Le 7 paure di chi scrive

Your Writing Coach è il titolo di un libro che sto leggendo (molto lentamente visto che è in inglese) e che si propone di aiutare chi vuole iniziare a scrivere e chi vorrebbe scrivere di più e meglio. In effetti, quale scrittore non vorrebbe un "allenatore" personale?
L’autore, Jurgen Wolff, inizia parlando delle paure che tutti gli scrittori provano, paure che costituiscono un freno al processo creativo, che spesso ci bloccano o magari rappresentano delle scuse con noi stessi per non portare avanti quello che abbiamo iniziato.
Sono di certo emozioni che accomunano un po’ tutti quelli che scrivono e in molte di esse (forse in quasi tutte) mi ci sono ritrovata anche io.


1) Paura del rifiuto 

Tutti noi amanti della scrittura sappiamo cosa significa trovarsi di fronte alle mancate risposte degli editori o alle risposte negative. Inviare manoscritti o chiedere anche solo un parere porta sempre con sé l’ansia di non essere apprezzati. Personalmente devo combattere spesso contro questa paura, anzi devo ammettere che più di una volta mi ha frenato.
Il pensiero che si andrà quasi certamente incontro, inviando manoscritti, a dei rifiuti può essere paralizzante, può indurci ad abbandonare qualsiasi tentativo di pubblicazione, o addirittura può toglierci la voglia di scrivere.
In questo caso il suggerimento dell’autore di Your Writing Coach è quello di non farsi arrestare da questo sentimento, di non rinunciare né a fare tentativi né a scrivere, ma continuare a credere in se stessi, perché molto spesso il rifiuto di un editore non è una questione personale. Dobbiamo pensare che la maggior parte dei "no" che riceviamo non dipende da quello che abbiamo scritto (certo è anche possibile che sia così...) ma dalle politiche delle case editrici, dalle esigenze del mercato e così via.
Inoltre, è importante lanciarsi subito nella realizzazione di un altro libro mentre si aspettano delle risposte per quello appena concluso.

2) Paura che quello che scriviamo non sia “abbastanza buono” 

Forse esisteranno scrittori sicuri di sé che non provano questo sentimento, di certo io non sono fra questi...
Spesso succede che quando si scrive si ha la sensazione che quello che produciamo non sia all’altezza di ciò che vorremmo. Jurgen Wolff, a questo proposito, suggerisce di vincere l’istinto di mollare qualcosa a metà perché non soddisfa le aspettative che avevamo quando l’abbiamo iniziato. Prima di tutto perché non è possibile valutare un lavoro non finito e poi perché è estremamente raro che un’opera corrisponda alla fine a quello che ci sia era riproposti all'inizio. A volte l’ispirazione ci porta da tutt’altra parte e si sa che spesso i personaggi hanno una vita propria...
Penso comunque che questa paura non sia di per sé negativa: se siamo troppo sicuri di quello che abbiamo scritto, finiamo per non prestarvi abbastanza cura, per non revisionarlo come dovremmo.

3) Paura del successo

Penso che il successo e l’affermazione come scrittori siano un’ipotesi talmente remota per noi autori emergenti che forse questa paura ci riguarda davvero poco... In ogni caso, l’autore di Your Writing Coach sottolinea come questo sentimento possa nascere dal timore del cambiamento che c’è un po’ in tutti. Per esempio potremmo essere spaventati dal fatto che un eventuale successo possa comportare novità spiacevoli, cambiamenti nelle nostre amicizie, nelle abitudini, nel modo in cui ci vedono le persone e così via...

4) Paura di rivelare troppo di sé

Questa è di certo una delle paure più comuni. Quasi sempre, soprattutto quando si comincia a scrivere, ci si domanda se “saremo riconoscibili”, se chi leggerà i nostri testi scoprirà troppo di noi e così via. Eppure, come dice Jurgen Wolff nel suo libro, al lettore non importa affatto di tutto ciò, anzi è molto improbabile che quando legge penserà all’autore o si chiederà: “Come mai ha scritto di un serial killer? Non avrà per caso istinti omicidi?”. In effetti, domandiamoci quante volte ci siamo attardati a pensare all’autore quando leggiamo qualcosa...
Per quanto mi riguarda, questa paura ad un certo punto è sparita. Forse perché ormai i miei personaggi si allontanano sempre più da me e quello che scrivo ha perso quasi completamente il carattere personale che aveva all'inizio.

