7 modi per caratterizzare un personaggio minore

Chi non si ricorda di Mano?
Come si intuisce facilmente, in un romanzo i personaggi non hanno tutti lo stesso peso. Si va dai protagonisti e co-protagonisti fino alle comparse, passando per tutta una serie di figure con svariate sfumature di importanza nella storia.

Come ho già detto in un altro post, anche i personaggi secondari, quelli che fanno da spalla o che comunque hanno un piccolo ruolo nella narrazione, meritano la nostra attenzione e quella del lettore. Oggi però non voglio parlare di loro, ma di quelli più insignificanti, la cui presenza in una o più scene serve solo da contorno, in quanto non influenzano i fatti e non vi partecipano in modo attivo.

Quando facciamo il casting per decidere chi deve avere i ruoli principali, raramente ci preoccupiamo di chi dovrà comparire poche volte tra le nostre pagine; giustamente ci concentriamo su ciò che conta. Arriverà però il momento di mandare in scena qualcuno con una piccola parte e a quel punto dovremo preoccuparci di tratteggiarlo in modo che resti abbastanza impresso in chi legge.

Le vere e proprie comparse – un portiere, un cameriere, un tassista, una persona incrociata per caso, e così via – sono per lo più destinati ad apparire sulle pagine una volta sola e hanno l'unico scopo di supportare una situazione. Per loro è sufficiente sufficiente dare un'idea anche vaga, usando pochissimi dettagli.
Invece, per i personaggi minori – più o meno ricorrenti, la cui figura resta nello sfondo –può essere importante una presentazione più definita, perché ci sono utili nella narrazione in molti modi, per esempio per sottolineare qualche aspetto del protagonista per contrasto o affinità, per dimostrare qualcosa, ecc. Dunque, la scena risulterà più variopinta e gradevole con l'attore giusto. Inoltre, se compaiono più d'una volta è importante che possano venire ricordati anche in seguito. Quando capiterà che vengano citati di nuovo, chi legge non deve essere costretto a tornare indietro chiedendosi: "Ma chi diavolo è questo qui?".

Vi propongo sette modi rapidi per presentare sulla pagina questi personaggi minori, per definirli in modo semplice ed efficace.

1) Descrizione fisica forte


Una caratterizzazione esteriore basata per esempio sulla figura fisica o sul modo di vestire è il modo più semplice per inquadrare un personaggio minore, purché sia incisiva e d'impatto. Si possono usare elementi sensoriali (visivi, tattili, ecc.), ma non troppo generici. Dire che "era basso e tarchiato, con occhi scuri e profondi" non lascerà molto nella memoria di chi legge. Spesso in questo caso sono efficaci le metafore, che restano più impresse.
Questo è però anche un metodo rischioso. Prima di tutto una descrizione fisica è senza emozioni, trasmette poco in chi legge, è superficiale. Inoltre, facendo un ritratto fisico "caricato" si può cadere facilmente nella macchietta, nel ridicolo o nel cliché.

2)  Personalità spiccata


I tratti psicologici, come quelli fisici, sono un buon biglietto da visita. Un personaggio anonimo, normale, ordinario, resta invisibile, passa inosservato. Perché spicchi dovremo attribuirgli una personalità estrema, degna di essere descritta. Le persone un po' folli, squilibrate, con comportamenti inusuali, non convenzionali, un po' sopra le righe, sono quelle che si notano di più. Ma non è sempre necessario creare degli schizzati per farli emergere, basterà mostrare i dettagli giusti e il più specifici possibili. Anche in questo caso dobbiamo stare attenti a non scivolare nell'eccesso e a considerare il contesto nel quale inseriamo un personaggio.

3) Nomignoli e impressioni dell'osservatore


Un personaggio minore può anche essere definito in modo del tutto soggettivo in relazione al punto di vista. Come lo percepisce il protagonista? Che caratteristica o segno esterno gli salta all'occhio? Quando incontriamo delle persone e non abbiamo occasione per conoscerle in modo approfondito, tendiamo inconsciamente a etichettarle, sulla base della prima impressione che ci fanno. Potrebbe fare lo stesso il protagonista con i personaggi minori, magari dando loro un soprannome che li distingua da ora in poi.

