuriosire il lettore con piccoli "assaggi".
      Hai ragione sui cliché, non si può generalizzare.

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  9. Il post cattivo sui libri brutti mi aveva aiutato tantissimo, e anche questo me lo sono proprio gustato dall'inizio alla fine, come pure i commenti che condivido in pieno.
    Il tuo primo punto spiega in modo chiaro ciò che farfugliavo nel mio post sui personaggi memorabili
    I decolli lenti sono insopportabili ma credo che ognuno giudichi secondo i suoi gusti (per esempio Ishiguro è lento come i rimborsi spese ma per me ne vale la pena).
    I finali mi deludono nel 90% dei casi, incluso Harry Potter.
    Nemmeno io so cos'è il black box e non mi è chiaro cosa sia l'eccessiva retorica di cui parla Alessandro.

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  10. Anche a me i finali deludono al 90%! A volte mi dà semplicemente fastidio che una storia finisca... Sono dell'opinione che trovare un finale soddisfacente sia la sfida più grande per chi scrive storie (sceneggiatori compresi).
    Eccesso di retorica è quando ci si esprime in modo troppo pomposo, credo intendesse quello Alessandro.

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  11. 7) le descrizioni troppo lunghe 8) l'uso smodato di generalizzazioni e di avverbi modali 9) i dialoghi incomprensibili .... adesso, clicco e se funziona, Maria Teresa, stappo una bottiglia :-)

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    1. Le descrizioni troppo lunghe o gli altri difetti nella prosa di cui parli possono appesantire la lettura, ma di solito non mi spingono fino al punto di abbandonare un libro, a meno che non ci siano solo quelli! Sui dialoghi incomprensibili mi trovi perfettamente d'accordo.
      Stappata la bottiglia? :D

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