5) Paura di poter scrivere solo un libro 

Jurgen Wolf chiama questa paura “la paura di avere solo un libro in noi”. Il primo libro è sicuramente il frutto di molto tempo e impegno, ci si mette l'anima, per così dire. E quindi  può capitare di pensare che sia quella l’unica storia che abbiamo da raccontare, che non saremo mai più ispirati, che la vena creativa si è esaurita.
Questa paura l'ho avuta anche io quando anni fa ho finito per la prima volta un romanzo (forse più che altro un lungo racconto), ma a ripensarci mi sembra del tutto illogica. Col tempo, infatti, ci si rende conto che non si "ha un solo libro in noi" e che le idee non mancheranno per dar vita a nuove storie. Inoltre, continuando a scrivere non si potrà che migliorare, si affinerà lo stile e la narrazione, si acquisterà esperienza. Certo, ci sono effettivamente anche scrittori (anche celebri) che nella loro vita hanno scritto un solo libro, ma sono casi molto rari!

6) Paura di essere troppo vecchi per scrivere 

Mi sembra che questa paura sia più che altro un prodotto del tipo di società per cui scrive l'autore, in pratica che ci riguardi davvero poco. In America c'è molto accento sui giovani autori, mentre in Italia non mi sembra ci sia questo tipo di predilezione. Forse, anzi, c’è molta diffidenza nei confronti dei giovani autori...
In ogni caso, ci sono varie forme di romanzi e il pubblico di lettori è così vario che ognuno, a qualsiasi età, può dire la sua, quindi non c'è proprio ragione di temere di essere troppo vecchi per scrivere.

7) Paura di essere sopraffatti dalle ricerche

Quando abbiamo in mente un progetto ambizioso, per esempio un romanzo storico o riguardante un campo specifico, possiamo essere spaventati dalla mole di lavoro di ricerca che comporta. Internet naturalmente, in questo caso, costituisce un'ottima risorsa e Jurgen Wolff suggerisce in particolare di cercare in rete qualche esperto che abbia voglia di darci una mano e di suddividere il lavoro di ricerca per capitoli, per non esserne travolti.

L'autore di Your Writing Coach, insomma, invita chi scrive a non lasciarsi dominare da tutte queste paure e a riflettere sul fatto che se ci lasciamo ostacolare da esse, non esprimendo le nostre idee e ciò che abbiamo da dire, avremo tradito noi stessi e avremo mancato di dare il nostro contributo al mondo.
“If you do not express your own original ideas, if you do not
listen to your own being, you will have betrayed yourself. Also you will have betrayed our community in failing to make your contribution to the whole.” (Rollo May, The Courage to Create)
E voi provate queste paure? Quali di esse sono per voi un vero ostacolo alla vostra scrittura?
Avete suggerimenti per vincerle?

Anima di carta

Commenti

  1. E' davvero interessante il libro che stai leggendo.. magari me lo procuro! Sicuramente la paura del rifiuto è in tutti noi, è inevitabile, ma non bisogna scoraggiarsi, mai!

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    1. sì sembra una lettura interessante e utile, poi andando avanti ti saprò dire meglio...

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  2. Ciao Anima, come stai? Ho letto attentamente le sette paure... risultato: sono affetta (gravemente) solo dalle prime due. Anche se la paura del rifiuto ormai è antistorica. Mi spiego: gli editori hanno troppi manoscritti da leggere e troppi pochi soldi per pubblicare un numero adeguato di esordienti, preferiscono investire in altre cose tipo l'immagine, il nome dell'autore, il carico di follower che si porta dietro etc etc. La soluzione è l'autopubblicazione in digitale: la paura passa in un attimo!

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    1. come sto? arranco tra mille cose! sì la paura del rifiuto è anche legata come dici tu alla situazione dell'editoria, soprattutto riguardo agli esordienti, eppure penso sia anche qualcosa di più profondo che non credo possa passare con l'autopubblicazione. Voglio dire, la paura di essere criticati o non apprezzati è dura da mandar via...

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  3. Libro davvero interessante. Conosco da vicino queste paure... non sono ancora riuscita a dare una svolta.

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    1. ti auguro che la svolta arrivi presto, ma soprattutto spero che non ti lascerai frenare, perché si sa che con certi timori bisogna convivere, l'importante è che non si rinunci alle proprie passioni..