4) Interazione con il protagonista


Che rapporto ha il protagonista con il personaggio minore? Sono legati da qualche particolare relazione, parentela, ecc.? Bisogna tener presente a questo proposito che i contrasti sono sempre un modo per rendere memorabile qualcosa. Per esempio il protagonista precisino e ordinato, sarà estremamente irritato da una persona confusionaria e indisciplinata.
L'interazione e i conflitti possono essere mostrati o raccontati, a seconda di quello che ci proponiamo e del peso che hanno queste figure nella storia. Anche in questo caso il "punto di vista" specifico è lo strumento per presentare un personaggio di poca importanza.

5) Gestualità, manie, ossessioni


Un comportamento eccessivo o ricorrente salta subito all'occhio. Il personaggio ha qualche mania, qualche gesto peculiare, qualche tic? In questo caso è la ripetizione che viene in nostro aiuto: dovremo ricordare spesso al lettore qual è la specifica azione che contraddistingue quel personaggio.
Anche le ossessioni hanno il pregio di essere memorabili. Una madre potrebbe avere il chiodo fisso di vedere la figlia sposata, un ragazzo potrebbe avere il naso sempre sullo smartphone, una bambina potrebbe girare sempre con la sua bambola preferita, un uomo potrebbe avere il pallino della forma fisica, ecc.

6) Modi di parlare specifici


I personaggi minori possono anche essere caratterizzati tramite quello che dicono. In questo caso, possono manifestare certe fissazioni tramite le parole, mettendo l'accento sulle stesse cose, insistendo su qualcosa in modo anche fastidioso o manifestando un determinato temperamento. Un logorroico parla troppo e divaga spesso, un timido si esprime a monosillabi, ecc. Rendere specifico un modo di esprimersi però non è facile, richiede una buona abilità nello scrivere dialoghi.
A volte, però, anche ciò che non si dice è utile: se un personaggio manifesta reticenza a parlare di qualcosa, magari ha un segreto, e questo lo rende automaticamente misterioso e interessante.

7) L'habitat


Un collega d'ufficio potrebbe essere definito dagli oggetti che ha sulla scrivania, un autista da come gestisce l'interno della macchina, una casalinga da come tiene la casa. Insomma, dimmi da cosa ti circondi e ti dirò chi sei.


Questi metodi sono utili per creare personaggi monodimensionali, che non devono risultare particolarmente complessi o di spessore. In ogni caso, bisogna sempre tener presente il contesto e la funzione che deve assolvere il personaggio minore per decidere come tratteggiarlo.

E voi quali strumenti usate per caratterizzare i vostri personaggi di poca importanza?

Anima di carta

Commenti

  1. Bel post, decisamente utile, soprattutto considerando che la storia che sto scrivendo ha un numero elevatissimo di personaggi minori, che talvolta io stessa ho difficoltà a classificare. Secondo me, infatti, la distinzione fra “personaggi principali”, “minori” e “comparse”, trovata su molti libri, è troppo approssimativa. Ritengo che queste categorie possano essere di più. Io stessa ho personaggi (gli amici dei protagonisti) che pur non avendo un ruolo di primo piano sono comunque molto importanti. Forse, procedendo nella narrazione, il loro “peso” diventerà più chiaro. Nel frattempo, mi concentro su piccoli dettagli.
    Guardando i tuoi sette punti, finora mi sono servita di un nomignolo (per il capo di uno dei miei protagonisti) di un contrasto (un personaggio che “odia” tutte le forze dell’ordine e affini ha una sorella che fa il controllore dell’ATM) e di una caratteristica fisica spiacevole (il soggetto puzza terribilmente). In futuro, vedrò di utilizzarne altre. L’elemento caratteriale potrebbe essere rischioso se porta il personaggio minore ad essere troppo forte.
    P.S. Ho iniziato a risponderti all’email… oggi te la spedirò!