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  4. la n. 1 mi ha attanagliata a lungo. Dopo essermi avvicinata anzi addentrata di più nel mondo editoriale, ho ricevuto 2 grosse delusioni da 2 editori seriamente interessati che mi hanno fatto il filo per poi lasciarmi senza risposta, questo mi ha spiazzata, bloccata tantissimo, non avevo più voglia di niente. Che brutto!!! Ma poi l'incontro con l'agenzia mi ha risollevata, sospirone di sollievo e si riparte di slancio. BACI SANDRA FROLLINI A COLAZIONE

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    1. Le delusioni in questo campo ti mettono ko, lo so bene e capisco quello che dici. Sei stata fortunata a trovare qualcuno che ti ha incoraggiata, ma di certo avresti trovato anche da sola la forza x riprenderti :)

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  5. Tranne la 6, tutte presenti! Alcune in forma davvero grave. In parte c'è il conforto del marito, in parte ci si convive e basta. Però è consolante vedere che sono paure comuni, questo fa sentire meno strani.
    E, come dice Sandra, ad ogni battuta d'arresto ci si blocca e ci si sente spiazzati. L'importante è ripartire

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    1. giusto, l'importante è ripartire e tentare di non farsi condizionare da queste paure. E poi il conforto dei mariti non è da sottovalutare :)

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  6. Io ho la paura di buttare via un sacco di tempo su qualcosa che poi sia irrimediabilmente penoso, patetio, sbagliato. Mi è capitato in passato, un romanzo che dopo due anni e almeno 15 riscritture ho accantonato perché ho capito che non poteva uscirne niente di buono...

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    1. Io penso che quando si scrive non si perde mai tempo, anche quando ci si rende conto che così com'è non funziona. Te lo dice chi sta riscrivendo un libro per la terza volta... dopo tentativi e fallimenti, finalmente ho capito come dargli la giusta impronta. Non arrenderti! Magari nel frattempo dedicati a un'altra storia.

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  7. Io le provo tutt'ora, specie le prime due e l'ultima. Riguardo la prima è molto forte, proprio nei giorni scorsi ho inserito su aNobii il mio nuovo romanzo e son qui che penso: chissà che commenti mi scriveranno... (siccome mi sono autopubblicata, credo molto nel selfpublishing per i motivi che presto spiegherò in un post, almeno per ora ho risolto il problema del rifiuto degli editori e degli agenti letterari), della seconda non ne parliamo, anche perché ho un tipo di scrittura lenta, devo tornarci su parecchie volte, limare, limare... e riguardo all'ultima ho nel cassetto un romanzo ambientato in epoca romana e mi sono fermata perché non avevo tempo di fare ricerche...
    come sempre sono ottimi post!
    Un abbraccio!
    Elisabetta

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    1. Immagino che quando ci si autopubblica la paura del giudizio altrui sia persino peggiore. Per il resto, limare è sempre una cosa buona. Anche io sono molto lenta a scrivere e non ci vedo nulla di male...

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  8. Un saluto dall'ennesima persona che vuole provare a scrivere un romanzo e fra una riga e l'altra cazzeggia sul web (cosa da non fare,lo so).
    Che dire...complimenti per il blog,piano piano lo leggerò,sembra molto interessante,anche se ci sono troppi banner e si scorre lentamente.

    La mia più grande paura per ora (nello scrivere il romanzo) è quella di non avere mai tempo...per il resto cerco di scrivere conscio di tutti gli sbagli che farò, ma almeno scrivere.
    Sono attrezzato di un netbook e del software free Q10,e in questi giorni sto cercando di innamorarmi e di coltivare al meglio l'idea seminale del protagonista,e dunque del romanzo stesso.

    Un saluto, a presto e complimenti ancora.

    Alessandro

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    1. Grazie Alessandro. Di certo il tempo manca a tutti per scrivere, è una cosa con cui dobbiamo fare i conti in continuazione e adeguarci sfruttando i momenti liberi... Quando poi inizierai il tuo romanzo, la voglia di scrivere prenderà il sopravvento...
      Invece per quanto riguarda la lentezza del blog, mi fai sapere quali sono i banner che rallentano? Ho cercato di mettere il meno possibile, evitando soprattutto la pubblicità, e mi interessa capire se c'è qualcosa che dà fastidio. Grazie e a presto!