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    1. Grazie, Chiara. Descrivere i personaggi minori è un aspetto che a me piace molto, direi che mi diverte più di quelli principali, forse perché mi sento più libera di crearli un po' svitati! In effetti gli elementi caratteriali andrebbero usati per le figure di rilievo, però tutto è molto sfumato in questi casi e non è male affidarsi all'istinto. Poi può sempre capitare che un personaggio in apparenza insignificante assuma un rilievo maggiore nel corso della storia...

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    2. Hai ragione è divertente anche per me, perché puoi giocare maggiormente. In ogni caso, come ti ho scritto anche in posta, io di personaggi ne ho sempre troppi, grandi o piccoli che siano.. e ogni volta che vorrei ucciderne un paio me ne vengono in mente di nuovi

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  2. Diciamo che bene o male anche io mi rifaccio a questi strumenti, ma non li calcolo: mi viene naturale.
    A volte basta una sola parola per definire un personaggio minore, una parola forte che fa presa sul fruitore dell'opera.

    Moz-

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    1. Basta poco per far presa, è vero. E quando si usano questi metodi in modo spontaneo è la cosa migliore, vuole dire che abbiamo letto molto o ci siamo davvero impadroniti della scrittura!

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  3. Post bellissimo *--* non amo scrivere, leggo e basta ma leggere questo post è stato fantastico :P significa sapere un po' come fanno i bravi scrittori a inventare meraviglie ^^

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    1. Grazie mille, Francy, sono contenta che ti sia piaciuto. Hai ragione, è bello scoprire i segreti di chi scrive, io ci provo nel mio piccolo. Analizzando un romanzo ben scritto si può imparare tantissimo e apprezzare anche di più un autore e la sua opera.

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  4. Se si parla di personaggi minori che compaiono una sola volta, di solito uso qualche tratto fisico che si faccia ricordare. Non vado molto nel dettaglio anche per non far credere al lettore che il personaggio debba ricomparire. Ad esempio mi era capitato di leggere l'ultimo romanzo di Stieg Larsson della saga Millennium, probabilmente non revisionato dall'autore, in cui ogni singolo personaggio possedeva nome e cognome. Alla fine i personaggi erano circa trecento, un delirio!

    Diverso è il trattamento che riservo ai personaggi secondari, che quindi ricompaiono, come i due servi di Tiziano ne "Il Pittore degli Angeli": la Faina e il Moro. Sono come dei protagonisti su scala ridotta, per me.

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    1. Mi ricordo della Faina e del Moro molto bene, si vede che hai fatto un buon lavoro :)
      Usare troppo dettagli, o addirittura nome e cognome come nell'esempio che citi, potrebbe essere fuorviante. Io a volte ho dubbi anche sul fornire i cognomi dei personaggi secondari, per timore che il lettore debba incamerare troppe informazioni.

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  5. Credo che il tutto stia nel delineare i minori con pochi tratti ben definiti, anche scegliendo in base ai tuoi (ottimi) consigli. Il fatto è che, come il solito, è più facile a dirsi che a farsi!

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    1. Eh sì, tra la teoria e la pratica c'è sempre molta differenza. Come dicevo a Moz, certe cose vanno interiorizzate prima di usarle e poi tutto viene più naturale, soprattutto quando si legge e si scrive tanto.

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  6. Idee molto interessanti, ne terrò conto!
    Però ricordo che non esistono piccoli personaggi... Ma solo piccoli attori ;) e con questo si intende esattamente quello che hai detto tu: che un perdonaggio con una piccola parte deve essere comunque caratterizzato bene.

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    1. Un paragone molto azzeccato! Anche perché tratteggiare male un personaggio poco importante potrebbe disturbare la percezione di finzione del lettore, proprio come accade quando si vede un attore recitare male.

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  7. Spesso per caratterizzare i personaggi minori uso un dettaglio fisico, di solito filtrato dagli occhi dei personaggi; ma mi piace molto anche ciò che riguarda la voce, oppure i piccoli gesti inconsapevoli. In questo tendo a improvvisare, tanto il rischio di fare danni è nullo. Durante la revisione ci vuole un attimo a modificare il dettaglio.

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    1. Improvviso parecchio anche io, in certi casi la scrittura spontanea funziona abbastanza bene e fare cambiamenti durante la revisione non comporta sfasciare tutto come per i personaggi più importanti.

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