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  9. Ma,in verità il mio romanzo,o racconto, l'ho già iniziato.
    Come succede a tanti immagino,da tempo immemore mi dico che prima o poi avrei dovuto iniziare a buttare giù qualche idea.
    Ma sono pigro e se l'idea non mi colpisce a dovere mi passa la voglia.
    Quest'estate invece è arrivata una piccola illuminazione,anche se non l'ho presa subito sul serio mi sono accorto che a intervalli regolari la trama si chiariva sempre di più.Dunque da un mesetto circa mi sono messo al lavoro...ed è qui che scatta la mia paura,che fra lavoro,famiglia e qualche altro interesse,il mio tempo è sempre troppo poco.
    Comunque per ora scrivo,mi sto divertendo perchè mi sono accorto che tante idee mi vengono proprio scrivendo....anche se so che questo è più un brain storming che una scrittura,infatti sto cercando di scrivere tutto quello che viene senza troppi filtri.

    va be,ora passo...non so esattamente quale sia il banner difficoltoso,anche la mia connessione non è il top,ma ho visto che comunque di gadget o widget o quelli che sono ne hai parecchi,forse tutto l'insieme è un pò pesante, ma niente di insopportabile :) l'unica cosa che ho notato è che subito la grafica del blog mi appare squadrata,dopo un pò che macina gli angoli si smussano...forse è il motivo del blog a essere così pesante? prendilo con le molle, di informatica ci capisco poco.

    Un saluto

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  10. Ciao sempre molto interessanti i tuoi articoli, non so se accetti premi e riconoscimenti virtuali, ma se passi da me c'è un pensiero tutto per te.
    felice giornata :))

    http://centomani.blogspot.it

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  11. sono contenta che il mio post è stato utile :-)

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    1. Patty, scusa se mi permetto, ma credo si dica: sono contenta che il mio post SIA stato utile".

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  12. Punto 1): personalmente non ho paura dei rifiuti, perché aiutano a crescere e a migliorarci; temo invece il silenzio che può dire molte cose (non l'ho letto, non mi interessa minimamente, la tua opera mi ha lasciato del tutto indifferente, ecc.).
    Punto 4): forse questa paura ti prende pensando non al lettore in generale, ma al lettore che ti conosce di persona; ti garantisco che i conoscenti ti leggono proprio con l'intento di carpire qualche tuo segreto profondo!
    Punto 6): lo ammetto, anch'io senti il tic tac dell'orologio, ma poi penso a Camilleri: quanti anni ha? Eppure continua a sfornare opere di successo (e dire, se non di ottima, di buona qualità).
    A me l'unico vero blocco è la mancanza di tempo, che cerco di ritagliarmi qui e là, ma è davvero poco!

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    1. 1) Il silenzio è terribile, hai proprio ragione... E poi lascia spazio alle interpretazioni della nostra paranoia!
      4) Brutta cosa questa che i conoscenti ti leggano con questo scopo... speriamo che leggendo vengano catturati a tal punto da dimenticarsene :)
      6) Vero, Camilleri è un buon esempio. Penso però che in realtà la paura di essere "troppo vecchi" abbia a che fare più che altro con il sentirsi lontani dalle mete che ci eravamo prefissi, come dici tu con la paura dell'orologio che corre e ci sottrae tempo ed energie per scrivere.

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  13. Ciao :) Non ho mai commentato i tuoi post, eppure ti seguo spesso!
    Avrei bisogno di una risposta, e ne approfitto per chiedertela qui.
    Io sto scrivendo un libro che mi ispira molta fiducia, perchè è una storia intrigante, e a me piacerebbe, una volta terminato, creare un film su di esso.
    Siccome penso che mi iscriverò ad un corso di regia, volevo domandarti: se qualcun altro decidesse di basare un suo film sul mio libro (se e quando verrà pubblicato), dovrebbe avere per forza il mio consenso di scrittrice?
    Grazie per l'attenzione.
    Ps. interessante ciò che dice Wolff!

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    1. Ciao Genny! Per rispondere alla tua domanda: sì, se qualcuno volesse realizzare un film basato su un tuo libro dovresti cedergli i diritti d'autore, così come per qualsiasi altra forma di riproduzione della tua opera.

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